venerdì, Settembre 29 2023

Perché le serie TV hanno tanto influenza sui giovani? Per rispondere
adeguatamente a questa questione, bisogna tenere in conto due aspetti che
sono abbinati nella visione dei prodotti televisivi: “il potere sociale” ed
il “cambiamento della personalità” che i giovani subiscono quando vedono la
TV.

“Il potere sociale” delle serie tv

Magari la colpa è nostra. Davanti al disorientamento dei genitori (o
l’indifferenza davanti ai valori, o l’atteggiamento troppo permissivo), i
giovani concedono più autorità epistemologica (come è la
famiglia), e più autorità deontologica (come la famiglia deve essere), ai
modelli che plasmano le serie TV piuttosto che ai valori imparati in classe
o nelle conversazioni coi genitori.

Nell’attuale crisi di valori che colpisce l’educazione (scuole che si
limitano ad istruire invece di educare, famiglie che rinunciano alla loro
missione educativa) è la finzione audiovisiva, cinema e televisione, che
inculca nelle menti dei giovani come deve essere intesa una famiglia
“normale”, come devono essere le relazioni tra genitori e figli, e che
grado di impegno ci deve essere all’interno del nucleo familiare. La
fiction influenza i pensieri dei giovani su ciò che è bene e ciò che è
male, su cosa deve essere fatto per raggiungere una vita piena, su come
deve essere inteso il fidanzamento o come raggiungere la felicità.

I modelli di famiglia delle serie televisive come “Aquí no hay quien viva
(Qui non si può più vivere)” o “Los hombres de Paco (Gli uomini di Paco)”
(famiglie distrutte, con secondi o terzi matrimoni; infedeltà coniugali in
ogni puntata, esaltazione costante dell’omosessualità), unita alla
promiscuità familiare di altre fiction come “Los Serrano (I Serrano)” o”
90-60-90″, ed al forte carico sensuale di molte serie per adolescenti (come
“El Pacto (Il Patto)”, ” El internado (Il Collegio)” o “Fisica e Chimica”),
sembrano per i giovani più reali ed autentiche dell’affetto che trovano
nella propria famiglia. Benché le serie siano pura finzione, riescono ad
esercitare più “potere” sul modello della famiglia rispetto all’esempio
concreto della propria esperienza familiare.

“Che cosa mi vengono a dire i miei genitori su quello che devo o non devo
fare col mio fidanzato?”, arrivano a pensare molte ragazze adolescenti. “Se
io so già tutto sul fidanzamento! Se io l’ho visto, l’ho vissuto!”. In
realtà l’ha visto e lo “ha vissuto” nelle serie televisive. E quello che è
pura finzione, viene creduto come reale.

Perché succede questo? Probabilmente anche perché molti genitori
trasmettono un modello di famiglia nel quale sembrano non credere in
assoluto: lo trasmettono senza piena convinzione, né allegria, né
entusiasmo; senza speciale trasporto interiore e purtroppo non sempre con
una chiara coerenza di comportamento nella vita.

Il “cambiamento della personalità”

Il cinema e la fiction televisiva hanno un’enorme capacità di seduzione: ci
trasportano in un altro mondo, ci invitano a sognare e ci mostrano la
realtà in un altro modo. Ci fanno vivere altre vite senza uscire dal
soggiorno o alzarsi dalla propria poltrona. Questa capacità di
“affascinarci”, di farci evadere dal nostro mondo e trasportarci in un
altro è la situazione che Woody Allen ha raccontato metaforicamente nel
film “La rosa porpora del Cairo (1985).

Come Cecilia, (Mia Farrow), la protagonista di questo film, ogni spettatore
sente un impulso a vivere in prima persona la storia che vede sullo
schermo. Se l’argomento è buono ed avvincente, lo spettatore si dimentica
che sta vedendo soltanto una finzione e sente la storia come un’esperienza
che sta “vivendo” realmente in quell’istante. In altri termini, si sente
spinto ad attraversare lo spazio che lo separa dallo schermo e ad
addentrarsi in un altro contesto di valori. Con la sua immaginazione, entra
nel mondo della finzione cinematografica e sperimenta in sé le emozioni che
vivono i personaggi: si rallegra, si rattrista o si innamora col
protagonista, e fa proprie le sue inquietudini e i suoi progetti.

Questo processo di simpatia con i personaggi è conosciuto nell’industria
cinematografica come “cambiamento di personalità”, e si capisce quando lo
spettatore si mette nei panni del personaggio, assume i suoi ideali e sente
le sue emozioni. Quando c’è l’identificazione, cosa che non occorre sempre,
però che è più frequente nei giovani e negli adolescenti, lo spettatore
tende a ridurre le differenze di attitudine e di convinzione perchè
desidera assomigliare il più possibile al personaggio.

Se i personaggi di una serie TV (“Fisica o Chimica”, “Il Patto, “I
Serrano”), approvano le relazioni sessuali durante il fidanzamento, gli
spettatori adolescenti tenderanno ad identificarsi con questo tipo di
desiderio; se il protagonista di un film sente il rifiuto all’impegno
matrimoniale anche lo spettatore lo sentirà, almeno, durante il film; e se
un “personaggio carismatico” cede all’adulterio verso una donna, lo
spettatore l’approverà a livello emotivo, anche se le sue convinzioni vanno
per una strada completamente distinta.

Il desiderio di identificazione suscitato dalla trama finisce per
minimizzare le differenze nella scala di valori, almeno durante la
proiezione. Perché non è possibile identificarsi col protagonista e,
contemporaneamente, mettere in discussione i suoi ideali o i suoi
comportamenti. Se il protagonista è infedele a sua moglie, ma la storia
giustifica questa infedeltà per un “sentimento vero”, o se mente per
riuscire a scappare, e portare così a termine il suo progetto in favore
degli altri, in altri termini, se la storia mi trascina, è molto possibile
che finisca assumendo quelle condotte come “autentiche”. Almeno, durante la
proiezione.

Questo trasferimento della personalità, generalmente conosciuto come
“identificazione”, è specialmente forte quando c’è già una
sintonia con l’attore protagonista. Se una spettatrice, per esempio, adora
Tom Cruise, quando lo vede in un film tenderà a volere tutto quello che
egli vuole e a detestare tutto quello che egli detesta. E se un spettatore
sente attrazione per Scarlett Johansson, tenderà anche ad identificare ogni
emozione con le sue, cercando una sintonia negli atteggiamenti, i temi ed i
comportamenti assunti per il suo personaggio nel film. Questo fatto è
ancora più vero soprattutto se la sua formazione è scarsa o le sue
convinzioni sono superficiali.

Un concetto è chiaro. Il “potere sociale” delle serie TV ed il “cambiamento
di personalità” con personaggi carismatici si vedono fortemente attenuate e
sfumate quando i genitori hanno saputo guadagnarsi l’affetto ed il rispetto
dei propri figli. Se facessimo partecipi i nostri figli del compito
meraviglioso quale è quello di formare una famiglia, del bellissimo
sacrificio che abbiamo messo nel portare i figli al mondo ed educarli,
dell’importanza della nostra missione come genitori, il più importante
della nostra vita, sicuramente amerebbero anche il nostro modello di
famiglia; e concederebbero meno autorità alle serie TV perché
condividerebbero con noi il desiderio di creare una casa e di credere per
amore ad un impegno matrimoniale che dia un senso a tutta la vita.

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