lunedì, Dicembre 9 2024

I professori Martins e Wilson, rispettivamente dalle università dell’Indiana e dell’Illinois (USA) hanno condotto un sondaggio sugli studenti i cui risultati hanno mostrato una relazione significativa tra l’esposizione alla “aggressione sociale” in televisione e una maggiore aggressività sociale a scuola.

Gli autori intendono per “aggressione sociale” la “violenza morale”, cioè non l’aggressione fisica, come nel bullismo, ma quei comportamenti che danneggiano l’autostima o lo status sociale degli altri, come pettegolezzi, critiche, ecc.

Questo è il primo studio che fornisce la prova che l’aggressione sociale vista in televisione è associata ad una maggiore tendenza tra gli alunni delle scuole elementari ad imitare gli stessi comportamenti con i coetanei a scuola.

In ”Aggressione sociale in televisione e relazioni con l’aggressività dei bambini in classe”, in Human Comunication Research 1 (2012), p. 48-71, si osserva anche che c’è un notevole quantità di ricerche sull’ aggressività fisica, ma, ad oggi, scarsa attenzione è stata rivolta al comportamento aggressivo che è più sottile e di natura relazionale, cosicché ci sono pochi studi precedenti a questo sull’aggressività sociale nei bambini.

Una delle ipotesi proposte da Martins e Wilson prevede la possibilità di una relazione tra la visione da parte dei bambini di programmi ad elevato tasso di aggressività e l’effettivo uso dell’aggressione sociale.

I risultati della ricerca hanno rivelato che un gruppo di variabili socio demografiche possono contribuire ad aumentare significativamente il tasso di aggressività sociale in alcuni bambini, come ad esempio l’appartenenza ad un livello socio economico basso, lo scarso rendimento scolastico, l’alienazione, in questi casi, l’esposizione televisiva avrebbe potuto predire l’aggressività sociale dei bambini.

Un’altra delle ipotesi proposte da Martins e Wilson prevede che la sperimentata relazione tra la visione di programmi con alto tasso di aggressività sociale e l’uso effettivo dell’aggressività sociale sia più diffuso tra le bambine che tra i loro compagni maschi. Gli autori hanno scoperto che la interazione tra genere sessuale e esposizione all’aggressività sociale era statisticamente significativa nel caso delle bambine, al contrario dei bambini.

I risultati di questo studio sono discussi in termini delle teorie cognitivista sociale e di elaborazione delle informazioni. Secondo la prima teoria il bambino può imparare osservando l’ambiente che li circonda e i personaggi televisivi, soprattutto se ne risultano simili, sono modelli interessanti da seguire e premiati per le loro azioni. Per questa ragione è maggiormente probabile che si verifichi la tendenza all’imitazione quando le condotte osservate sono premiate piuttosto che censurate.

Gli autori hanno concluso che vedere programmi con un elevato tasso di aggressività sociale perpetrato da personaggi attraenti, provoca la ripetizione di questo tipo di comportamenti in larga parte tra le ragazze all’interno del contesto scolastico, poiché stanno imitando e imparando dai modelli socialmente aggressivi proposti dai loro programmi preferiti.

Secondo la teoria della elaborazione delle informazioni, che registra gli effetti dell’esposizione mediatica alla violenza nel corso del tempo, concentrandosi sull’acquisizione e il consolidamento di sequenze di comportamenti aggressivi o ripetizioni mentali di eventi familiari ripercorsi con la memoria, gli autori hanno concluso che gli spettatori abituali di programmi con alti livelli di aggressività sociale, acquisiscono e memorizzano i ruoli che incoraggiano l’uso di pettegolezzi e insulti in aula.

Nota metodologica

L’indagine è stata condotta su un campione di 527 bambini dai 5 ai 12 anni, la metà di ragazzi e ragazze. Abbiamo scelto due scuole di Vermillion County (Illinois), sulla base della diversità socio-economica. La ricerca è stata effettuata nelle scuole durante l’orario scolastico. Il trattamento statistico dei dati è stato adeguato e sono state esaminate le significative variabili moderatrici. Gli stessi autori sottolineano le limitazioni intrinseche allo studio delle correlazioni, e pertanto la necessità di ricerca longitudinale per valutare se la relazione evidenziata si riscontra nel lungo periodo.

Questo studio fornisce un importante contributo all’analisi dei comportamenti socialmente aggressivi nelle aule e il loro rapporto con contenuti violenti in televisione. I loro risultati sono di particolare interesse per genitori ed educatori e sono un’ulteriore dimostrazione che il consumo di contenuti violenti nei media ha un impatto diretto sui bambini, che possono diventare vittime del rifiuto dai loro coetanei, sperimentare sentimenti di solitudine e depressione e veder diminuire la propria autostima, tutto questo a motivo del fatto che i loro aggressori apprendono e imitano i comportamenti proposti dallo schermo televisivo.

Previous

La perenne attualità della Familiaris consortio secondo il Cardinale Caffarra

Next

Dal 30 maggio al 3 giugno si è svolto il settimo Incontro Mondiale delle Famiglie, sul tema: «La famiglia: il lavoro e la festa». Il racconto del nostro inviato a Milano

Check Also