sabato, Giugno 10 2023


Al giorno d’oggi educare i figli è diventato un compito più complicato
che mai. La famiglia e la scuola sono stati sostituiti in buona misura
da altri potenti agenti educativi, i mezzi di comunicazione sociale,
resi tanto influenti grazie alla tecnologia digitale.


I giovani hanno accesso a informazioni, conoscenze e contenuti con
un’autonomia pressoché totale, senza il filtro della mediazione dei
genitori. In questo nuovo scenario, i genitori come possono riuscire ad
educare i propri figli?

Piuttosto che complicato, direi che si tratta di una sfida emozionante,
preziosa e che richiede un impegno e una dedizione maggiori da parte dei
genitori. Dobbiamo essere più formati oltre che disponibili nei confronti
dei nostri figli, incluso ricorrendo ai mezzi tecnologici che abbiamo a
disposizione. Noi genitori saremo sempre presenti nelle loro vite
indipendentemente da cosa facciano e dove. Nelle scuole parliamo
continuamente del fatto che è necessario potenziare la comunicazione e la
fiducia dei nostri figli fin da subito, fin dal loro concepimento. E lo
strumento più efficace che abbiamo a disposizione è l’esempio, senza il
quale la nostra credibilità ai loro occhi diminuisce se non scompare del
tutto. Se dovessi scegliere se essere un padre di ieri, di oggi o di
domani, senza dubbio sceglierei il domani, dato che il coinvolgimento dei
padri nel processo educativo è in aumento e proprio per questo diventa più
formativa per entrambe le parti.


Come è possibile educare i nostri figli ad un uso responsabile dei
mezzi di comunicazione? Come si può allenare la forza di volontà in
questa direzione?

Focalizzandoci su come li usiamo noi e usandoli insieme a loro. Devono
sapere che i mezzi di comunicazione di per sé non sono nocivi, quanto
piuttosto, e alla stregua di qualsiasi altro strumento, che possono essere
utilizzati positivamente e negativamente, e che la libertà che Dio ci ha
dato è quella che ci consente di poter scegliere di fare o meno la sua
volontà, in questo come per tutto il resto. E non dimentichiamo che la
volontà di Dio coincide sempre con ciò che è meglio per noi come persone
nel nostro percorso verso il Cielo. Parliamone con loro, ricerchiamo i
momenti giusti per farlo, un film, un lavoro, una notizia o qualsiasi cosa
in cui si riflettano esempi positivi e negativi rispetto all’uso della
tecnologia. Aiutiamoli affinché riescano a formare un loro criterio di
giudizio in merito a questo e ad altri argomenti. Consultiamo le fonti
disponibili per documentarci a riguardo. A tal proposito, voglio
raccomandare un bel libro di Alfredo Abad Domingo edito da Palabra nella collana Hacer familia dal titolo

Nuevas tecnologías. Claves, información y consejos para una educación
2.0

[Nuove Tecnologie. Spunti, informazioni e consigli per un’educazione 2.0]


Che importanza ha il dialogo tra genitori e figli all’interno di un
progetto educativo familiare?

Il dialogo tra genitori e figli è fondamentale. Tuttavia, per essere
efficace deve essere reciproco, dei figli nei confronti dei genitori e dei
genitori rispetto ai figli e, soprattutto, deve essere intrapreso fin dalla
tenera età di questi ultimi. Dialogare significa raccontare loro le cose
del nostro quotidiano, le nostre preoccupazioni, le nostre gioie e
concedendo loro il tempo affinché facciano lo stesso con le proprie.
L’importante è che non prenda la forma di un interrogatorio in stile KGB
comunista.

Ovviamente questa pratica deve essere intrapresa in modo intelligente,
costante e soprattutto adattandosi a quella che è la loro età.

Non si tratta solo di qualità del tempo, ma anche del tempo in sé. Mi
spiego. I periodi sensitivi dei bambini costituiscono straordinarie
occasioni per creare e potenziare quei legami comunicativi, dato che in
tali periodi sono più predisposti ad apprendere, a riporre fiducia in noi
e, se li aiutiamo a potenziarli, riusciremo a creare dei vincoli che un
domani saranno difficili da rompere. In altri termini, conosciamo i nostri
figli e facciamo in modo che loro conoscano noi.


Per concludere. Tra le valanghe di mail giornaliere, messaggi di
WhatsApp, notifiche su Facebook, vale forse la pena fermarci un attimo,
spegnere il telefono e riflettere un po’ su ciò che è realmente
necessario e su ciò che, al contrario, lo è di meno. Quali sono i suoi
buoni propositi digitali per il nuovo anno e quali consigli darebbe ai
nostri lettori in merito?

Condividiamo momenti speciali insieme ai nostri figli. Non possiamo dire
loro di mettere da parte la tecnologia quando siamo noi i primi a non farlo
o a non riuscirci. Organizziamo viaggi, scampagnate in cui stare
effettivamente insieme: difatti non basta stare nello stesso posto, al mare
o in montagna, ciascuno per conto proprio o con i propri amici.
Organizziamo viaggi che prevedano passeggiate, sport, giochi, visite
culturali, attività di carità, etc., insieme, mano nella mano tutta la
famiglia e individualmente con ciascuno di loro.

È necessario trascorrere momenti speciali singoli, come una passeggiata o
una merenda, in cui si sentano speciali e in cui, sia noi sia loro,
possiamo aprirci, raccontarci, condividere esperienze.

Infine, non dimentichiamo che il primo apostolato di qualsiasi genitore
inizia all’interno della famiglia con il proprio coniuge e prosegue
nell’esperienza con i figli. Se noi genitori cristiani facessimo meglio il
nostro lavoro di educatori e catechisti riusciremmo a sovvertire la società
così facilmente come si gira un calzino. E per questo lavoro esistono
associazioni di promozione sociale come

Far Famiglia

(il IEEE in Italia). Siamo orgogliosi di poter aiutare i genitori che
vogliono ricevere questo tipo di formazione e allo tempo stesso godersi
l’educazione di propri figli. Il modo migliore che noi genitori abbiamo per
collaborare con Dio nella sua opera di creazione è quello di educare bene i
nostri figli, che è una vera e propria vocazione cristiana.

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