Fattori culturali e stili di mediazione genitoriale nell’uso di Internet in Europa
La mediazione parentale nell’uso domestico di Internet da parte dei
minori è diffusa in Europa, ma il livello di efficacia delle sue
molteplici forme tende a differire a seconda degli assetti normativi,
valoriali e ideologici che orientano gli stili educativi nazionali.
Sono queste le principali indicazioni fornite da “
Parental Mediation of Children’s Internet Use In Different European
Countries
”, un interessante studio cross-culturale condotto dalla ricercatrice
polacca Lucyna Kirwil, pubblicato sul Journal of Children and Media (Vol. 3, No. 4, 2009, pp. 394-409).
Tenuto conto di quanto emerso in particolare nell’ambito della ricerca
asiatica-americana, principale fonte di conoscenza dei nuovi media,
l’analisi delle correlazioni tra pratiche di mediazione, orientamenti
valoriali e vissuti problematici on-line, ha inteso verificare la
validità delle ipotesi dello studio, relativamente al rapporto tra
cultura e prevenzione del rischio on-line in ambito europeo. A tal
fine, sono state utilizzate le informazioni provenienti dall’indagine European Values Study 1999, sui valori prevalenti che
orientano l’educazione dei figli in Europa, e quelle provenienti dalle
interviste a 1.949 genitori/caregiver di ragazzi tra i 6 e i 17 anni di
18 paesi europei Eurobarometer 2005-2006, fonte dei dati su
uso domestico di Internet, esperienze on-line e misure parentali
adottate.
L’elaborazione del materiale acquisito, effettuata mediante le
procedure dell’analisi fattoriale confermativa e della
cluster-analysis, ha consentito l’individuazione di quattro
raggruppamenti culturali, lungo il continuum teorico
individualismo-collettivismo, distinti a seconda che le tendenze degli
stili educativi nazionali dei paesi considerati muovessero maggiormente
verso la promozione di interessi personali, favorendo lo sviluppo del
senso di autostima, responsabilità e iniziativa personale o, viceversa,
verso la subordinazione di questi alle logiche del gruppo, favorendo in
particolare lo sviluppo del senso di obbedienza.
L’incrocio delle variabili ha evidenziato che le strategie di
mediazione parentale basate su soluzioni tecniche tendono ad essere
poco praticate e che per contro l’uso condiviso della Rete tende ad
essere preferito dalla maggioranza dei genitori, con particolare
riferimento ai gruppi a spiccata e moderata cultura individualista
(rispettivamente, i paesi di tradizione protestante del Nord Europa e
quelli di tradizione cattolica più la Grecia), nonché a cultura
valoriale mista (paesi anglofoni più il Belgio). Nel gruppo ad
orientamento collettivista (paesi post-comunisti più il Portogallo), è
emersa una propensione per i limiti temporali d’uso. In generale,
regole di accesso e di durata, soluzioni tecniche basate su software di
monitoraggio/filtraggio su PC, condivisione dell’esperienza di
fruizione e pratiche istruttive, finalizzate a promuovere la capacità
critica dei minori, pur se con diverso peso percentuale, sono presenti
in tutti i raggruppamenti. L’analisi globale dei dati suggerisce che:
1. La maggioranza dei genitori europei, a prescindere dai vincoli
socioculturali, preferisce affidarsi a strategie multilivello. 2.
Radicamento e livello di priorità delle varie forme di mediazione
tendono a differire a seconda dell’approccio culturale: quanto più
marcato è l’orientamento individualista, tanto più prevalgono forme
pedagogiche propositive, focalizzate sulle potenzialità dell’individuo
e del mezzo. Al contrario, là dove quest’orientamento valoriale è meno
radicato, tendono a prevalere approcci pedagogici di tipo protettivo,
maggiormente centrati sui rischi derivanti dall’uso del mezzo.
Per quanto concerne il rapporto tra le strategie adottate e le
esperienze di disagio/pericolo on-line dichiarate, l’attività di
controllo-accompagnamento genitoriale sembra in grado di ridurre
significativamente le probabilità che i minori incorrano in esperienze
problematiche, e tuttavia il livello di protezione delle varie pratiche
anche in questo caso sembra variare a seconda dell’orientamento
culturale prevalente. Tendenza particolarmente evidente nel caso della
restrizione temporale.
Lo studio della Kirwil, qui accennato nelle sue linee generali, ha
contribuito a definire una prima mappa delle tendenze in atto nel
Vecchio Continente. Stando ai risultati, i genitori europei considerano
utile la mediazione parentale nell’uso di Internet da parte dei
ragazzi, soprattutto riguardo ai bambini che dati recenti indicano
avvicinarsi sempre prima alla Rete, attirati da forme d’interazione
sempre più facili, immediate e multimediali. Se confermato da indagini
a più estesa campionatura, il dato è indubbiamente confortante poiché è
nel contesto domestico-familiare che sono primariamente socializzati e
negoziati significati, valori e norme sull’uso dei media ed è
innanzitutto in questo ambito che le pratiche mediali dei minori
dovrebbero essere incoraggiate e accompagnate mediante un’azione di
stimolo e di controllo rispettosa della loro personalità.
Come si è detto, poi, gli stili di mediazione tendono a fondarsi su
strategie sinergiche multilivello, il che sembrerebbe garantire un
maggiore livello di protezione, considerata, tra l’altro, la differente
percezione del rischio che esiste tra adulti e ragazzi, origine spesso
della mancata condivisione dei vissuti sperimentati on-line dai ragazzi
e della scarsa consapevolezza o sottovalutazione degli stessi da parte
dei genitori.
In ultimo, quanto emerge dallo studio suggerisce che porre maggiore
attenzione al contesto socioculturale di riferimento, valutando se in
una data società si tende a valorizzare più il senso di autonomia o,
viceversa, di eteronomia delle persone, può aiutare a capire in che
modo i ragazzi di quel contesto approcciano Internet e gli altri media,
e favorire l’individuazione di più efficaci pratiche di mediazione
genitoriale e di più idonee politiche istituzionali a sostegno di un
uso sicuro e consapevole della Rete.