giovedì, Giugno 1 2023

Il team di ricerca di Familyandmedia ha recentemente
condotto uno studio sugli effetti della fruizione delle nuove tecnologie da
parte degli adolescenti italiani. Uno degli aspetti su cui i ricercatori si
sono maggiormente focalizzati è stato il rapporto dei giovani con i videogiochi.

Lo studio è stato condotto nel 2016 in tre differenti città (Bari, Castel
Gandolfo e Roma) su dei panel di 16 ragazzi di età compresa tra i 13 e i 18
anni. In totale, 48 giovanni hanno partecipato nella ricerca. La modalità
di indagine è stata l’osservazione partecipante ludica in modo di
ottenere risultati non indotti dai ricercatori.

Lo scopo è stato quello di raccogliere le modalità comuni di fruizione dei
videogiochi e i pericoli della dipendenza. Così le domande “nascoste”
puntavano ad indagare: come scelgono un videogioco, quali sono le
motivazioni al gioco, se preferiscono giocare sul cellulare o tramite un
pc/tv. E ancora, quante ore passano a giocare e in quali momenti della
giornata, se da soli o in compagnia, se hanno dei limiti di ore imposti dai
genitori o se si regolano da soli. Infine, quali sensazioni o disturbi
provano dopo aver giocato, ad esempio durante la notte.

Oltre a mappare le abitudini di fruizione e consumo dei videogiochi dei
ragazzi attraverso dei focus group, un secondo obiettivo specifico
di questo studio è stato quello di identificare in loro la presenza delle
virtù della temperanza, del distacco e dell’autocontrollo, o piuttosto la
loro completa assenza.

Alcuni risultati della ricerca

Le ore di gioco.
Partendo dalla quantità di tempo speso sui videogiochi, il tempo di
consumo è risultato estremamente variabile: il minimo registrato è di
almeno un’ora al giorno (nei soggetti più piccoli, per le restrinzioni
imposte dai genitori) ma già nei ragazzi tra i 14-16 anni la media si alza
a 2-3 ore al giorno con un picco di 7. Si è notato che più aumenta l’età,
più aumentano le ore giocate per ogni giorno e il tempo passato a giocare
online con amici o sconosciuti.

Il sistema Pegi.
I partecipanti allo studio, pur conoscendo il sistema del Pegi – il metodo di classificazione europea dei giochi in
base all’età dei ragazzi – non ne tengono conto. Anche i genitori in molti
casi non conoscono o non tengono in considerazione l’indicazione del Pegi,
e comprano ai figli giochi in teoria non destinati alla loro fascia d’età
(soprattutto per quando riguarda il Pegi 18+). A tal proposito è bene
vedere come, al di là del passaparola tra gli amici, siano decisivi, per la
scelta dei videogiochi, i gameplay visti su Youtube e i lanci delle case di
produzione: tutti contenuti in cui in genere il Pegi viene ignorato e non
comunicato.

Autocontrollo nel gioco.
A proposito di autocontrollo e temperanza nel gioco, quasi tutti i
ragazzi esprimono un grande fastidio nell’essere interrotti mentre stanno
giocando, soprattutto se pensano di aver iniziato da poco. Collegato a
questo aspetto, c’è quello della frustrazione che i ragazzi sperimentano
quando vengono sminuiti dai genitori per il tempo passato a giocare con
frasi tipo “Ancora perdi tempo con questi videogiochi?” o “Ancora stai
giocando? Non hai niente di meglio da fare?”. Questo tipo di approccio crea
scoraggiamento, perché il proprio hobby/passione viene sminuito come se
fosse di rango inferiore rispetto ad altre attività
(leggere/uscire/praticare sport/guardare la tv, etc). Inoltre, secondo i
ragazzi, i genitori dimostrano di non capire che il video-giocare, così
come qualunque altra attività, richiede il proprio tempo per essere vissuto
ed apprezzato e che quasi mai questo tempo è inferiore ad un’ora.

Giocare da soli o in compagnia?
Uno degli aspetti principali emersi dallo studio è il fatto che la maggior
parte dei ragazzi coinvolti preferisce giocare in compagnia. Attenzione
però alla loro concezione di giocare in compagnia. I ragazzi di oggi non
fanno alcuna distinzione tra giocare insieme online (quindi ognuno a casa
propria) e giocare insieme stando fisicamente nella stessa stanza. Ciò che
conta per loro è l’interazione cooperativa o competitiva con altre persone.

I videogiochi sono una opportunità?

Dalla ricerca emergono diverse opportunità positive che i videogiochi
possono offrire ai ragazzi:

– se si gioca in compagnia, è possibile socializzare e sentirsi parte di un
gruppo;

– i giochi permettono di accedere in maniera ludica ai media digitali;

– con i giochi elettronici si possono allenare le più svariate capacità,
come ad esempio la coordinazione mano-occhi, il ragionamento, il senso di
orientamento e la creatività;

– i videogiochi consentono di imparare a muoversi tra esperienze reali e
sensazioni virtuali (online e offline);

– il videogioco ci abitua a sviluppare strategie e a cercare soluzioni, in
un’ottica di problem solving;

– si impara a lavorare in squadra. In azienda si parlerebbe di team bulding;

– giocare con persone di altri Paesi e in lingue diverse, consente di
confrontarsi con identità diverse, aprendo la mente e la propria cultura.

In altre parole, i videogiochi – se usati con equilibrio, criterio, regole e buon senso
offrono alcuni spunti positivi in un’ottica educativa, in quanto possono
essere uno strumento per lo sviluppo e la cura di alcune soft skill dei ragazzi.

Per leggere il testo completo dello studio di Familyandmedia sui giovani e i videogiochi e conoscere altri dati e curiosità
anche sul rapporto con i social network e le serie tv,
scarica


gratuitamente qui l’ebook della ricerca.

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