sabato, Giugno 10 2023

Eugene Gan.L’Infinito è in internet?Incontrare Cristo nei mass media . Emmaus Road, 2010

Che cosa offre la lettura di questo libro che non sia stato già proposto da
altre pubblicazioni degli ultimi anni sul tema del rapporto tra il
cristiano e i mass media?

Forse la ricchezza di proposte di enorme valore pratico ed educativo
offerto in meno di 150 pagine. Sono stati già scritti un gran numero di
volumi sul rapporto tra il modo di vivere la fede e i mezzi di
comunicazione del XXI secolo, ma questo offre una prospettiva nuova perché
sviluppa il tema dell’integrazione tra alcuni principi proposti dai testi
riconosciuti dalla Chiesa Cattolica e le modalità individuali di applicare
le virtù alla vita pratica all’interno di un contesto mediatico globale,
fissando criteri ben determinati per l’educazione dei figli.

Eugene Gan, professore associato di Comunicazione Mediatica Interattiva
presso la Franciscan University of Steubenville (USA) scrive queste pagine
partendo da una prospettiva dichiaratamente cristiana. Sono pagine pensate
per i suoi studenti, e supportate da testi di studiosi e docenti della
materia, ma con una prospettiva etica valida per coloro che professano
altre religioni, dal momento che, sostanzialmente, propone una serie di
chiavi interpretative utili perché gli utenti dei media possano applicare
le virtù al loro vivere quotidiano.

Gan individua sette nozioni chiave utili a rendere possibile una relazione
con i mezzi di comunicazione che tenga in considerazione le diverse
dimensioni della persona: l’equilibrio, l’attenzione al controllo di sé
ovvero la consapevolezza, la dignità della persona umana, la pienezza della
verità, l’ispirazione, lo sviluppo delle qualità personali, la motivazione
scaturita dal valore dell’esperienza. Il libro sviluppa ciascuno di questi
concetti perché li ritiene nozioni chiave idonee a consentire ad un
cristiano di vivere in modo adeguato ed edificante il proprio rapporto con
i media.

Tra il primo capitolo introduttivo e l’ultimo conclusivo, se ne succedono
altri sette, uno per ognuno dei sette concetti menzionati, analizzati con
un approccio metodologico comune: una descrizione del concetto chiave e la
sua applicazione in 5 fasi: preghiera (pray), ricerca (research), porsi domande (ask questions), sintesi ( integration), divulgazione al prossimo (passing it on).
Offrendo questi suggerimenti l’autore tenta di chiarire che per vivere in
modo coerente non è sufficiente sapere dove risiede il bene o conoscerne i
criteri generali di realizzazione, giacché esistono le passioni umane e le
difficoltà di vivere la fede in un determinato contesto. Questo studio
rileva come, per vivere le virtù è necessario confidare sull’assistenza di
mezzi soprannaturali (grazia, ricevuta attraverso la preghiera) e di alcune
risorse umane come la riflessione, in particolare l’esame personale
focalizzato sul modo in cui siamo soliti porci in relazione ai media
inserendoli nella nostra vita (tempo, relazioni, finalità, contenuti) e,
infine, contiene la proposta di un’attività divulgativa che si realizza
nella condivisione con gli altri di questo personale modo di vivere.

Per questa ragione, ciascuna di queste tappe è contrassegnata da una serie
di domande o consigli che potrebbero aiutare l’esperienza personale: quanto
tempo dedico ai mezzi di comunicazione ogni giorno? Cosa vi trovo? Come
arricchiscono o limitano le mie relazioni con il prossimo? Come mi
influenzano? Possiedo un criterio per la selezione dei film? Come vi sono
rappresentati il bene e il male? Quali contesti mediatici possono
danneggiarmi spiritualmente o moralmente? Quali mi arricchiscono?

L’idea sottesa al fondo delle argomentazioni del libro nel suo complesso è
che i mezzi di comunicazione sono straordinari ed edificanti nella misura
in cui “sono vissuti”, sia da soggetti che siano semplici utenti sia da
professionisti, ponendo l’accento sulla dimensione morale, vale a dire,
sulle condizioni di sviluppo delle potenzialità della persona umana
finalizzate al bene, alla verità. La qualità del messaggio mediatico,
caratterizzato da contenuti ispiratori di verità, può migliorare la
crescita delle persone, qualora, facendone un uso equilibrato e attento,
riescano ad integrarli con altri aspetti del vivere quotidiano. Al momento
di scegliere i mezzi di comunicazione cui prestare attenzione per il nostro
intrattenimento o per realizzare una differente attività è opportuno
valutare cosa offrono e il loro modo di migliorare o danneggiare le
persone. In un certo senso l’autore fa emergere, partendo da un’altra
prospettiva e in un contesto mediatico, le tre fonti della moralità degli
atti umani: l’oggetto, l’intenzione e le circostanze. A sostegno delle
proprie qualificazioni morali utilizza citazioni dal magistero della
Chiesa, che ben si adattano al mondo della comunicazione, sebbene
provengano da una grande varietà di documenti eterogenei tra loro.

Tra i possibili limiti di questo libro si potrebbe indicare il proposito di
inquadrare tutto all’interno delle sette nozioni chiave, di modo che
talvolta risultano un po’ forzati alcuni passaggi logici o alcune
argomentazioni nella direzione di far corrispondere a ciascuno dei concetti
richiamati una virtù, affinché si giunga ad elencare le tre virtù teologali
e le quattro virtù cardinali. Indubbiamente, il libro fornisce alcune idee
su come vivere queste virtù in un contesto mediatico, ma a volte è
difficile cogliere il rapporto che si instaura con il concetto chiave
corrispondente. Inoltre, alcuni degli esempi utilizzati a commento delle
tesi sostenute si concentrano troppo su produzioni cinematografiche,
compresi alcuni concetti sulla rappresentazione del bene e del male che
richiederebbero maggiore approfondimento e rigore.

Il libro si rivolge a un vasto pubblico, ma è particolarmente utile per
educatori e genitori, perché guarda i media con simpatia, pur senza
ingenuità, e al contempo aiuta in un modo semplice a riflettere sul ruolo
che hanno nella vita quotidiana, offrendo alcune idee pratiche per vivere e
educare se stessi e gli altri.

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