sabato, Giugno 10 2023

Se siamo persone molto attive sui Social Network forse ci è capitato di
percepire che il nostro rapporto con lo strumento non fosse del tutto
equilibrato.

Magari ci è successo di passare del tempo con alcuni cari amici e di
scattare delle foto più con l’idea di postarle e farle vedere ad altri (per
ottenere approvazione, invidia o semplicemente per stare al centro
dell’attenzione), che non col proposito di immortalare un bel momento, da
custodire e rispolverare.

Facebook o Instagram – solo per citare alcuni Social molto usati – sono
strumenti di condivisione. E cosa dovrebbe esserci di sbagliato nel far
sapere ai propri amici come si sta passando il tempo libero e con chi?
Perché dovrebbe essere negativo mostrare quali attività o luoghi ci stanno
più a cuore?

Il problema subentra quando la “smania di condivisione” raggiunge livelli
patologici, quando l’essere su Facebook, ad esempio, diventa più importante
dello stare con chi abbiamo accanto e l’essere visti conta più dell’avere
amicizie autentiche.

Nell’articolo


Se gli strumenti pensati per cominciare diventano ostacolo alla
comunicazione…


abbiamo parlato di un rischio: che gli strumenti pensati per favorire
condivisione, amicizia, solidarietà, ci portino, al contrario, ad
allontanarci, a guardarci con diffidenza o ad ignorarci.

E a questo proposito bisogna ammettere che a volte, coi nostri profili
facciamo di tutto, meno che condividere, usandoli come accessori per
alimentare vanità ed egocentrismo.

La “malattia” del selfie

Un docente di sociologia una volta disse: “In passato, quando i turisti
venivano a Roma facevano foto al Colosseo o alla Fontana di Trevi. Oggi, i
monumenti si trovano a malapena sullo sfondo. Ciò che conta è che ci siamo
noi sulla foto, che possiamo dire alla nostra cerchia di conoscenze, con un
semplice scatto, ‘Sono stato lì’”.

Forse perchè vogliamo suscitare invidia, far credere agli altri che siamo
più fortunati, più belli, più felici?

Forse vogliamo appagare il nostro ego, la nostra superbia o semplicemente
far tacere la nostra insicurezza e la paura di essere inferiori agli altri?

Qualunque sia la nostra risposta, se lo spirito di condivisione viene meno,
entrano in gioco meccanismi per nulla positivi, di cui abbiamo parlato
nell’articolo

I sette vizi capitali dei Social Network.

Ovviamente, l’abuso dei selfie (fotografia il cui soggetto è l’autore
stesso della foto) è solo la punta dell’iceberg, il problema si trova
sempre nel cuore umano, quando si tratta di vizi.

Demonizzare la moda del selfie, diffusa in particolare tra i ragazzi, non è
la soluzione. A dover cambiare è l’approccio allo strumento. Dobbiamo cioè
fare attenzione a non viverlo come una “malattia”, a non usarlo per
apparire ad ogni costo.

Quando ci accorgiamo che stiamo esagerando, quando ci rendiamo conto che la
galleria del telefono e il nostro profilo Social sono “intasati” di foto
che ritraggono solo noi stessi, forse è il momento di smettere di metterci
in posa, per aprirci agli altri e “tornare a guardare all’esterno”.

Social Network e il narcisismo

I narcisisti hanno bisogno di esporsi e di apparire perché non sono
contenti di ciò che sono: dare un’immagine positiva di sé li aiuta a
compensare la frustrazione che avvertono per il fatto di non piacersi.
Questo meccanismo è generato da un vuoto affettivo, dalla mancanza di amore
e attenzioni, verificatasi specialmente nei primi anni di vita.

Se ci guardiamo intorno (e dentro…), non faremo difficoltà a riscontrare
tendenze narcisistiche in molte persone che conosciamo e anche in noi
stessi.

Un’analisi approfondita del disturbo narcisistico (si veda


Il narcisismo è un disturbo psicologico e non c’entra coi selfie


) rivela però che, tolte le “tendenze”, più o meno pronunciate, coloro che
sono affetti da una vera e propria patologia (curabile, quindi, con una
terapia) non sono la maggioranza delle persone, bensì un 6%.

E i social, spesso accusati di alimentare il narcisismo, che ruolo hanno?

L’articolo sopracitato, ci offre una risposta forse inaspettata: “La
struttura dei social ormai influenza la nostra vita al punto da
alimentare tendenze narcisistiche già presenti – fornendo quello che viene
chiamato ‘approvvigionamento narcisistico’ – ma il narcisismo vero e
proprio è molto più inquietante del farsi qualche selfie”.

Il problema più comune? La vanità

Non vi sarebbe, secondo questi studiosi, un legame stretto tra social e
narcisismo. E il narcisismo, inteso come patologia che non si può curare da
se stessi, riguarda solo una minima parte della popolazione.

Eppure, quante volte ci capita di sfruttare un Social Network per metterci
in mostra?

Ebbene, le informazioni di questo studio ci fanno dedurre che, la maggior
parte di noi ha un difetto che però può correggere: la vanità.

Con un po’ – forse molto – impegno, possiamo uscire dal nostro
egocentrismo.

Da dove iniziare? Per esempio, smettendo di considerare i social delle
vetrine e cominciando a vederli come finestre verso il mondo…

L’altro non è un “distributore di like”

Quando ci accostiamo ad un Social Network il vero ostacolo da rimuovere è
la nostra vanità. Dobbiamo lavorare per “decentrarci”, consapevoli che ci
troviamo in una piazza e non davanti allo specchio.

Sia quando siamo online sia quando siamo offline, dovremmo ricordare che
stare con gli altri, ascoltare gli altri, valorizzarli, è molto
più bello che “usarli” per autoaffermarci.

Vedere l’amico su Facebook solo come un “distributore di like”, che mi
aiuta a sentirmi superiore, non ha nulla a che vedere con un’autentica
relazione di amicizia.

Eppure, l’amicizia vera può renderci molto, molto più felici dei
piedistalli.

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