venerdì, Aprile 19 2024

Complici delle favolose serate estive, accarezzata da una tiepida brezza, mentre i bambini giocavano in giardino, ho avuto la possibilità di immergermi nella piacevole lettura di un libro dal titolo molto suggestivo: “Cinema e famiglia. Scoprire i valori attraverso i film della nostra vita”, coordinato da Daniel Arasa senior e con il contributo di diversi autori ed esperti di cinema.

Si citano alcuni premi che sono nati nel 1996 in Spagna, per mano di Arasa, e che oggi compiono 25 anni. Sono i “premios Familia” (Premi Famiglia), assegnati dal Grup d’Entitats Catalanes, nella sezione CinemaNet, a film e persone del mondo del cinema che riflettono valori umani, familiari, educativi, sociali e civici nel loro lavoro.

Era necessario trovare un modo per motivare e premiare tutti coloro che, in qualche modo, contribuiscono a rendere il cinema e le serie il luogo perfetto per trasmettere dei buoni valori che ci rendono più umani e che ci aiutano a riconoscere la nostra dignità. Da un lato, si tratta di valorizare il loro lavoro, appunto; dall’altro di sostenerli e incoraggiarli a continuare, in un mondo in cui dobbiamo andare controcorrente.

Come trasmettere il valore del perdono? Come raccontare i benefici di una famiglia unita alla società? Come si fa a mostrare al mondo che un matrimonio può durare tutta la vita, nonostante le avversità?

Abbiamo uno strumento cruciale, è la cosiddetta “settima arte”, capace di connettersi con lo spettatore e farlo emozionare, reagire, sognare. È un trampolino di lancio che può essere usato nel bene o nel male.

Attraverso diversi autori, il libro passa in rassegna i vari fattori che influenzano la famiglia, capaci di oltrepassare lo schermo, raggiungendo il cuore dello spettatore. E lo fa di pari passo con i film di una vita, che alcuni di noi probabilmente avranno visto molte volte. Il buon cinema cattura e genera sentimenti che elevano lo spirito. Al contrario, i film che danno una cattiva immagine dell’istituzione della famiglia producono risultati catastrofici.

Lo afferma Alfonso Méndiz, rettore dell’Università Internazionale della Catalogna, nel suo contributo su come le serie influenzano i giovani e la famiglia. Ebbene, le pellicole possono essere autentici capolavori, oppure l’esatto contrario. Un esempio che spicca tra i disastri è il “Gioco dei calamari”. Non è una serie per bambini e i genitori devono prendere le redini coi figli, non essere in balia di ciò che l’industria offre, mettere filtri di controllo, se è il caso.

Un bersaglio influenzabile e altamente vulnerabile sono gli adolescenti. Méndiz evidenzia, ad esempio, come le serie poliziesche – diventate così di moda qualche anno fa – abbiano avuto un impatto considerevole sui giovani, tanto da influenzare anche la scelta del percorso universitario. Oppure pensiamo al tema del suicidio, che è piombato sul grande schermo con “Por trece razones”: si tratta di un argomento delicato, in particolare per gli adolescenti, che iniziano a definire la propria personalità in modo autonomo e talvolta con difficoltà.

Hanno una grandissima responsabilità, quindi, sia i registi che i genitori: questi ultimi, infatti, possono fungere da filtro tra offerta dall’industria e ciò che entra nelle case. 

I genitori di oggi provengono da tempi in cui l’autorità era esercitata spesso in modo forte; ora potremmo trovarci dall’altra parte del pendolo. Tuttavia, non dobbiamo lesinare sulla nostra funzione educativa. Lo afferma Mª Ángeles Almacellas, dottoressa in Filosofia, nel suo articolo “Lo strumento educativo cinematografico nella famiglia”.

Ella ci suggerisce di rendere nuovamente di moda i cineforum, incontri pensati appositamente per vedere e discutere insieme su un film. Si tratta, infatti, di un’attività che stimola a interrogarsi su ciò che si guarda.

Un altro tema che la psichiatra Marián Rojas non cessa di ripetere, e che Almacellas porta alla ribalta, è quello di abituarsi a posticipare la ricompensa, scelta così necessaria nella nostra società di oggi. Siamo immersi nella cultura dell’immediatezza, accompagnata da una grande offerta e da tanta varietà di scelta. Tuttavia, ciò che sembra essere soluzione ai nostri problemi, porta ad un aumento della solitudine e al confinamento in noi stessi.

Nacho Laguía, che ha conseguito un master presso l’Università di Navarra, spiega come Disney abbia cambiato la famiglia. È interessante vedere che molti dei suoi classici omettono la figura dei genitori. Sebbene ci siano state due letture, quella che sembra più accreditata è che Walt Disney stesso ha vissuto un evento traumatico perdendo sua madre e ciò sarebbe stato riversato nei suoi film. Vediamo, quindi, che dietro ai personaggi ci sono persone, con le loro ferite ed esperienze, e queste, nel bene e nel male, segnano il cinema.

L’esperienza cinematografica, però, è molto più della semplice visione di un film. Popcorn, colonna sonora, sceneggiatura, attori: quando tutte queste caratteristiche sono al top e si uniscono tra loro ecco che avviene il capolavoro.

Il prestigioso American Film Institute, negli ultimi anni, ha messo al primo posto nella sua classifica il film “Com’è bello vivere”. È un film che invecchia, mentre restano eterni i suoi valori. Ci sono film che vengono riproposti ogni Natale e, di anno in anno, li vediamo come se fosse la prima volta, anche se li conosciamo a memoria.

Quali sono i valori che non passano mai di moda e che contribuiscono a dar vita a un capolavoro? Il perdono, l’amicizia, la famiglia, la lealtà, l’amore; ingredienti sufficienti che influenzano positivamente lo spettatore. “Positivo” è ciò che favorisce la crescita in umanità della persona. Al contrario, le azioni negative sono quelle che portano ad un modo di vivere sbagliato e che producono distruzione.

Ecco perché i premi assegnati da Cinemanet hanno la loro importanza, in quanto sono una boccata d’aria fresca nell’industria cinematografica, che incoraggia attori e registi a tirare fuori il meglio di sé stessi e a rendere “di moda” i valori essenziali.

Purtroppo, e per non allungare un articolo già molto esteso, non posso nominare tutti gli autori presenti nel libro, ma li includo in qualche modo nelle due conclusioni che ho tratto dal libro. Da un lato, guardare di nuovo i film in famiglia, preparando molto bene l’atmosfera, per rendere quella serata un’esperienza unica. E, d’altra parte, prestare attenzione quando si sceglie il film, terminando, con un po’ di dibattito. Una sorta di cineforum domestico, che aiuta tutti a fermarsi e pensare, attitudine così necessaria ai nostri giorni.

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