domenica, Giugno 4 2023

Nella società moderna, definita da McLuhan come un “villaggio globale dalle
dimensioni allargate e con una nuova forma di società di tipo comunitario”, si assiste sempre più ad un processo di tribalizzazione:
ossia alla nascita di molteplici piccole comunità e grandi difficoltà nelle
relazioni affettive di qualunque genere.

La rete sta acutizzando i problemi sociali e a risentirne sono i rapporti
personali. Come sempre, il problema non è rappresentato dal mezzo ma
dall’utilizzo personale, anche se alcuni fenomeni si sviluppano ed
interessano sempre più le nuove generazioni, sempre più globali anche nei
problemi.

A farne le spese i più giovani, i nativi digitali, quei ragazzi nati già
con gli smartphone in mano e che fanno sempre più fatica a staccarsene. Nel
mondo sempre connesso, always on, si perdono amicizie, si ritrovano
conoscenti e si fa fatica ad avere scambi reali e non mediati dalla
tecnologia.

Il tempo cambia e con esso anche le modalità di relazione. L’avvento, la
crescita e poi la diffusione spasmodica degli strumenti sempre connessi
stanno rapidamente cambiando il nostro modo di vivere e di pensare, facendo
emergere un disagio relazionale mai esistito prima d’ora. Una rivoluzione
che sta quasi assumendo i contorni di una involuzione, per lo meno per
quanto concerne i rapporti umani.


Il fenomeno del “ghosting”: il nuovo trend per troncare un legame
affettivo

Capita sempre più spesso che qualcuno sparisca, all’improvviso, nel nulla
senza lasciare alcuna traccia. Si rimuovono amicizie, amori e si blocca
qualsiasi possibilità di contatto. Il “ghosting”,
letteralmente significa “diventare un fantasma”, non essere più
rintracciabile.

Un modo come un altro per troncare un rapporto evitando di rispondere a
chiamate, messaggi e chat, senza prendersi la responsabilità di
giustificare le cause che hanno portato a quella scelta.

Nulla di nuovo rispetto al passato: se si chiudeva una relazione in qualche
modo si spariva, per evitare contatti di qualsiasi tipo. Il problema è però
l’elaborazione della fine di un rapporto. Chiudere un rapporto, non può
solo limitarsi ad uno stop di comunicazioni digitali.

Dietro atteggiamenti del genere si nascondono in realtà persone
egocentriche e immature, incapaci di assumersi responsabilità o di
affrontare situazioni che possano suscitare emozioni negative.

Ad avere la peggio è la “vittima di ghosting” che vive l’interruzione dei
rapporti come una tortura psicologica, con conseguente sindrome di
abbandono. Ovviamente a risentirne è l’autostima.

Questa pratica, viene vissuta come un vero e proprio rifiuto sociale che
attiva nel cervello gli stessi percorsi neurali del dolore fisico. Un
impatto negativo che può inficiare le relazioni sociali reali e virtuali.
Non dimentichiamo infatti che è molto importante rimanere in contatto con
gli altri per gli uomini, poiché il nostro cervello ha un sistema di
monitoraggio sociale (SSM) che controlla l’ambiente per capire come reagire
alle situazioni che coinvolgono gli altri. La pratica di ghosting ci priva
di segnali e quindi ha un effetto, in alcuni casi, devastante sulle
persone, soprattutto se si parla di giovani che hanno bisogno del gruppo
dei pari per capire sé stessi e il mondo circostante.

Vamping: generazione di vampiri


Socializzare sul Web anche nelle ore notturne è diventata ormai
un’abitudine,

una vera e propria moda che spopola tra i ragazzi e non solo. Persone che
rimangono sveglie la notte per inviare messaggi e tweet, chattare e postare
commenti o foto. Il fenomeno si è diffuso con il nome di Vamping, per riprendere le attività dei vampiri che si
aggirano solo nelle ore notturne.

La generazione always on, costantemente connessa, non si ferma mai, neanche
di notte, con conseguenti problemi di concentrazione durante il giorno e
difficoltà ad addormentarsi nelle ore dedicate al sonno.

Se si pensa che il primo smartphone si maneggia ormai già in giovanissima
età,

il 98% dei ragazzi tra i 14 e i 19 anni possiede un proprio smartphone
dai 10 anni d’età,

questo significa che i giovanissimi possono risentirne fortemente. La
loro vita è sempre più legata agli schermi interattivi e mostrano serie
difficoltà a confrontarsi con il mondo circostante, con i loro coetanei e
con le generazioni precedenti.

Hikikomori: la reclusione in casa dei giovani

Un altro fenomeno frutto dei nostri tempi è l’Hikikomori,
termine giapponese che significa “stare in disparte”.

Ad essere interessati sono i ragazzi tra i 14 e i 25 anni che non studiano
né lavorano e che decidono di auto recludersi. Un fenomeno che, partito dal
Giappone interessa sempre di più le società con economie sviluppate.
Familyandmedia aveva già approfondito questa tematica raccontando come
molti adolescenti sceglievano volontariamente di rimanere reclusi e
incollati davanti agli schermi di un computer.

Ma le ultime stime parlano di migliaia di casi in continuo aumento, un vero
e proprio esercito di reclusi che ha bisogno di aiuto.

I soggetti che si autoescludono non hanno amici e trascorrono gran parte
della giornata nella loro camera. Hanno pochissime interazioni sociali se
non mediante la Rete e i social network. Anche su questi, i loro profili
sono fittizi, vivono quasi uno sdoppiamento totale. Un isolamento
pericoloso che sfocia spesso nella depressione.

Phubbing: il controllo diventa quasi ossessione

Last but not least, questo fenomeno è sicuramente il più diffuso. Una
pratica quotidiana messa in atto da chiunque, giovani e meno giovani.

Il Phubbing consiste nel controllare il proprio
dispositivo mentre si parla con qualcuno. Un fenomeno che sta mettendo a
dura prova i rapporti umani, perchè è inutile sottolineare quanta
concentrazione e attenzione si perda controllando il proprio smatphone.
Solitamente le conversazioni non arrivano neanche al termine perchè
l’interlocutore può perdere la pazienza e decidere di non parlare più o,
purtroppo come sempre più spesso capita, controlla il proprio smartphone a
sua volta non giungendo mai a conclusione.

Fenomeni preoccupanti e da monitare: stiamo perderdo la capacità di
confrontarci con i nostri simili vis-à-vis e anche i genitori spesso sono
costretti a mandare messaggi whatsapp ai propri figli per richiamare la
loro attenzione, anche se sono a poco meno di un metro.

Manca una cultura digitale

Ghosting, vamping, hikikomori, phubbing, ecco quali sono le nuove e
sconcertanti modalità di relazione sociale. Ma esiste una soluzione? Non ci
sono purtroppo ricette magiche o soluzioni veloci e a buon mercato. Quello
che è importante fare, è lavorare per costruire una nuova cultura del
digitale, per costruire un rapporto sano, libero, consapevole ed
equilibrato con gli strumenti tecnologici che sono ormai diventati delle
vere e proprie estensioni artificiali del nostro corpo. Bisogna quindi
lavorare sulla formazione del carattere dinanzi alle nuove forme di
presentarsi la perenne sfida: le virtù sono sempre le stesse ma si
esercitano in contesti diversi e in modi sempre rinnovati.

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