lunedì, Dicembre 2 2024

Se siamo persone molto attive sui Social Network forse ci è capitato di percepire che il nostro rapporto con lo strumento non fosse del tutto equilibrato. Magari ci è successo di passare del tempo con alcuni cari amici e di scattare delle foto più con l’idea di postarle e farle vedere ad altri (per ottenere approvazione, invidia o semplicemente per stare al centro dell’attenzione), che non col proposito di immortalare un bel momento, da custodire e rispolverare.

Facebook o Instagram – solo per citare alcuni Social molto usati – sono strumenti di condivisione. E cosa dovrebbe esserci di sbagliato nel far sapere ai propri amici come si sta passando il tempo libero e con chi? Perché dovrebbe essere negativo mostrare quali attività o luoghi ci stanno più a cuore? Il problema subentra quando la “smania di condivisione” raggiunge livelli patologici, quando l’essere su Facebook, ad esempio, diventa più importante dello stare con chi abbiamo accanto e l’essere visti conta più dell’avere amicizie autentiche.

Nell’articolo Se gli strumenti pensati per cominciare diventano ostacolo alla comunicazione… abbiamo parlato di un rischio: che gli strumenti pensati per favorire condivisione, amicizia, solidarietà, ci portino, al contrario, ad allontanarci, a guardarci con diffidenza o ad ignorarci. E a questo proposito bisogna ammettere che a volte, coi nostri profili facciamo di tutto, meno che condividere, usandoli come accessori per alimentare vanità ed egocentrismo.

La “malattia” del selfie

Un docente di sociologia una volta disse: “In passato, quando i turisti venivano a Roma facevano foto al Colosseo o alla Fontana di Trevi. Oggi, i monumenti si trovano a malapena sullo sfondo. Ciò che conta è che ci siamo noi sulla foto, che possiamo dire alla nostra cerchia di conoscenze, con un semplice scatto, ‘Sono stato lì’”. Forse perchè vogliamo suscitare invidia, far credere agli altri che siamo più fortunati, più belli, più felici? Forse vogliamo appagare il nostro ego, la nostra superbia o semplicemente far tacere la nostra insicurezza e la paura di essere inferiori agli altri? Qualunque sia la nostra risposta, se lo spirito di condivisione viene meno, entrano in gioco meccanismi per nulla positivi, di cui abbiamo parlato nell’articolo I sette vizi capitali dei Social Network.

Ovviamente, l’abuso dei selfie (fotografia il cui soggetto è l’autore stesso della foto) è solo la punta dell’iceberg, il problema si trova sempre nel cuore umano, quando si tratta di vizi. Demonizzare la moda del selfie, diffusa in particolare tra i ragazzi, non è la soluzione. A dover cambiare è l’approccio allo strumento. Dobbiamo cioè fare attenzione a non viverlo come una “malattia”, a non usarlo per apparire ad ogni costo. Quando ci accorgiamo che stiamo esagerando, quando ci rendiamo conto che la galleria del telefono e il nostro profilo Social sono “intasati” di foto che ritraggono solo noi stessi, forse è il momento di smettere di metterci in posa, per aprirci agli altri e “tornare a guardare all’esterno”.

Social Network e il narcisismo

I narcisisti hanno bisogno di esporsi e di apparire perché non sono contenti di ciò che sono: dare un’immagine positiva di sé li aiuta a compensare la frustrazione che avvertono per il fatto di non piacersi.
Questo meccanismo è generato da un vuoto affettivo, dalla mancanza di amore e attenzioni, verificatasi specialmente nei primi anni di vita. Se ci guardiamo intorno (e dentro…), non faremo difficoltà a riscontrare tendenze narcisistiche in molte persone che conosciamo e anche in noi stessi. Un’analisi approfondita del disturbo narcisistico (si veda Il narcisismo è un disturbo psicologico e non c’entra coi selfie) rivela però che, tolte le “tendenze”, più o meno pronunciate, coloro chesono affetti da una vera e propria patologia (curabile, quindi, con una terapia) non sono la maggioranza delle persone, bensì un 6%. E i social, spesso accusati di alimentare il narcisismo, che ruolo hanno? L’articolo sopracitato, ci offre una risposta forse inaspettata: “La struttura dei social ormai influenza la nostra vita al punto da alimentare tendenze narcisistiche già presenti – fornendo quello che viene chiamato ‘approvvigionamento narcisistico’ – ma il narcisismo vero e proprio è molto più inquietante del farsi qualche selfie”.

Il problema più comune? La vanità

Non vi sarebbe, secondo questi studiosi, un legame stretto tra social e narcisismo. E il narcisismo, inteso come patologia che non si può curare da se stessi, riguarda solo una minima parte della popolazione.
Eppure, quante volte ci capita di sfruttare un Social Network per metterci in mostra? Ebbene, le informazioni di questo studio ci fanno dedurre che, la maggior parte di noi ha un difetto che però può correggere: la vanità. Con un po’ – forse molto – impegno, possiamo uscire dal nostro egocentrismo.
Da dove iniziare? Per esempio, smettendo di considerare i social delle vetrine e cominciando a vederli come finestre verso il mondo…

L’altro non è un “distributore di like”

Quando ci accostiamo ad un Social Network il vero ostacolo da rimuovere è la nostra vanità. Dobbiamo lavorare per “decentrarci”, consapevoli che ci troviamo in una piazza e non davanti allo specchio. Sia quando siamo online sia quando siamo offline, dovremmo ricordare che stare con gli altri, ascoltare gli altri, valorizzarli, è molto più bello che “usarli” per autoaffermarci. Vedere l’amico su Facebook solo come un “distributore di like”, che mi aiuta a sentirmi superiore, non ha nulla a che vedere con un’autentica relazione di amicizia. Eppure, l’amicizia vera può renderci molto, molto più felici dei piedistalli.

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