sabato, Dicembre 7 2024

È giusto parlare della morte ai bambini? E se sì, come farlo? Quando viene a mancare un famigliare, vanno tenuti lontani dal lutto o aiutati a viverlo secondo le loro capacità emotive e psicologiche?

La dottoressa Elena Tibiletti, Pedagogista clinica di Milano, nel suo saggio “Perché si muore? Come spiegare la morte ai bambini”, spiega:

“Uno dei grandi tabù che la nostra cultura impone è la morte, essa non ha posto nella nostra società, poiché rappresenta la sconfitta per la medicina e la tecnologia. […] Solo qualche decennio fa la morte era considerata maggiormente per quello che è: evento naturale, frequente, che fa parte della vita e veniva condivisa con tutti membri della famiglia, inclusi i bambini. Era un momento di unione in cui attraverso il dolore della perdita si rafforzavano i legami familiari e amicali. Oggi invece si tende a riconoscere solo un aspetto doloroso del lutto e per questo i genitori tendono a proteggere i bambini eccessivamente”.

In linea con questa visione, con la certezza che il bambino non ha gli strumenti di un adulto, ma ha diritto ad elaborare il lutto secondo delle modalità consone alla sua età, ho selezionato per voi alcuni cartoni animati che affrontano, con realismo e sensibilità, il tema della morte di una persona cara.

Up, film di animazione del 2009 diretto da Peter Doctor e Bob Peterson

Carl ed Ellie, protagonisti di questo toccante lungometraggio, si amano sinceramente e profondamente. La loro storia inizia quando solo dei ragazzini, per poi maturare e condurli al matrimonio. Trascorrono insieme tanti anni pieni e felici, sebbene segnati anche da eventi dolorosi. I due vorrebbero un figlio, ma il sogno non riuscirà a diventare realtà. Questo è l’unico film di animazione in cui è toccato il delicatissimo tema dell’aborto spontaneo e del lutto perinatale. Assistiamo solo a poche scene, che però riescono a far trapelare tutto il dolore che una coppia vive. I coniugi, tuttavia, riescono a superare quel dolore restando uniti, guardando avanti insieme, continuando a fare progetti per la loro famiglia.

Questa è la prima chiave offerta dal film allo spettatore: condividere il dolore del lutto con chi si ama.

Finché sono insieme, nulla può abbattere Carl ad Ellie, perché gli eventi avversi o tragici vengono vissuti nell’unità.

La tragedia più grande, che appare insuperabile, si consuma quando Ellie si ammala e muore. In quel momento, Carl vede svanire il punto di riferimento di una vita. Quel lutto è davvero troppo grande per lui, che si sente smarrito e terribilmente solo, anche perché non ha né figli né nipoti.

Per lungo tempo, l’anziano non riesce a trovare motivi validi per reagire e in un certo senso si lascia morire anche lui.

La rinascita avverrà per Carl quando intraprende un fantastico viaggio, verso le Cascate Paradiso, meta sognata per tutta la vita da lui e sua moglie. Proprio all’inizio di quel viaggio dovrà fare i conti con un piccolo inconveniente: con lui, di nascosto, è venuto anche Russel, un giovane boyscout che da tempo “perseguita” l’anziano per “assisterlo” e ricevere così un distintivo che crede gli farebbe conquistare la stima del padre, sempre distratto e assente. Inizialmente seccato dalla presenza del ragazzino, l’anziano finirà per affezionarsi al ragazzino durante il viaggio e tra i due si istaurerà un speciale, come quello tra un nonno ed un nipote. Grazie a Russel, Carl scoprirà che nella vita ci sono sempre persone per cui vale la pena farsi forza e reagire di fronte alla sofferenza.

Ecco la seconda chiave di lettura: anche nei momenti più brutti della vita, anche quando abbiamo perso qualcuno di veramente importante per noi, c’è sempre qualcuno da amare e con cui tornare a sorridere.

Big Hiro 6, film di animazione del 2014 diretto da Don Hall

San Fransokio è una città futuristica immaginaria, un mix tra San Francisco e Tokio.

Hiro è un ragazzino geniale intelligentissimo che vive lì con suo fratello maggiore Tashido e la
zia, poiché orfano di entrambi i genitori.

Lo spettatore è quindi messo subito davanti alla triste realtà: appena tredicenne, il protagonista ha già vissuto due gravi perdite. Eppure, non ha perso la sua voglia di fare, di giocare, di scoprire. Purtroppo, però, utilizza la sua grande inventiva in combattimenti illegali tra
robot, per ottenere facili guadagni. Il fratello, che fa in qualche modo le veci del padre, lo rimprovera ed incoraggia a spendere le sue energie in cose più utili per la società. Così lo invita a fare domanda presso la sua università, dove fa parte di un gruppo di inventori all’Institute of Technology, guidato dal professor Callaghan.

Hiro accetta e si presenta, per la prova di ammissione, con un’invenzione straordinaria, che gli permette di accedere alla prestigiosa scuola.

Poco dopo, però, il laboratorio prende fuoco e il fratello di Hiro muore. È un altro grave lutto che il protagonista dovrà affrontare e in questo verrà aiutato dai suoi amici (che non lo lasceranno solo, pur rispettando i momenti di solitudine) e da Baymax, un gigantesco robot morbido e gonfiabile, inventato da Tashido proprio perché lo assistesse. Sarà Baymax a spiegargli come sia importante, quando si vive un lutto, il contatto con gli altri, la rassicurazione fisica, quindi gli abbracci, e la condivisione dei sentimenti con chi ci ama.

Il film mostra abilmente l’ideale dell’amicizia e affronta, con serietà e delicatezza, proprio il dolore della perdita per una persona cara, aiuta a capire come superare la rabbia, ovvero donando amore e cercando di essere di aiuto ad altri che stanno soffrendo.

Hiro riuscirà a superare del tutto il suo dolore quando riuscirà a salvare, in un’eroica impresa, la figlia di un professore, che quest’ultimo credeva morta…

Il viaggio di Arlo, film di animazione del 2015, diretto da Peter Sohn

Un meteorite avrebbe dovuto colpire la terra 65 milioni di anni fa, ma, cambiando rotta, non è riuscito a raggiungere il pianeta e i dinosauri non si sono mai estinti; anzi, si sono evoluti. Questa è la premessa del film, di cui il piccolo Arlo, il figlio minore in una famiglia di dinosauri, è protagonista. La sorella e il fratello maggiori di Arlo sono coraggiosi e responsabili, così aiutano i genitori a coltivare i campi della fattoria: entrambi hanno conquistato il diritto di apporre la loro impronta sul silo che custodisce le provviste per l’inverno, accanto a quelle di mamma e papà. Arlo non è ancora all’altezza, perennemente spaventato da tutto ciò che lo circonda. Il padre, preoccupato per questo, decide di metterlo alla prova e affidargli un incarico di responsabilità: cacciare il misterioso ladruncolo che ruba le provviste dal silo. Arlo scoprirà che si tratta di un cucciolo d’uomo, ma non troverà il coraggio di ucciderlo. A quel punto papà dinosauro accompagnerà il figlio attraverso il paesaggio preistorico alla ricerca della preda sfuggita, ma quella battuta di caccia avrà un esito tragico, che darà inizio al lungo viaggio di Arlo per diventare adulto e superare le sue paure. Arlo dovrà affrontare anche una grave perdita in famiglia, che lo porterà a tirar fuori ancora di più la sua forza e il suo coraggio nascosti. Se da un lato il film commuove e rattrista, in alcuni passaggi, in altri mostra con decisione come il dolore possa essere una risorsa per crescere e come delle relazioni solide possono fare da scudo ad un cuore ferito e aiutare a superare la sofferenza.

Dunque, il nostro consiglio è di non censurare la morte, ma raccontarla attraverso storie che possono facilitare il processo di elaborazione.

D’altronde, non ha senso sorvolare, non ha senso nascondere. La morte c’è e va affrontata. “Un dolore così dolore dell’anima, non si elimina con medicine, terapie o vacanze; un dolore così lo si soffre, semplicemente, fino in fondo, senza attenuanti, come è giusto che sia”. (Isabel Allende)

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