giovedì, Marzo 28 2024

Almeno una volta nella vita ci è capitato di giustificare un particolare
evento come impossibile da evitare, magari definendolo una fatalità che non
potevamo prevedere ma che, in un modo o nell’altro, sarebbe comunque
successa. La definizione stessa di “fato” trova la sua origine nel latino, fatum (“ciò che è detto”), che indica l’irrevocabile decisione di
un dio, di un’entità esterna a noi, ma che per noi agisce secondo
indefiniti schemi.

Ad oggi, quello che chiamiamo semplicemente destino ha trovato una
denominazione più figurativa come “effetto farfalla”. Viene così chiamato
in base al fatto che, secondo questa teoria scientifica, un insetto tanto
piccolo può, con un semplice battito d’ali, innescare le condizioni esatte
per la formazione di un uragano, magari a migliaia di chilometri di
distanza. Ecco, questa semplice raffigurazione vuole spiegarci come ogni
evento, concatenato ad un altro, genera un determinato risultato. Da qui il
dilemma sorge spontaneo: possiamo dunque prevedere in anticipo e con
assoluta certezza l’esito di un evento?

Se ogni azione da noi intrapresa ha delle conseguenze, possiamo comunque in
qualche modo determinare noi stessi il risultato che ne deriverà?

La filosofia e la religione interpretano il “destino” secondo prospettive
diverse, senza necessariamente escludersi a vicenda, va da sé che il

concetto del destino ha anche stuzzicato l’immaginario artistico di
sceneggiatori e registi, di scrittori e fumettisti.

Nel periodo del secondo dopoguerra, caratterizzato da una vera e propria
rinascita artistica e sociale dopo le drammatiche oppressioni del conflitto
mondiale, la produzione cinematografica cominciò a porre maggior interesse
ed attenzioni ai problemi sociali e al dramma dell’uomo, donando sempre più
profondità e realismo nelle storie narrate e nei
personaggi coinvolti.

Nel 1946 sbarcò nei cinema americani quello che sarà poi definito uncult e la cui storia può tuttora considerarsi attuale:“La vita è meravigliosa” (It’s a Wonderful Life ), di Frank Capra.

Può cambiare il destino di un uomo destinato a fallire?

Il protagonista della trama di La vita è meravigliosa è
George Bailey (interpretato dall’iconico James Stewart), un uomo semplice dal forte senso altruista e profondo spirito di
sacrificio. Pur avendo sogni ed aspirazioni che l’avrebbero portato lontano
dalla cittadina di Bedford Falls, fonda in quest’ultima una piccola società
ed investe tutto il suo tempo nell’aiutare i suoi concittadini. Qui
incontra Mary che successivamente sposerà e con la quale avrà quattro
figli.

N

el corso del film susseguiranno una serie di sfortunati eventi per
Bailey che mineranno ulteriormente la sua stabilità economica ed
emotiva

: George finisce col sentirsi non solo insoddisfatto della vita precaria
che conduce (acquisirà debiti con la banca al punto da rischiare guai con
il fisco; verrà “sconfitto” e schernito dal suo avversario, il signor Henry
Potter), ma finirà col sentirsi anche impotente in vista
di un destino che lo vede cadere nel baratro e trascinare con sé i propri
affetti.

È da questo dramma interiore che George arriva a pensare ad un’ultima e
violenta soluzione, come una sorta di ultimo gesto altruista per
arrivare a risolvere tutti i suoi problemi: ha un’assicurazione sulla vita
che coprirebbe le spese della bancarotta ed avrebbe così assicurato un
futuro dignitoso per la moglie ed i suoi figli. È questo ciò che pensa
Bailey sull’orlo del precipizio ma è proprio qui che le preghiere dei
concittadini di Bedford Falls, consapevoli delle difficoltà che stanno
affliggendo la persona che si è sempre prodigata nell’aiutarli, vengono
accolte: un uomo si getta nel fiume prima del protagonista e quest’ultimo
non ci pensa su due volte per trarlo in salvo,

scoprendo infine che si tratta di un vero e proprio angelo.

Clarence Oddbody, questo il nome dell’angelo, viene come investito dalla
negatività di George che più volte afferma che la vita degli altri sarebbe
stata assai migliore se non fosse mai nato. Pertanto, l’angelo trascina con
sé il protagonista in una realtà alternativa di Bedford Falls ove, per
l’appunto, George non vi ha mai realmente vissuto. Tutto il buono che
George ha fatto nell’arco della propria esistenza viene dunque cancellato,
di conseguenza il destino di ogni persona da lui incontrata ha subito un
decorso completamente diverso e oscuro (per alcuni, anche una prematura
morte).

Come può dunque definirsi un fallimento?
Le scelte di George hanno influito sul destino degli altri, e la scelta di
altri ha influito sul destino di George: quando torna indietro, scoprirà
che l’intera cittadina di Bedford Falls si è prodigata per aiutarlo
economicamente, riuscendo dunque ad evitare il tracollo finanziario della
sua società e così permettergli di ripartire, evitando il carcere.


Le azioni di un singolo che influiscono sul destino dell’ altro?

Come ci viene suggerito da La vita è meravigliosa, era impossibile
per George pensare che la sua vita avrebbe avuto un simile e positivo
risvolto. Non avrebbe potuto prevedere un destino tanto
luminoso dopo gli eventi drammatici che lo hanno colpito, eppure
l’imprevedibilità è una costante nella nostra vita. Anche in natura, siamo
costantemente partecipi di eventi di difficile comprensione e che sono
oggetti di teorie e studi approfonditi per razionalizzarli e darvi così una
spiegazione.

Edward Norton Lorenz
(matematico e meteorologo statunitense) fu il primo, nel 1963, a coniare la
teoria matematica e fisica secondo cui ogni più singola e minima azione,
anche all’interno di un ampio sistema, produce inevitabilmente altrettante
variazioni a lungo termine che ne influenzano dunque il risultato finale. Da qui la metafora della farfalla.

Il concetto alla base dell’effetto farfalla, secondo cui il mondo e tutto ciò che ne consegue non segue alcun
modello e schema preciso risultando dunque lo schema stesso come
imprevedibile, ha influenzato non solamente gli studiosi ma ha dato luce ad
una moltitudine di opere cinematografiche, musicali, letterarie.

Sliding Doors,
film del 1998 e con protagonista Gwyneth Paltrow, è forse tra i primi a
semplificare la teoria rendendola egualmente d’impatto ed ampiamente
comprensibile su schermo. Il regista, Peter Howitt,

ha utilizzato un fattore chiave e scatenante all’interno del film che
comporta la creazione di due vere e proprie dimensioni parallele

nei quali, la protagonista, vive differenti conseguenze di una sua
scelta.

Un po’ come accade nel capolavoro di Frank Capra, vediamo due differenti
versioni del destino di Helen, protagonista del film, una delle quali prende la metropolitana e successivamente ciò che accade
se invece non l’avesse presa. Le differenze tra le due
vicende scatenano dinamiche impreviste ed affatto simili l’una dall’altra.


“Quanti” bivi, magari inconsapevolmente, viviamo ogni giorno?

Similmente a come avviene in Sliding Doors, viene da chiederci quando,
anche noi, abbiamo vissuto in egual modo un simile bivio. Viene dunque da
chiederci se e quanto il nostro destino è influenzato non solo dalle nostre
azioni, ma si influenzi anche in base a quelle compiute da altri. Un
incontro fortuito è la conseguenza di altre fortuite circostanze; così come
accade in Mr. Nobody, il bollire di un uovo sodo in
Brasile crea una minima variazione della temperatura capace di scatenare,
due mesi dopo, una pioggia torrenziale dall’altra parte del mondo.


“Un singolo fiocco di neve può piegare una foglia di bambù.”

Il film scritto e diretto da Jaco Van Dormael, Mr. Nobody (2009) vede, tra gli interpreti un brillante
Jared Leto, cambia totalmente prospettiva e racconta una storia in cui il
protagonista è in qualche modo

conscio dei molteplici destini che avrebbe potuto scegliere di vivere.

Nel film, ambientato nell’anno 2092, i bambini conoscono tutto il decorso
della loro esistenza prima ancora della loro effettiva nascita, salvo poi
venir cancellata loro la memoria al momento della loro venuta al mondo.
Nemo in qualche modo non subisce tale trattamento, di conseguenza lui saprà
perfettamente ciò che lo attende da qui sino alla fine dei suoi giorni. Può
dunque arbitrariamente compiere una scelta anziché un’altra,
giacché conosce le conseguenze di ogni singola azione prim’ancora che
effettivamente la compia.

I molteplici destini che Nemo vive (o meglio racconta, poiché li ha visti ma non effettivamente percorsi) non verranno però
scelti dall’uomo: egli decide di non scegliere, rinnegando
in un certo senso tutte le alternative possibili viste per far spazio ad
una nuova, a quella che non poteva effettivamente prevedere.

Interrogarci costantemente sulla motivazione, sulla natura, del nostro
destino può generare uno squilibrio di fondo che porterebbe al non godere
appieno il nostro presente. Nemo ha conosciuto ogni versione di sé,
arrivando a preferire di essere nessuno (“nobody”) poiché pensa
erroneamente che sia l’unica possibilità che ha di vivere appieno.

Tutti questi film in qualche modo ci consentono di rapportarci al concetto
di “effetto farfalla” e quindi alle sue conseguenze. Helen e George sono
protagonisti di due film che mettono in luce, nella maniera più chiara
possibile, l’effetto farfalla nella vita quotidiana: l’uno
attraverso gli eventi concatenati che lo portano a perdere la sua
stabilità, per poi essere ricompensato, dallo stesso fenomeno, che
riporterà a lui ciò che aveva donato in partenza; l’altra, invece,
attraverso una duplice visione di una conseguenza apparentemente innocua ma
che sarà l’incipit di due vite completamente differenti.

L’insegnamento che possiamo trarre dall’esperienza di Nemo, invece, è che

l’imprevedibilità della vita non è un ostacolo ma un decorso necessario

. I sentimenti genuini che vengono scatenati dalle azioni e dagli eventi
inaspettati hanno un sapore diverso, permettendoci inoltre di crescere, di
maturare e di avanzare come essere umani.

È fondamentale non vivere nel timore di compiere delle scelte. La paura
delle conseguenze è lecita nel portarci giudizio, ma non dev’essere
l’ancora che ci blocca nello stesso punto, impedendoci di prendere il
largo.

Edgar Lee Masters scrisse:

“[…]
Dare un senso alla vita può condurre a follia,

ma una vita senza senso è la tortura

dell’inquietudine e del vano desiderio.

È una barca che anela al mare eppure lo teme.”

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