lunedì, Maggio 29 2023

I professori Martins e Wilson, rispettivamente dalle università
dell’Indiana e dell’Illinois (USA) hanno condotto un sondaggio sugli
studenti i cui risultati hanno mostrato una relazione significativa tra
l’esposizione alla “aggressione sociale” in televisione e una maggiore
aggressività sociale a scuola.

Gli autori intendono per “aggressione sociale” la “violenza morale”, cioè
non l’aggressione fisica, come nel bullismo, ma quei comportamenti che
danneggiano l’autostima o lo status sociale degli altri, come pettegolezzi,
critiche, ecc.

Questo è il primo studio che fornisce la prova che l’aggressione sociale
vista in televisione è associata ad una maggiore tendenza tra gli alunni
delle scuole elementari ad imitare gli stessi comportamenti con i coetanei
a scuola.

In ”Aggressione sociale in televisione e relazioni con l’aggressività dei
bambini in classe”, in Human Comunication Research 1 (2012), p.
48-71, si osserva anche che c’è un notevole quantità di ricerche sull’
aggressività fisica, ma, ad oggi, scarsa attenzione è stata rivolta al
comportamento aggressivo che è più sottile e di natura relazionale,
cosicché ci sono pochi studi precedenti a questo sull’aggressività sociale
nei bambini.

Una delle ipotesi proposte da Martins e Wilson prevede la possibilità di
una relazione tra la visione da parte dei bambini di programmi ad elevato
tasso di aggressività e l’effettivo uso dell’aggressione sociale.

I risultati della ricerca hanno rivelato che un gruppo di variabili socio
demografiche possono contribuire ad aumentare significativamente il tasso
di aggressività sociale in alcuni bambini, come ad esempio l’appartenenza
ad un livello socio economico basso, lo scarso rendimento scolastico,
l’alienazione, in questi casi, l’esposizione televisiva avrebbe potuto
predire l’aggressività sociale dei bambini.

Un’altra delle ipotesi proposte da Martins e Wilson prevede che la
sperimentata relazione tra la visione di programmi con alto tasso di
aggressività sociale e l’uso effettivo dell’aggressività sociale sia più
diffuso tra le bambine che tra i loro compagni maschi. Gli autori hanno
scoperto che la interazione tra genere sessuale e esposizione
all’aggressività sociale era statisticamente significativa nel caso delle
bambine, al contrario dei bambini.

I risultati di questo studio sono discussi in termini delle teorie
cognitivista sociale e di elaborazione delle informazioni. Secondo la prima
teoria il bambino può imparare osservando l’ambiente che li circonda e i
personaggi televisivi, soprattutto se ne risultano simili, sono modelli
interessanti da seguire e premiati per le loro azioni. Per questa ragione è
maggiormente probabile che si verifichi la tendenza all’imitazione quando
le condotte osservate sono premiate piuttosto che censurate.

Gli autori hanno concluso che vedere programmi con un elevato tasso di
aggressività sociale perpetrato da personaggi attraenti, provoca la
ripetizione di questo tipo di comportamenti in larga parte tra le ragazze
all’interno del contesto scolastico, poiché stanno imitando e imparando dai
modelli socialmente aggressivi proposti dai loro programmi preferiti.

Secondo la teoria della elaborazione delle informazioni, che registra gli
effetti dell’esposizione mediatica alla violenza nel corso del tempo,
concentrandosi sull’acquisizione e il consolidamento di sequenze di
comportamenti aggressivi o ripetizioni mentali di eventi familiari
ripercorsi con la memoria, gli autori hanno concluso che gli spettatori
abituali di programmi con alti livelli di aggressività sociale,
acquisiscono e memorizzano i ruoli che incoraggiano l’uso di pettegolezzi e
insulti in aula.

Nota metodologica

L’indagine è stata condotta su un campione di 527 bambini dai 5 ai 12 anni,
la metà di ragazzi e ragazze. Abbiamo scelto due scuole di Vermillion
County (Illinois), sulla base della diversità socio-economica. La ricerca è
stata effettuata nelle scuole durante l’orario scolastico. Il trattamento
statistico dei dati è stato adeguato e sono state esaminate le
significative variabili moderatrici. Gli stessi autori sottolineano le
limitazioni intrinseche allo studio delle correlazioni, e pertanto la
necessità di ricerca longitudinale per valutare se la relazione evidenziata
si riscontra nel lungo periodo.

Questo studio fornisce un importante contributo all’analisi dei
comportamenti socialmente aggressivi nelle aule e il loro rapporto con
contenuti violenti in televisione. I loro risultati sono di particolare
interesse per genitori ed educatori e sono un’ulteriore dimostrazione che
il consumo di contenuti violenti nei media ha un impatto diretto sui
bambini, che possono diventare vittime del rifiuto dai loro coetanei,
sperimentare sentimenti di solitudine e depressione e veder diminuire la
propria autostima, tutto questo a motivo del fatto che i loro aggressori
apprendono e imitano i comportamenti proposti dallo schermo televisivo.

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