Google tenuta a riconoscere il diritto dei cittadini all’eliminazione dei loro dati in alcuni casi. Una sentenza del Tribunale di Giustizia Europeo riconosce il diritto all’oblio digitale
La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha chiarito che esiste un
“diritto di essere dimenticati” online. E lo ha fatto con una sentenza
storica, in cui è stato confermato che i motori di ricerca devono essere
consapevoli che stanno trattando dati personali e pertanto devono ritenersi
responsabili del trattamento dell’informazione personale. E questo che cosa
comporta? Sostanzialmente, che un motore di ricerca è obbligato ad
eliminare i risultati che appaiono nel proprio indice, nel caso in cui
questi potrebbero intaccare la vita privata degli interessati e soprattutto
se le informazioni risultano superate rispetto al passato o inesatte.
La decisione avrà delle conseguenze su oltre 220 processi avviati da Google
contro le risoluzioni emanate dall’Agenzia Spagnola di Protezione dei dati,
attualmente in attesa di giudizio da parte della magistratura spagnola.
Nonostante le conclusioni dell’Avvocato Generale, la Corte di Giustizia
dell’Unione Europea ha rilevato che il diritto europeo si può applicare a
favore del “diritto all’oblio digitale” in Internet e con estrema chiarezza
ha evidenziato le responsabilità dei motori di ricerca, riguardo la
protezione dei dati personali dei cittadini.
Come procedere in caso di conflitto
Prima di rivolgersi al motore di ricerca, il cittadino che veda leso il
diritto di privacy dovrà innanzitutto far valere il diritto alla
cancellazione dei dati davanti al sito web o alla rete sociale o alle
pubblicazioni periodiche in questione.
Per nostra esperienza, pensiamo che, prima o poi, i portali di ricerca
dovranno eliminare le informazioni personali, sebbene alcuni siti web
neghino i diritti alla cancellazione argomentando in conformità ad altri
diritti, come la libertà d’espressione, oppure non rispondano o lo facciano
oltre la prescrizione legale. L’esperienza professionale ci conferma
l’interesse di molti cittadini al riconoscimento di questo “nuovo diritto”,
specialmente quando si vuole che a cadere nell’oblio siano dati
particolarmente sensibili, quelli che possono essere trattati solo dopo un
consenso espresso per iscritto, come le informazioni sulla salute o su
delle posizioni ideologiche.
È sempre più frequente che delle persone si vedano danneggiate dalla
diffusione di notizie false, inesatte, superate, o persino da ingiurie e
calunnie, che toccano la loro vita personale, familiare, sociale,
professionale.
Il diritto all’oblio non è incondizionato. La Corte di Giustizia Europea
considera necessaria una valutazione delle circostanze concrete caso per
caso, per soppesare l’interesse dell’utente del motore di ricerca, della
persona colpita e del gestore del motore di ricerca.
Per ora, abbiamo visto solo il primo capitolo di una battaglia legale di
portata internazionale nel campo della tecnologia. Bisognerà aspettare di
vedere come si può applicare la regola fissata dalla Corte di Giustizia
dell’Unione Europea sul nuovo diritto all’oblio digitale negli altri
processi che si stanno svolgendo davanti alla giustizia spagnola. Quando
ciò avverrà potremo confermare che i cittadini sono effettivamente protetti
da trattamenti illeciti dei dati personali aggravati dalla visibilità e
diffusione universale rese possibili dai motori di ricerca su delle
informazioni personali che altrimenti non si potrebbe trovare o
richiederebbe sforzi eccessivi.
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Avvocato. Specialista in Diritto Amministrativo, Tecnologico e
Geospaziale.
Studio legale Mas y Calvet (Spagna)