venerdì, Marzo 29 2024

Quando uscì Maleficent (film Disney del 2014, diretto da Robert
Stromberg) qualcuno ipotizzò che il bacio con cui Malefica risvegliava la
principessa Aurora – caduta in un sonno perenne, dopo essersi punta con
l’ago di un arcolaio stregato – fosse un segno di apertura del regista al
mondo LGBT, un gesto per promuovere come “vero amore” quello tra due donne,
in questo caso tra la storica antagonista – qui redenta – de La Bella Addormentata nel bosco e la principessa Aurora.

Tale tesi, già messa in discussione in una nostra

recensione

– dove mostravamo che l’amore proposto era di tipo filiale/genitoriale, non
omoerotico – è stata definitivamente smentita dalla trama del sequel di Maleficent (Maleficent 2: La signora del male, diretto da
Joachim Rønning, 2019, la cui protagonista è interpretata ancora una volta
da Angelina Jolie).

Una storia d’amore “classica”

La storia comincia, infatti, proprio con la proposta di matrimonio che il
principe Filippo fa alla bella Aurora, divenuta Regina della brughiera di
Malefica. Filippo, da sempre l’amato di Aurora nella fiaba La bella addormentata del bosco, è qui presentato come erede al
trono del regno di Ulstead.

Si intuisce subito che i due giovani sono legati da sentimenti genuini,
sinceri: intendono coronare il loro sogno d’amore e unire i due regni, per
garantire a tutti un futuro di pace.

Peccato che ad ostacolare questo progetto ci siano le famiglie di origine:
la regina Ingrith di Ulstead, madre del principe Filippo e Malefica, la
Fata Madrina tutrice di Aurora, la cui fama di “cattiva” non è mai scemata,
nonostante abbia smesso di fare del male. Quest’ultima, piccata dalle
malelingue, non vuole avere nulla a che fare con i famigliari di Filippo e
con gli umani in generale.

Un film di fantasia non molto “fantasioso”

Pur trattandosi di un film fantastico, esso mostra con estremo realismo le
dinamiche dei dissidi che nascono ogni giorno nel mondo, tra le famiglie, i
popoli, le persone in genere.

Quante volte dei bei progetti vengono ostacolati per l’avidità, l’invidia,
l’egoismo personale! Quante volte l’orgoglio, la superbia, il rancore ci
impediscono di occuparci della felicità di chi amiamo e di vivere in pace…

L’autore del film fa luce proprio su questo. Durante la cena in cui si
danno le presentazioni tra le famiglie dei futuri sposi, tutti i
risentimenti celati vengono a galla e, proprio lì, a tavola, dove i due
giovani vorrebbero festeggiare le loro nozze imminenti, ha inizio un grande
conflitto. Malefica cede all’ira, davanti alle provocazioni della regina.
Annuncia che non ci sarà alcun matrimonio.

In quel momento, il re Giovanni – padre di Filippo e promotore della pace
tra i due regni – cade in un sonno profondo, come colpito da un sortilegio.
Tutti, compresa Aurora, credono che l’autrice dell’incantesimo sia
Malefica, ma, come avrà modo di constatare lo spettatore lungo tutto il
film, spesso il male sa mascherarsi, nascondersi e non sempre le cose
stanno come sembrano.

I veri cattivi sanno travestirsi da buoni

Il film ha il pregio di mostrare come i malvagi veri spesso siano i più
insospettabili: dei pacati calcolatori, degli ipocriti che sorridono sempre
e uccidono senza nemmeno usare – apparentemente – la violenza.

I cattivi veri spesso indossano begli abiti e gioielli, non hanno le corna
come Malefica. Non esplodono di rabbia perché provocati, ma agiscono nel
segreto, per raggiungere i loro scopi. Non picchiano, anzi, dispensano baci
e abbracci per comprare la stima di coloro che vogliono ingannare.

Se Malefica agisce impulsivamente, qualcun altro, il male lo architetta a
tavolino, ad arte.

La guerra non è mai la soluzione

Eppure, anche di fronte a comportamenti tanto subdoli, la risposta del
“giusto” non può essere l’odio: se il primo messaggio del film è quello di
diffidare delle apparenze, il secondo è quello di non vedere mai nella
guerra una soluzione al male.

A seguito del sortilegio sul re, subentra il caos: sia le creature del
mondo di Malefica, sia gli umani del regno di Ulstead, sono tentati di
risolvere i conflitti con la guerra. Il film, però, ci mostra a più riprese
come essa accresca il male, invece di estirparlo.

L’autore è chiaro e ribadisce il concetto in tanti modi: non si dovrebbe
mai cedere alla violenza e annientare il nemico. La pace è possibile solo
se si rinuncia a ripagare “con la stessa moneta” chi ha commesso il male
per primo.

La vendetta, seppure sembri l’arma più equa, è in realtà un vortice senza
via di uscita. Non si dovrebbero combattere “guerre giuste”, semplicemente
andrebbero trovate delle alternative alla guerra.

L’odio distrugge, l’amore costruisce

È Aurora a riassumere questo messaggio alla fine del film, quando, vedendo
Malefica accecata dalla rabbia, intenta ad uccidere la Regina, la blocca e
le dice: “Io ti conosco. Tu non sei questa. Esiste un’altra via…”.

In quel momento, lo sguardo di Malefica cambia. Si addolcisce. Crede alle
parole della “figlia”, rinuncia al suo proposito di vendetta. E, poco dopo,
invece di togliere la vita alla Regina, arriverà a dare la propria, per
salvare Aurora.

È la rivoluzione dell’amore, è la rivoluzione che cambia la storia.
Offrendo la vita anziché toglierla si è vittime solo in apparenza: si
diventa in realtà eredi di un mondo nuovo.

E chi dà la vita, come fa la protagonista del film, non può essere
distrutto da nulla, nemmeno dalla morte. Chi sceglie l’amore, chi sceglie
la luce, nelle tenebre della morte non può restare a lungo.

A chi si consiglia il film?

Per i suoi messaggi, il film si consiglia a tutti. Tuttavia, per alcuni
aspetti, forse è più adatto ad un pubblico di ragazzi e adulti che non a
bambini in età da scuola dell’infanzia. Seppure non ci siano scene cruente,
sono presentati alcuni “eventi soprannaturali” che potrebbero turbare la
sensibilità dei più piccoli (come il rituale con cui le creature alate
simili a Malefica accompagnano la dipartita di un loro compagno). Questi
elementi, che potevano essere evitati – e alcune incongruenze nella
narrazione – sono i punti deboli di un film dal grande potenziale.

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