sabato, Giugno 10 2023

Nonostante la positiva percezione della maggior parte dei genitori, che
intrattengono e a volte addirittura educano i propri bambini con i film di
animazione della Disney, e malgrado il favore della stessa opinione
pubblica, la maggior parte dei recenti studi accademici hanno “bollato” i
film della Disney, Disney/Pixar per
essere precisi, come prodotti inadeguati per i bimbi. Questi studi sembrano
interpretare i presupposti dell’intellighenzia occidentale
influenzata dall’ideologia di genere: i film della Disney mostrano troppa
violenza, favoriscono gli sterotipi di genere-ruolo, propongo dei modelli
idealizzati di bellezza, demonizzano le cattive condotte, etc. In
definitiva, secondo gli studi accademici, Disney e Pixar producono film
diseducativi o, per lo meno, non pro-sociali.

La School of Family Life della Brigham Young University
(Università di Provo, Utah), in uno studio pubblicato sulla rivista più
prestigiosa della comunità accademica di comunicazione, sostiene
esattamente il contrario (“Is Disney the Nicest Place on Earth?,
“Journal of Communication”, 63 (2), 2013). La Disney, continua ad essere
un’industria di intrattenimento per bambini e ragazzi fortemente promotrice
di condotte pro-sociali.

Le quattro autrici dello studio, Laura M. Padilla-Walker, Sarah M. Coyne,
Ashley M. Fraser e Laura A. Stockdale, hanno affrontato il tema esaminando
la multidimensionalità della condotta pro-sociale in 61 film di animazione
del 2011, analizzando un totale di 5.128 minuti di pellicola per un totale
di 5530 atti pro-sociali, cioè uno per ogni minuto di metraggio.

La grande novità dello studio sta nella ridefinizione e allargamento del
concetto tradizionale di comportamento pro-sociale che viene ad essere
considerato come “un qualunque atto volontario a beneficio di un altro.” La
nuova definizione ingloba tanto le azioni materiali di aiuto e cooperazione
verso terzi, quanto le parole come ad esempio gli elogi e gli
incoraggiamenti. È interessante osservare che le azioni positive di tipo
materiale sono uguali a quelle di tipo verbale, con una percentuale
rispettivamente del 51% contro il 49%. Questa distinzione, assente in altri
studi, evidenzia qualcosa che apparentemente sembra un’ovvietà: con le
parole non solo si dicono delle cose, ma si fanno delle cose e,
pertanto, si educa o si diseduca socialmente. Come ricorda Papa Francesco,
le nostre relazioni guadagnerebbero molto in umanità e calore se ci si
abituasse a chiedere le cose per favore, a dire grazie e a sapere chiedere
scusa quando si sbaglia. I film di animazione della Disney sembra che si
muovano su questa linea.

Lo studio, seguendo le direttrici della sociologia cognitiva, scompone le
motivazioni delle azioni pro-sociali in accordo con le seguenti categorie:
“pubblica”, cioè alimentata dalla ricerca del riconoscimento e
dall’approvazione degli altri; “emozionale” che ha come finalità quella di
aiutare chi soffre o chi è in stato di angoscia (per esempio, in T


angled

,

quando Pascal conforta Rapunzel che è triste); quando il destinatario si
trova in “situazioni gravi o in difficoltà”; l’azione “anonima” nella quale
il beneficiario dell’aiuto ignora l’identità del suo benefattore, come fa


Robin Hood


aiutando i poveri; il comportamento “altruista” preoccupato di assistere il
prossimo nelle sue necessità e contribuire alla sua felicità, escludendo la
ricerca di un beneficio personale (nel


Il Re Leone


quando Mufasa incoraggia Simba); e, infine, l’atto “ubbidiente” che è il
comportamento dettato dal senso del dovere nei confronti di una richiesta
di aiuto (come quando


Mr. Incredible


salva le persone che implorano aiuto).

La motivazione più frequente è quella altruista, presente nove volte in più
rispetto a quella emotiva, una volta e mezza in più di quella di
“situazioni gravi o in difficoltà.” La motivazione successiva più frequente
è quella di aiutare chi èin gravi difficoltà mentre la meno presente è
quella dell’azione anonima. Tenendo conto questa varietà di motivazioni e a
partire dall’analisi di ben 61 film di animazione della Disney, la ricerca
mette in luce dei dati incoraggianti sia per i genitori sia per gli
educatori: i cartoons della Disney contengono un atto pro-sociale ogni
minuto o se vogliamo 60 atti all’ora (30 se si considerano solo le azioni
materiali). Questo dato è sette volte maggiore rispetto al livello
contenuto negli altri programmi televisivi per bambini.

Prendendo in considerazione i contributi della teoria cognitiva sociale che
afferma che è più facile ricordare le situazioni e i personaggi che hanno
una similitudine con la vita reale, lo studio analizza anche le
caratteristiche del personaggio, ad esempio se è l’autore o il destinatario
dell’azione positiva; se il carattere del personaggio è realistico (umano o
non umano che sia, anche un animale o un robot con sembianze umane, come
per esempio Wallet; se sono somiglianti ai bambini nel sesso, età e status
socioeconomico (SES), ed infine se sono di bell’aspetto o meno.

La conclusione è che il promotore delle buone azioni nei film di animazione
Disney aiuta certamente coloro che gli sono simili per età, che sono di
bell’aspetto e che condividono lo stesso status socioeconomico, confermando
così la tesi che tali film sono uno specchio della vita reale, dove gli
uomini soccorrono le donne, dove si aiuta di più gli amici che gli
sconosciuti. E pertanto anche in questo caso i film di Disney
presenterebbero una grande capacità di influenzare i più giovani nei
comportamenti sociali. Un’ultima considerazione sulla ricerca. La
Disney/Pixar non è sessista, malgrado la maggior parte dei protagonisti
delle azioni pro-sociali siano uomini, il 69% contro il 31% delle donne.
Questa proporzione corrisponde a quella del sesso dei personaggi; ci sono
cioè due volte di più bambini o comunque personaggi con caratteri maschili
protagonisti nei film che bambine o personaggi con caratteri femminili. La
cosa importante è che non c’è una variazione statistica significativa tra
il numero delle azioni pro-sociali compiute da ognuno dei due sessi. Detto
in altri termini i bambini e le bambine sono in ugual misura personaggi
positivi.

In conclusione, proprio come suggerisce la teoria cognitiva sociale,
l’esposizione ripetuta ad una determinata condotta, aumenta la possibilità
della sua posteriore assimilazione ed imitazione; dai risultati di tale
studio si deduce quindi che i film Disney avrebbero un enorme potenziale
per avere una forte influenza sul comportamento pro-sociale dei più
giovani. Nonostante tale analisi non abbia per oggetto quello di vedere se
nella realtà si verifica tale influenza e in cosa consista, si conferma
l’esistenza del predominio di un certo tipo di motivazioni a seconda del
sesso. Anche nella vita reale, per esempio le bambine tendono ad avere
comportamenti più altruistici rispetto ai bambini, mentre questi ultimi
tendono ad agire pro-socialmente nei contesti di visibilità pubblica.

Nota metodologica

Abbiamo indicato già il corpo dello studio (61 film di animazione) ed il
periodo (2011), come le variabili di codificazione, che sono sicuramente
più ricche degli studi precedenti sulla condotta pro-sociale; oltre alla
novità dell’inclusione delle azioni verbali e dell’ampliazione del concetto
di azione pro-sociale. I sei codificatori delle variabili sono stati
istruiti secondo le direttrici dello studio e si è realizzato un test di
affidabilità delle codificazioni (coefficiente di accordo Krippendorf).
Inoltre, e visto il gran numero di atti pro-sociali (più di 5.000), e
quello invece ridotto dei film (61), gli autori hanno considerato
giustamente che il tradizionale Chi-square non era sufficiente per misurare
la dipendenza/indipendenza delle variabili. Per esempio, determinare se
un’azione pro-sociale fisica ed un’azione pro-sociale verbale siano
dipendenti o meno. Per questo gli autori hanno trovato altri strumenti
statistici: la F di Wald, una statistica t per ogni
paragone individuale di risultati vicino al suo test RR (risk ratio).
Questo permette loro di affermare, per esempio, che la motivazione
“altruistica” è nove volte più frequente di quella “pubblica.”

Il caveat – di rigore in questo tipo di studi – sul fatto che la
ricerca non prova – ma non è il suo oggetto – un’influenza positiva dei
film Disney/Pixar sui comportamenti dei bambini, non toglie forza alla
conclusione dei suoi risultati. In definitiva, la dimostrazione
dell’esistenza di comportamenti pro-sociali più forti nei cartoons Disney
rispetto al resto dei programmi per bambini, dovrebbe collocare le basi per
future ricerche sugli effetti reali nella vita dei più piccoli, o su come e
in che modo l’esposizione ripetuta ad azioni socialmente positive si
riflettano posteriormente nella condotta dei bambini.

Un altro caveat oltre la ricerca. Né lo studio né noi intendiamo
“santificare” la Disney. Si sa che il canale televisivo Disney e anche i
film per adolescenti lasciano talvolta a desiderare.

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