giovedì, Marzo 28 2024

Nel 2012, è circolata su Facebook una lettera di un autore
apparentemente sconosciuto che fa riferimento a un dialogo, certo
fantasioso ma potente, tra due bambini che stanno per nascere. Da
semplici ricerche, sembra che l’autore sia lo scrittore francese Jaques Salomé (Tolosa, 1935) e che la lettera sia un estratto
di un testo da lui scritto. Lasciando per un’altra volta l’esplorazione
del testo originale, presento qui la mia versione ampliata e
completata, alludendo a vari elementi un po’ dimenticati che circondano
la nascita di ogni vita umana.

***

Nel grembo di una donna incinta, una coppia di bambini stava parlando
di un argomento di spessore molto importante:

“Credi nella vita dopo il parto” – ha chiesto uno.

“Penso di sì! -Penso che quel giorno sarà l’inizio di una nuova era per
noi. Saremo più liberi e più pieni. È per questo che siamo venuti qui:
per prepararci a quel grande momento”.

“Ci credi davvero? Ma non abbiamo prove di una tale vita. Anche tutto
quello che abbiamo qui non indica una vita migliore”.

“Non ne sono sicuro nemmeno io, ma qualcosa mi dice che ci sarà più
luce e più spazio. Saremo in grado di muoverci più facilmente e anche
di sviluppare i nostri arti e i nostri sensi. Ho persino il sospetto
che potremo fare la stessa cosa che stiamo facendo tra di noi:
parlarci”.

“Che cosa strana. Non riesco a concepire un mondo in cui usiamo
i nostri arti per spostarci. Non so cosa intendi per sviluppare i
nostri “sensi”. Dialogare? Beh, non lo so. Per ora, quello che posso
dirvi è che la vita dopo la nascita non è fattibile perché
implicherebbe lo scollegamento dal cordone ombelicale, e questo implica
la morte”.

“Anch’io sono anche terrorizzato dal fatto che ci stacchiamo dal cordone ombelicale. Ma ci sono momenti
in cui, quando siamo in silenzio, sento un certo “palpito”, una
pulsazione che improvvisamente si accelera, che mi fa sentire speciale.
Sento anche delle “voci” che sembrano rivolte a noi. Questi fenomeni
non sono una chiara indicazione che c’è “qualcuno” fuori che ci sta
aspettando?”

“Pensi che ‘qualcuno’ ci stia aspettando dopo la nascita? Ora mi stai
davvero preoccupando. Se senti delle voci o senti delle palpitazioni
che ti fanno sentire speciale, dipende da te. Quello che è vero è che
siamo cresciuti molto ultimamente e non c’è più spazio sufficiente per
noi due per vivere in questo luogo limitato e buio. Per me, è meglio
che arrivi il giorno della consegna e metta fine a questa inspiegabile
e ridicola esistenza.”

“Sentirti parlare così mi rende triste, ma capisco la tua posizione. Ci
sono giorni in cui vuoi solo lasciarti andare e non pensarci più.
Tuttavia, qualcosa mi dice che questo “qualcuno” che ci sta aspettando
è molto speciale. In effetti, sospetto che non sarà un “qualcuno”. Vedremo mamma e papà e loro si prenderanno cura di noi”.

“Mamma e papà? Credi in queste sciocchezze, nei genitori che ci genereranno ed educheranno
per sempre? Non ti sembra un po’ servile? Ora devi solo dirmi che avremo anche fratelli,
cugini, zii, zie e persino nonni. Credimi, tutto quello che mi dici sono puri miti, illusioni, aneliti di un’esistenza irreale che ci
tolgono l’identità. Ricordati, siamo esseri individuali, liberi e autosufficienti. La vita,
irrimediabilmente, finisce dopo la nascita e non c’è nulla che lo impedisca.”

“Ti sembra molto strano o servile parlare di mamma o papà, fratelli,
cugini e nonni? Ma non ti rendi conto che mamma e papà sono ovunque? Sento che attualmente viviamo
nella mamma, ed è stato papà a lasciarci qui in carica per un periodo
di preparazione alla vita che ci aspetta. La stessa cosa è successa a
loro all’epoca, e anche ai nostri fratelli e cugini”.

“Rispetto le tue idee. Tuttavia, condivido con te quanto segue: nessuno di noi ha mai visto mamma e papà, fratelli,
cugini, ecc. Pertanto, è logico pensare che non esistono e le prove lo
confermano. Alla fine, il giorno della nascita è vicino e niente avrà
più importanza, perché tutto si perderà nel nulla”.

“Forse hai ragione, ma condivido anche questo con te: credo che il
cordone ombelicale sia collegato alla mamma e quando lei mangia, noi ci
nutriamo. Ci sono giorni in cui, quando noi siamo in
silenzio, sento mamma e papà che parlano di noi, di quanto ci amano e di quanto
vorrebbero stringerci tra le loro braccia. Sospetto che stiano
aspettando con ansia il giorno della nascita, quando finalmente li
incontreremo. Forse mi sbaglio, ma voglio già nascere e incontrarli”.

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