domenica, Settembre 24 2023


“Se guardare il seno di un’altra donna al bar fa andare tuo marito più
contento al lavoro, cosa c’è di male? Se guardare un video su Internet
lo mette di buonumore, perché impedirglielo? Mica ti tradisce con uno
schermo, mica ti tradisce con una occhiata… dovresti essere più
elastica”.

Queste parole sono state pronunciate da uno psicologo che si occupa di
terapia di coppia; ovvero da una persona che, si presume, dovrebbe
valorizzare la dignità della donna e la sua relazione con l’uomo.

Non tutti saranno d’accordo con lui; probabilmente molti suoi colleghi si
dissoceranno, ma è un dato di fatto che ci sono specialisti con simili idee
e persone comuni che accettano, senza alcuno scrupolo, il malcostume, o
meglio, la piaga sociale, della pornografia.

Sì, piaga sociale, perché la pornografia è molto più che un vizio. La
pornografia implica un modo distorto e insano di approcciarsi all’altro
sesso, un modo distorto e insano di pensare alla relazione uomo-donna.

Non si può difendere una pratica che fa della donna un manichino, una
persona senza volto.

Non si può pensare di aiutare una coppia a ritrovarsi dicendo alla sposa di
“sopportare” che il marito guardi altre donne e soprattutto che le guardi
come oggetti di piacere e non come esseri umani da rispettare. E i motivi
sono molteplici.

Vi abbiamo già parlato della pornografia come malattia, come

ossessione che distrugge chi ne fa uso e i matrimoni, perché “alza
barriere” tra i coniugi.

Ma cosa pensereste se la pornografia favorisse anche comportamenti violenti
o fortemente denigratori nei confronti della donna?


Pornografia e violenza sulle donne: una relazione concreta

Come ben spiegato nell’articolo

¿Hay una relación entre consumo de pornografía y violencia? Veinte años
de estudios dicen que sí

(in cui si analizza il legame tra porno e violenza in modo chiaro e
dettagliato), più di venti anni di studi rivelano che esiste una
connessione tra il consumo di materiale porno e la piaga sociale
dell’aggressione contro la donna.

L’articolo riporta dei dati utili quanto allarmanti raccolti
dall’Associazione FightTheNewDrug.org (che si
occupa specificamente di analizzare l’impatto della pornografia sulla
persona, sulle relazioni e sulla società e tenta di offrire vie di
guarigione). Ebbene, una ricerca svolta nel 2010 ha preso in esame il
contenuto dei 50 video porno più venduti ed è emerso che in 304 scene di
sesso, l’88% includeva violenza fisica, la metà di esse violenza verbale;
solamente una ogni 10 scene non conteneva nessun tipo di aggressione. Nel
95% delle scene di violenza le donne rispondevano alle aggressioni con
gradimento e sorrisi.

Insomma, questi video presentano uomini violenti e donne umiliate ma
contente, favorendo nello spettatore – prosegue la ricerca – l’idea
perversa che la violenza all’interno di un rapporto intimo sia normale se
non addirittura positiva.

E si verifica qualcosa di drammatico: il porno ha la capacità di intaccare
il cervello, creando una associazione potentissima tra violenza ed
eccitazione sessuale.

La realtà ci dice che molti stupri sono compiuti da persone che fanno uso
di materiale porno.

Altro che passatempo innocuo

Potevamo pensare che il porno favorisse la violenza sulle donne per il
fatto che accostandosi a certi contenuti si finisce per vedere la donna
come un oggetto, quindi priva di libertà da rispettare e di una dignità
personale. Perché di un oggetto si può fare ciò che si desidera.

Già questo, ovviamente, sarebbe stato un motivo sufficiente per mettere in
guardia i nostri ragazzi sull’utilizzo di materiale pornografico.

Purtroppo, però, il problema risulta ancora più serio quando si analizzano
i contenuti dei video, che esaltano la violenza come fosse un elemento
erotico quasi imprescindibile.

Dunque, attenzione.



La lotta contro la pornografia è parte della lotta contro la
violenza

La violenza sulle donne e i femminicidi sono problemi molto sentiti nella
nostra società, dove si cerca sempre più di affermare la parità dei sessi e
di difendere i diritti di ogni persona, indipendentemente dai suoi
connotati.

Non è difficile, quindi, provare sdegno o sentir gridare al mostro quando
la cronaca porta alla luce un nuovo caso di aggressione di un uomo verso
una donna.

E sono molte le iniziative volte a difendere le vittime di violenza o a
prevenire questo genere di situazioni. Associazioni, centri di accoglienza,
forze dell’ordine, persone impegnate in ambito giuridico cercano di aiutare
le donne a riconoscere potenziali carnefici, a denunciare chi usa violenza
contro di loro e contribuiscono a migliorare le leggi affinché ci sia
sempre più tutela.

Anche nel campo della comunicazione c’è molto fermento. Pensiamo agli
slogan affissi per le città: “C’è un unico modo per cambiare un fidanzato
violento: cambiare fidanzato”, “Se ti picchia, non ti ama”, “Non lasciare
domani un uomo che va lasciato oggi”. Sono solo alcuni dei messaggi che
circolano nelle metro o nei bus.

Pensiamo poi ad attrici e showgirl famose che prendono posizione per
difendere le donne che subiscono abusi.

Tutto ciò favorisce senz’altro un cambiamento positivo della cultura.

Eppure, dobbiamo prendere atto del fatto che insieme a queste buone
iniziative, nella nostra società coesistono comportamenti – tollerati se
non addirittura promossi, come abbiamo visto nel caso dello psicologo
sopracitato – che denigrano la donna e favoriscono la sopraffazione
dell’uomo su di lei. E’ questo anche il caso della pornografia.

Combattere la pornografia significa quindi combattere contro la violenza.


Valorizzare l’intimità per ridurre casi di violenza

Non possiamo essere paladini della difesa delle donne e poi scherzare o
chiudere gli occhi di fronte ad una pratica così strettamente connessa con
il fenomeno della violenza di genere.

Non possiamo considerare “esagerate” quelle donne che non accettano
compromessi, che vogliono il porno fuori dal loro matrimonio.

Non possiamo educare i ragazzi al rispetto per la donna se non rigettiamo
con forza tutto ciò che favorisce la sua sopraffazione.

Non basta affiggere manifesti o stigmatizzare gli stupratori, non basta
modificare la legge: è indispensabile partire dall’educazione, dare valore
all’affettività e rifiutare tutto ciò che la sporca.

Di certi fenomeni, specialmente se grandi e complessi, solitamente si vede
solo ciò che è più evidente e si fatica a scavare fino alle radici.

Ma ricordiamo che di ogni iceberg si vede solo la punta, mentre il resto
rimane nascosto nel mare.

Ed è proprio il ghiaccio che non si vede a fare affondare le navi.

Previous

Vivere e morire per un selfie

Next

8 marzo: la donna è molto di più che un oggetto o un marchio per vendere

Check Also