domenica, Giugno 4 2023

Mentre normalmente la nostra vita quotidiana non è caratterizzata da
pericoli, guerre e deserti, i film di Marco Vetter al contrario ci
raccontano della forza di ogni uomo nell’ essere protagonista nel
difficile momento del perdono.

Quando il regista di documentari Marco Vetter seguì il suo cuore,
cinque anni fa, recandosi nella zona in guerra di Jenin, in Palestina,
non si aspettava di certo che il suo viaggio desse inizio ad un
trilogia di film. Questo perchè non aveva ancora nessuna idea dei
silenziosi atti di eroismo che avrebbe trovato laggiù, tra le roventi
linee della spinosa questione israeliana-palestinese.

ll recente film Cinema Jenin: La Storia di un Sogno, racconta
proprio il dramma di quello che una volta era il più grande teatro da
guerra della Palestina, un audace e coraggioso sforzo in risposta alla
decisione di un padre palestinese di donare gli organi di suo figlio
per salvare la vita di bambini israeliani.

“Pace” è una parola che mette a disagio Vetter, soprattutto se usata
con leggerezza, in riferimento alla Palestina. Un posto questo, dove
carri armati e veicoli blindati sono divenuti molto comuni per le
strade, ed il racconto di incursioni e scontri per le strade
costituisce la quotidianità durante l’ora dei pasti. Il regista ha
avuto modo di vedere quanto diventano marginali nella vita quotidiana
della popolazione locale le ripetute iniziative umanitarie e di pace
fallite e ricominciate una volta dopo l’altra. Le persone che hanno
vissuto abbastanza in queste aree di limbo per assumere un senso di
permanenza sono cresciute comprensibilmente scettiche verso qualsiasi
tipo di ideali. “Invece,” afferma Vetter, “la vera rinascita proviene
dai piccoli gesti e dalle amicizie che si sono costruite nel tempo.”

Piccole, private, azioni quasi istintive, spesso realizzate sulla scia
della tragedia: queste sono il genere di storie che Vetter ha
raccontato negli ultimi cinque anni della sua carriera. Vetter non
aveva alcuna conoscenza particolare sulla questione
israeliana-palestinese nel 2007, quando una società di produzione
europea lo invitò a collaborare con il direttore israeliano León Geller
per un film documentario su Jenin. La maggior parte dei giornalisti con
cui parlava lo avevano messo fortemente in guardia sul progetto. “Avevo
conosciuto persone che si erano perse nella tragedia di questo
conflitto”, ricorda, “e l’opinione generalmente condivisa era che chi
fa un film sulla Palestina vuole solo concludere la propria carriera e
che si va a Jenin solo se si è disposti a rischiare la vita.” Ma, fu la
forza della storia, la forza di un padre palestinese, Ismael Khatib che
l’ha portato sei mesi più tardi nella zona di Guerra nel Nord Ovest del
Paese.

Nel 2005, il figlio undicenne di Ismael, Ahmed stava giocando ad “arabi
ed ebrei” con due amici tra le strade del campo profughi palestinese,
quando un soldato israeliano ha scambiato la sua pistola giocattolo per
un’arma vera, sparandogli. Nelle ore che seguirono, Ismael prese la
coraggiosa decisione di donare gli organi di Ahmed a bambini che erano
in attesa di un trapianto, salvando quattro bambini israeliani. Due
anni più tardi, Vetter ed il suo team cinematografico fecero un viaggio
con Ismael in lsraele, incontrando i bambini e le famiglie che lui
stesso aveva aiutato. La testimonianza di questi incontri è Il
documentario Il Cuore di Jenin. Gli spettatori del film
trattengono il fiato insieme ad Ismael nel silenzio che accompagna
l’accoglienza cordiale nelle case delle famiglie ebree. Si avverte il
forte contrasto del già combattente della resistenza che siede sul sofà
di un ebreo ortodosso, lo stesso uomo che, anni prima mentre sua figlia
era in sala operatoria, commentò che sarebbe stato meglio se avesse
ricevuto un rene da un ebreo piuttosto che da un arabo. Ma è in questi
momenti di rischio e di vulnerabilità reciproca che i due uomini
diventano disarmati nell’animo. A poco a poco cominciano a vedere la
comune umanità, ed i loro destini come indissolubilmente
intrecciati.Nel film documentario, non è possibile provare a gestire la
storia”, riflette Vetter. “Bisogna eliminare il flusso di tutte le
immagini che hai nella tua mente, qualsiasi copione si stia tentando di
seguire, altrimenti diventa nient’altro che un riflesso dei propri
pregiudizi, un film di propaganda”.

E, anche se aveva in qualche maniera tentato, non c’era modo di poter
prevedere cosa sarebbe venuto fuori dal viaggio di Ismael. Mentre
alcuni sostengono che il film ha ripulito la società palestinese, Il Cuore di Jenin ha attirato l’attenzione internazionale ed
ha posto Jenin davanti agli occhi di un vasto pubblico.

Cinema Jenin

Dopo che il film fu completato, Marco a malincuore doveva allontanarsi
da Jenin. Ma osservando gli edifici alla sua sinistra, abbandonati fin
dall’Intifada del 1987, gli venne l’idea di riaprire il teatro che era
stato una volta il più grande della Palestina. Avrebbe offerto alla
gioventù, come Ahmed Khatib, un’alternativa alla vita di strada ed una
finestra al mondo esterno. Chiese alle persone che vivevano nel campo
profughi di Jenin di immaginare quello che sarebbe potuto accadere se
si fossero impegnati nel creare un luogo dove potevano incontrarsi
tutti e condividere qualcosa di vero, provocatorio come un buon film.

Centinaia di volontari hanno aderito aiutando la gente di di Jenin
nella ricostruzione nell’edificio di quello che sarà il primo vero
centro culturale della Palestina, alimentato con energia solare, con
risorse indipendenti ed economicamente sostenibile. Artisti, tecnici,
investitori, e persone da tutto il mondo che vogliono dare
semplicemente una mano ora appartengono al progetto “Cinema Jenin.”
Molti di loro sono venuti a vedere con i loro occhi questo luogo
considerato uno dei più pericolosi sulla terra.

Dopo il silenzio

Il caso volle che,dopo una proiezione del Cuore di Jenin ad
Haifa (Israele), mentre il progetto di costruzione per il “Cinema
Jenin” era già in corso, una donna ebrea si avvicinò a Vetter
raccontandogli la propria storia. Yael Armanet aveva perso suo marito
in uno dei successivi attacchi suicidi a Haifa nell’aprile del 2002,
mentre pochi giorni prima l’intero campo profughi di Jenin era stato
raso al suolo per rappresaglia Architetto ebreo ed attivista di pace
palestinese, Dov Chernobroda stava mangiando nel ristorante di
proprietà arabo-israeliano di Matza, quando un adolescente di nome
Shadi Tobassi entrò nel ristorante e si fece esplodere insieme alla
bomba legata al suo corpo. Da allora Yael tremava nel sentire solo
nominare quel posto. Ora quella donna si domandava se sarebbe mai
potuta andare a Jenin, come suo marito avrebbe fatto sicuramente, e
guardare negli occhi della madre dell’attentatore di suo marito.

Cosa si porta dietro la morte? Cosa c’è dopo la vita? Queste sono le
domande che Yael e la troupe cinematografica si posero per documentare
la loro eventuale visita a Jenin.

“La cosa più importante nel produrre dei buoni film è la fiducia”,
afferma Vetter con soddisfazione oggi, riferendosi ad una
caratteristica precisa dei suoi progetti. Infatti, Vetter stesso non
era mai stato parte della troupe cinematografica che ha registrato Il Cuore di Jenin, lasciando il progetto nelle mani di due
donne (sue ex allieve) che lo hanno diretto, una fotoreporter, ed un
tecnico del suono, senza che avessero mai avuto parte in precedenza
alla realizzazione di un film.

L’ultimo dei film di Vetter, Cinema Jenin: La Storia di un Sogno, conclude una trilogia di
storie che si intersecano a Jenin. Rivela alcune delle complessità e
difficoltà che sono venute fuori con la costruzione di un’area comune
in un posto caratterizzato da estremi. Per il direttore che, nel 2008,
non avrebbe mai immaginato la storia di un uomo che lo conduce
attraverso tre film documentari e la fondazione di un’organizzazione
internazionale senza scopo di lucro, la saga di Jenin è la
testimonianza vera che “Quando si ha da raccontare una storia forte con
un soggetto vero, ci si deve aprire per raccontare ciò che ha bisogno
di essere detto.”

Previous

Emergenza del secolo XXI: Pedagogia ed educazione familiare

Next

Il silenzio e la parola

Check Also