Identità e riconoscimento nel cinema e nella TV
Il 10 e l’11 dicembre scorsi ha avuto luogo presso la Pontificia Università della Santa Croce la seconda edizione del Seminario Internazionale «Ripensare la fiction», a cui in questa occasione è stato dato il titolo di «Identità e riconoscimento nei personaggi e nelle storie del cinema e della televisione».
Infatti, il seminario si colloca in continuità con quello tenutosi nel 2010, del quale abbiamo già parlato in un precedente articolo. Ha registrato la partecipazione di circa sessanta persone e ha seguito un programma pensato ad hoc affinché ci fosse molto tempo per il dibattito.
Ad aprire i lavori del Seminario è stato il professor Mariano Fazio, storico, filosofo e docente visitante presso la citata Università il quale, dopo una sommaria descrizione della cultura contemporanea con le sue luci ed ombre, si è focalizzato su come la fiction possa contribuire a riscoprire il concetto di persona, insistendo sul fatto che solamente a partire da Cristo è possibile comprendere l’uomo in tutta la sua profondità, così come hanno messo in risalto i pontificati di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e quello attuale di Papa Francesco. L’ultimo libro di Fazio, El universo de Dickens: una lección de humanidad, è un ottimo esempio di questo modo di inquadrare e comprendere le grandi narrazioni.
Successivamente, si è parlato del processo di catarsi nel cinema dei fratelli Dardenne, dell’assenza del padre nella nostra società e di come questa si riflette sul grande schermo, oltre a come, all’interno della serialità televisiva, si articolano le emozioni. Il professor Giulio Maspero ha proposto alcuni efficaci esempi per spiegare come, tramite alcune serie particolarmente ben articolate sotto il punto di vista antropologico, gli adolescenti e i giovani possono riflettere su se stessi, comprendersi maggiormente e arrivare a riconoscere i propri sentimenti attraverso la ragione. Il primo giorno si è concluso con una tavola rotonda dedicata alle sfide e alle opportunità offerte dall’insegnamento della scrittura creativa nel cinema, la televisione e la letteratura.
Durante il secondo giorno si è discusso su film come l’argentino “El secreto de sus ojos”, il cileno “No”, gli statunitensi “Birdman”, “Whiplash” e “Boyhood” e sulla pellicola polacca “Ida”. Tutti film che forse non danno tutte le risposte, ma che pongono le giuste domande e aiutano ad approfondire il tema della condizione umana e, più nello specifico, quelli dell’identità e del riconoscimento. Inoltre, è stata dedicata una sessione all’opera di cineasti classici, dal prestigio riconosciuto e con un’ottima filmografia alle spalle, come Terrence Malick e Hayao Miyazaki. Nel cinema di Malick, e in particolare nel suo ultimo ciclo di film inaugurato con “L’albero della vita”, il critico cinematografico Alberto Fijo ha segnalato come in essi venga rappresentata «un’esaltazione dell’essere umano in quanto creatura caduta, redenta ed elevata; si tratta di un cinema nel quale viene rappresentata in modo molto efficace la vita della grazia, che può essere compresa solamente a partire da una visione cattolica dell’uomo».
L’ultima tavolta rotonda del Seminario è stata presieduta da professionisti dell’industria cinematografica: Ángel Blasco di Filmayer e Magic Films; Jordi Gasull della 4Cats Pictures e produttore di successi come “Le avventure di Taddeo l’esporatore”, “El Niño” e il più recente “Atrapa la bandera”; Armando Fumagalli della Lux Vide. Si è discusso di strategie di sceneggiatura e produzione, oltre che di aneddoti molto interessanti su come comprendere la complessità dell’industria audio-visuale che esercita, senza alcun dubbio, un enorme potere capace di configurare usi e costumi all’interno delle nostre società contemporanee.