giovedì, Marzo 28 2024


“Ai tempi in cui ti ho incontrato, la semplice parola ‘amore’ provocava
in me il riso beffardo della giovinezza. Ero convinta che l’amore non
esistesse. Mi sbagliavo. Che cosa è stato il rapporto tra di noi e
quello che abbiamo avuto con la vita se non una grande storia d’amore?
La tua Edith, che cercava la felicità e l’ha trovata accanto a te”.

Leggendo questa dedica probabilmente vi sembrerà di essere davanti al
finale di un romanzo rosa. E in effetti è proprio così, perché queste
parole le trovate nell’ultimo libro di Susanna Tamaro, Una grande storia d’amore (Editrice Solferino, 2020, 17 euro).

A scriverle, in una lettera, è Patrizia (che ha scelto per sé il nome di
Edith) ad Andrea, l’uomo che ama, dopo una vita turbolenta – ricca di gioie
e costellata di sofferenze – trascorsa assieme.

Una “storia d’altri tempi”

La storia ci viene raccontata dal punto di vista di Andrea, ormai anziano e
rimasto vedovo, che ripercorre con la memoria tutta la sua vita accanto
all’unica donna che abbia mai amato davvero.

Andrea, uomo veneto nato nel ’50, ci riporta indietro nel tempo, a quando i
cellulari e i computer non esistevano ancora, a quando l’ideologia
comunista suscitava masse di giovani sognatori, a quando le donne
iniziavano la lotta per l’emancipazione, arrivando, come Edith, a ridere
del matrimonio.

Edith ci viene descritta come una ragazza sarcastica, ribelle, di quelle
che fumano anche dove non è permesso e si impegna coi suoi “compagni” nella
lotta sociale, con un entusiasmo quasi infantile e una particolare vivacità
che le appartiene per carattere.

Dietro alle sue battaglie, alla sua voglia di sfuggire ai legami, alla sua
derisione dell’“amore”, si nasconde, però, un cuore buono, segnato da un
grave lutto, e un grande bisogno di essere presa per mano, custodita,
protetta. In una parola, di essere amata.


Un amore che resiste alle ferite causate dall’umana debolezza

Andrea è un tipo diverso, molto più impostato e pacato. E ha perso
completamente la testa per Edith. Non si tratta però di semplice
invaghimento, sente davvero che le loro anime sono destinate a non perdersi
più.

Seppur a volte si senta ferito – perché allontanato da una fragile ed
incostante Edith – non smette mai, neppure nei momenti peggiori, di volerle
un bene profondo.

Se lei lo umilia, lui non la odia. Se si allontana, ciò che più lo
preoccupa è che Edith stia bene. Il miracolo del vero amore è questo: non
conosce offesa che non possa essere perdonata.

Andrea, 10 anni più grande, pragmatico, schematico, sogna un matrimonio,
una famiglia, sogna di creare un nido. In fondo, tutto questo, lo sogna
anche Edith, ma quando Andrea glielo chiede lei scappa, perché non si sente
pronta. Lui, allora, non la lega a sé. Da buon capitano, abituato a vedere
le navi partire e poi tornare, la lascia andare: magari anche lei, come
un’imbarcazione stanca di navigare, sarebbe approdata di nuovo al suo
porto.

Per la solitudine, Andrea cederà a dei rapporti sterili, per poi accorgersi
che la nostra anima è fatta solo per l’amore.


La vera appartenenza può esserci solo nella libertà

La pazienza di Andrea, i suoi sentimenti puri, la capacità di proteggere,
la forza di accettare anche il frutto di una fragilità di Edith, porteranno
la ragazza a sciogliere i suoi nodi, le sue paure, a sentire che vale la
pena mettere radici con qualcuno che è pronto a dare la vita.

Quel matrimonio, fuggito nella giovinezza e considerato, nei primi anni di
vita insieme, un semplice “pezzo di carta”, diventerà per Edith, in un
momento particolare della sua vita, la cosa più urgente da fare. Non si
tratterà di ufficializzare una convivenza, ma di chiamare finalmente quel
legame unico col suo vero nome.

Un romanzo per vedere la luce oltre il buio

Questo romanzo non parla solo di una storia di amore. Mette in luce,
infatti, anche le fragilità che ogni essere umano ha dentro.

Mostra i perché che possono esserci dietro a gesti stupidi; i motivi più
profondi di una fuga, di una bevuta di troppo, di una battuta sarcastica.

E dà anche una possibile risposta alla tentazione di nonsenso che ci
attanaglia, risposta che potremmo vedere riassunta in questo dialogo:

Andrea: “Nessuno può sapere come e quando morirà”

Amy: “È tutta una follia.”

Andrea: “In qualche modo sì. Ma è una follia che ha un antidoto”.

Amy: “Quale?”

Andrea: “Vivere come se la morte non esistesse.”

Amy: “Ma esiste.”

Andrea: “Se vivi amando, la disinneschi.”

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