martedì, Settembre 26 2023

Oggi i bambini hanno accesso agli stessi strumenti di comunicazione
degli adulti, anzi paradossalmente l’evoluzione tecnologica e quindi
della comunicazione è più facilmente gestita da giovani e giovanissimi
che non dagli adulti, scavalcando così, di fatto, a priori, il “filtro
parentale”. Sono i bambini ora a introdurre e guidare i genitori nel
mondo virtuale. All’apparenza sembra che si siano invertiti i ruoli.

La comunicazione intesa come sinonimo di educazione ha visto il suo
sviluppo nel tempo sempre con la figura di un mediatore, un moderatore,
in carne ed ossa. Da quando la cultura veniva trasmessa semplicemente
per via orale e poi successivamente negli scritti, ha avuto sempre
bisogno di una figura umana, adulta, quale accesso ai contenuti,
proponendosi come guida alla ricerca delle verità di vita.

Nella semplicità di un racconto o meglio ancora della fiaba, per quanto
riguarda i bambini, era possibile infatti trasmettere le più grandi
conoscenze e aiutarli in maniera semplice a crescere orientandosi nel
mondo. E tante sono le fiabe che ci restituiscono almeno in parte o in
qualche aspetto l’immagine vera del padre prima delineata (basti
pensare alla favola del Principe Ranocchio, dove il padre
induce a far rispettare le promesse; a Pollicino, dove il
padre lascia il figlio libero di scoprire il mondo ma è subito pronto
ad accoglierlo e ad aiutarlo al suo ritorno; a Il passero e i quattro figli, dove il padre dispensa consigli
affinché i piccoli possano affrontare il mondo.

Ma forse una su tutte può realmente ergersi ad icona e guida incarnando
tutti gli aspetti del vero padre. E’ Geppetto, l’artigiano costruttore
e padre di Pinocchio, il protagonista del libro di avventure per
ragazzi più tradotto e conosciuto al mondo: Le avventure di Pinocchio. Simbolicamente quella di Pinocchio
è la storia di un bambino che in fondo impara a crescere, con tutte le
debolezze e le incoerenze dell’età ma anche con tutta la voglia di
apprendere per diventare grande. Il racconto, con tutto il suo valore
pedagogico-educativo in ogni tempo e luogo riconosciuto, è pertanto un
percorso di avventure del burattino, fatto dal reiterarsi di situazioni
dove ogni epilogo è frutto di una scelta individuale che è sempre fatta
tra ciò che è bene, indicato e suggerito da opportuni personaggi nel
contesto della narrazione (grillo parlante, fata turchina,…)
contrapposto a ciò che è male indicato da altrettanti personaggi (gatto
e volpe, lucignolo,…).

In tutto questo percorso la figura di Geppetto è preminente nel suo
ruolo appunto di padre da cui il pezzo di legno “prende vita” e a cui
il burattino tende sempre fino all’epilogo finale, in cui finalmente
c’è il passaggio da essere inanimato ad essere animato, fine che ha
mosso tutta l’azione del protagonista. Difatti, già all’inizio del
racconto c’è la volontà del burattino di cambiare il suo stato ed è per
questo che tra Mastro Ciliegia che vuole farne una gamba di tavolo
(lasciandolo nell’inanimato) e Geppetto che invece vuole farsi un
burattino che sappia ballare e andare con lui in giro per il mondo
(portandolo nell’animato) sceglie il secondo, che quindi lo considera
come un figlio, associando subito alla sua figura di generatore, anche
quella di padre e quindi di educatore. Come tale pertanto il “padre
Geppetto” sostiene il burattino nel suo percorso e lo soccorre ogni
volta che questo si allontana da lui per poi ritornarvi, chiedendo
aiuto. E’ il caso di quando Geppetto gli rifarà i piedi che il
distratto burattino si è bruciato o di quando sfamerà l’affamato
Pinocchio con le sole tre pere che si era portato dal carcere. Il
“padre Geppetto” sacrifica se stesso pur di consegnare al proprio
figlio i mezzi per poter fare il suo percorso e quindi s’inventa come
può i vestiti per vestirlo e vende i suoi per compragli l’abbecedario.
Ancora il “padre Geppetto” dà al burattino avvertimenti sul futuro e
consigli lasciandogli nel frattempo la libertà di scegliere, coscienti
entrambi che per qualsiasi scelta lui sarà sempre lì a sostenerlo.

E’ così che Pinocchio affronta il suo percorso di vita scegliendo,
sbagliando e rialzandosi, costruendo se stesso fino a quando il
percorso non è maturato e restituisce al padre ciò che egli gli ha
donato: è infatti lui che lo soccorre nella pancia del pescecane, è lui
che costruisce la carretta per trasportarlo ormai vecchio e stanco; è
lui che lavora per mantenere entrambi. E’ così quindi che si compie
l’atto finale con l’intercessione della fata, espressione della
sapienza che cresce con l’esperienza, che permette al burattino di
diventare un bambino vero e vivere nella stessa dimensione del padre.
Cosa c’è di più esplicativo quindi di un racconto di crescita e di
insegnamento alla società come Le avventure di Pinocchio, dove
il padre assume quella giusta dimensione che sembra essere oggi persa e
che risulta allo stato attuale così necessaria da riconquistare? Sarà
ancora oggi una favola ad insegnarci la strada da intraprendere per
rigenerare noi stessi e la società in cui viviamo?

I genitori devono quindi entrare nei mondi virtuali dei bambini,
partecipare a quelli che sono i loro mondi e viaggiare insieme alla
scoperta in comune delle nuove realtà che costruiscono la quotidianità
di ogni bambino. I ragazzi hanno infatti bisogno di riavere un modello
da imitare e i padri devono ridiventare delle guide, insegnando a
discernere i veri valori e facendo da mediatori tra le regole da
rispettare e le proprie libertà da conquistare e gestire in base alle
età.

(*) Dario Nuzzo è Owner e Art Director della DD Enter Srl,
Business Development e PR Manager della Fondazione Nazionale Collodi ed
autore e ideatore del pluripremiato format televisivo MUKKO PALLINO
indirizzato a giovani e famiglie di forte valenza educativa.

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