mercoledì, Settembre 27 2023

Una tendenza oscura sta prendendo sempre più piede tra gli adolescenti
nipponici: l’hikikomori, un fenomeno sociale molto simile alla depressione, che annulla quasi
completamente la socialità di una persona e, di conseguenza, la sua
capacità di vivere in relazione con gli altri.

Gli hikikomori sono in maggioranza adolescenti di sesso
maschile che decidono di alienarsi volontariamente dal resto del mondo e
fuggono dalla realtà: scelgono in pratica di ritirarsi completamente dalla
vita sociale.


Sherry Turkle


aveva già notato il pericolo del paradossale isolamento che producono le
reti sociali, ma questo è qualitativamente diverso, è patologico.

Gli hikikomori si chiudono nei confini angusti della loro
stanza, dove creano il proprio habitat di difesa e usano i dispositivi
digitali come unico strumento di contatto e di relazione con il mondo
esterno. Arrivano perfino a dimenticarsi di loro stessi e del proprio
proprio aspetto fisico, evitano l’aria aperta, come qualsiasi comunicazione
con il resto dei membri della propria famiglia. La loro reclusione può
durare diversi mesi, addirittura anni. Restano rinchiusi nella propia
apatia e depressione, e si esprimono solo attraverso la Rete. Intrappolati
nel loro isolamento, non è raro vederli accumulare grandi quantità di
oggetti nelle proprie stanze e residui di alimenti.

I primi indizi e segni di allarme di questo fenomeno sociale si ebbero
negli anni 90, anche se alcuni studiosi, come Tamaki Saito, preferiscono
datare il fenomeno addirittura negli anni 80. La loro situazione è frutto
di una decisione individuale ma che spesso è fortemente condizionata dal
contesto sociale nel quale vivono. Nel caso specifico del Giappone, incide
molto la realtà socioeconomica e familiare: Secondo gli ultimi dati


dell’ufficio ufficiale di statistica


del Giappone, infatti il tasso di disoccupazione è del 3,4%, ma esiste una
forte differenza tra il tasso di invecchiamento che è molto alto e il tasso
di natalità che invece è molto basso. Chiaro segno questo di un forte
squilibrio generazionale. Nel paese inoltre, e questa forse è la causa
maggiore di disagio per gli hikikomori, pesa molto il
contesto familiare, da sempre tradizionalmente autoritario e fonte di
grande pressione sociale verso i proprio figli, per spingerli continuamente
al successo personale.

Si calcola che l’hikikomori colpisce, solo in Giappone,
circa un milione di persone. E questa forma estrema di isolamento che è
degenerata in una vera e propia malattia, si estende anche in altri paesi,
come Stati Uniti, Spagna ed Italia, sebbene in questi casi la
manifestazione del fenomeno abbia sfumature diverse, dovute alle differenti
configurazioni sociali e familiari, che sono molto diverse da quelle del
paese nipponico.

Il fenomeno dell’hikikomori ci deve far riflettere sulle
conseguenze dell’isolamento, quando questo colpisce gravemente lo sviluppo
psicologico di un adolescente. Il contatto sociale “fisico” è fondamentale
per una persona e per la sua maturazione.

Questo fenomeno – autentica patologia sociale – tuttavia è per fortuna
ancora marginale nei paesi europei, ma non si deve sottovalutare il
pericolo e l’impatto devastante che può avere sulle famiglie e, di
riflesso, su tutta la società, accentuando fenomeni come l’indifferenza e
l’individualismo.

La domanda a questo punto sorge spontanea: i media digitali sono un terreno
fertile per questo fenomeno? Forse la verità sta nel mezzo, come era solito
dire Aristotele. Se utilizzati correttamente, i dispositivi digitali sono
certamente un buon strumento, ma un loro uso eccessivo o esclusivo come
mezzo di comunicazione è indubbiamente un fattore di rischio che può
offrire terreno fertile per far germogliare fenomeni anomali come quello
dell’hikikomori.

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