giovedì, Giugno 1 2023

Da qualche tempo circola in rete un documentario, che sarebbe auspicabile
proiettare nelle scuole – ma anche semplicemente da vedere in famiglia o
tra amici, utile per capire come la teoria del gender – teoria che sostiene
l’inesistenza di una differenza biologica tra uomini e donne e che afferma
invece la massima uguaglianza sotto ogni punto di vista – sia
scientificamente infondata.

Il video (





con sottotitoli in italiano) è stato realizzato con umorismo e ironia non
da un giornalista scientifico ma da Harald Meldal Eia, un documentarista e
attore norvegese. Questo però non deve far pensare ad un lavoro non
qualificato; la sua qualità è di alto livello, come lo sono le persone
intervistate e i loro studi.

La premessa del video si basa sul mito dei paesi scandinavi come faro di
uguaglianza e di civiltà, dove la parità tra uomini e donne è una realtà
ormai così radicata da rendere indistinti i ruoli maschili e femminili.

Esattamente quello che sostiene la teoria del gender, secondo cui i ruoli
di genere vanno eliminati per liberare le donne da tutti quei
condizionamenti sociali, psicologici, storici e culturali collegati al loro
essere donne. Solo in questo modo si potrà realizzare una vera e naturale
uguaglianza tra i due sessi. È questo quello che si è cercato di fare in
Norvegia negli ultimi decenni, attraverso delle forti politiche sui diritti
e con precisi piani legislativi dove donne e uomini sarebbero ormai liberi
di comportarsi e di scegliere in maniera completamente uguale. Diverse
ricerche e studi scientifici – che il video propone con un linguaggio
acutamente scanzonato – dimostrano però che qualcosa non torna. In un paese
come la Norvegia infatti dove il tasso di uguaglianza tra i due sessi è
cosi forte, e dove quindi, secondo la teoria del gender dovrebbe esserci
una sostanziale parità nelle inclinazioni e nelle scelte tra uomini e
donne, si riscontra al contrario una maggiore differenza nelle preferenze
tra i due generi, ad esempio nell’orientamento nel mondo del lavoro e nelle
scelte professionali. Detto diversamente, nonostante tutti gli sforzi
legislativi per garantire una perfetta parità di genere, i comportamenti
dei due sessi non rispecchiano l’uguaglianza tanto ricercata, con donne che
continuano a scegliere professioni tradizionalmente viste come “femminili”
(ad esempio l’infermiera) e con uomini che seguono invece inclinazioni
professionali tradizionalmente “maschili” (ad esempio l’ingegnere). Dalle
ricerche in pratica emerge quello che nessuno si sarebbe mai aspettato,
vale a dire che è proprio nei paesi dove maggiore è stata l’uguaglianza di
educazione impartita a maschi e femmine, che si verifica una maggiore
differenza nelle scelte finali di vita tra i due sessi.

Questo è il paradosso norvegese, che il documentario vuole mettere in luce
attraverso precisi studi a supporto, che hanno la forza e il merito di
sottolineare la base puramente teoretica e non scientifica della teoria del
gender.

La conclusione a cui giungono i ricercatori intervistati nel video, è che
nei paesi in via di sviluppo, i lavori in ambito tecnologico –
tradizionalmente maschili – vengono visti come il mezzo migliore di
riscatto sociale o come opportunità di impiego. Ecco perché ad esempio in
India molte donne scelgono di fare l’ingegnere. Al contrario, nei paesi più
sviluppati come la Norvegia, dove invece il livello di civiltà e benessere
consente di fare libere scelte non legate al contingente o alla necessità
di sopravvivere, si possono manifestare al meglio e senza condizionamenti
economici, tutte le proprie inclinazioni naturali. Si riscontrano quindi
nelle donne percentuali significative nello svolgimento di attività, come
la maestra o l’infermiera, più inclini alla loro natura, rispetto a quelle
tecniche. In sintesi:

dove esiste una maggiore libertà educativa e di espressione, donne e
uomini esprimono scelte differenti. E questa è una confutazione della
teoria del gender che assume invece una differenza solo somatica tra
maschi e femmine.

Per concludere, uno degli effetti immediati del documentario è stata la
decisione, da parte del consiglio dei ministri dei paesi nordici (Nordic
Council of Ministers) di tagliare i fondi al Nordic Gender Institute,
provocandone la chiusura. E allora, prima di vedere il documentario, vi
lasciamo con un ultimo spunto di riflessione: alla luce della ricerca
scientifica che dimostra la forte ma naturale differenza tra uomini e
donne, non potrebbe essere proprio questa diversità la base su cui
costruire il futuro e la dignità di ogni donna?

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