venerdì, Marzo 29 2024

Una persona su due al mondo

è presente su almeno una piattaforma social. Per la precisione ci sono 3.4 miliardi di utenti attivi nei social network su
7.6 miliardi di popolazione che abita il nostro pianeta. Un numero
davvero incredibile. Basti pensare che, in un solo anno, da gennaio
2018 al gennaio del 2019, si è registrato un aumento di 288 milioni di nuovi iscritti sui social
, con un balzo del +9% rispetto all’anno scorso.
Questi sono i dati dell’ultima ricerca, appena pubblicata, da


We are social

, uno studio che viene fatto ogni anno sulla penetrazione di internet e
dei media digitali nel mondo.

Siamo sempre più digitali, siamo sempre più social e il confine tra la
nostra identità off-line e quella on-line diviene sempre più labile e
sfumato.

Da identità reale a identità virtuale

Diciamolo chiaramente:

il tempo che passiamo immersi nel nostro mondo degli schermi,
aumenta ogni giorno di più

. Solo sui social, sempre secondo lo studio di We are social 2019 , passiamo in media 2 ore e 16 minuti al giorno.
Appena 5 anni fa, nel 2014, era un’ora in meno.

Complessivamente stiamo su internet, per svago o per
lavoro, 6 ore e 42 minuti. Oltre un quarto della
nostra giornata!

La nostra presenza su internet sta diventando ossessiva, quasi
compulsiva. La Rete è diventato il

canale principale attraverso cui costruiamo e offriamo l’immagine
di noi stessi e ci relazioniamo con gli altri

. Se ci pensiamo bene, ormai il nostro primo biglietto da visita è il
nostro account su Facebook, Instagram o Linkedin. I nostri tweet o i
nostri post sono diventati il modo principale attraverso cui
comunichiamo, esprimiamo i nostri sentimenti, le nostre idee e
pensieri, i nostri stati d’animo.

Attraverso le frasi, le immagini e i video che ogni giorno postiamo,
costruiamo, consapevolmente o no, la
nostra identità “digitale”. Per questo motivo diventa
fondamentale essere

consapevoli della storia che ogni giorno raccontiamo sul web,

e accorgersi di come ogni singolo particolare contribuisca a quel racconto
e alla definizione del nostro sé sociale e della nostra reputazione.

Sui social nessuno è “vero”?

A questo punto la domanda sorge spontanea: ma

la collezione dei nostri status, gli album di foto e video che
pubblichiamo, i post, le condivisioni e i like, ci
rappresentano davvero?

Certamente sono tutti elementi che contribuiscono a definire e ad esprimere
la nostra identità. Ma forse è una identità che non ci rappresenta al cento
per cento. Nella vita fisica o non inmaterializzata, con i colleghi o con i
nostri familiari, siamo diversi, peggiori o migliori, ma diversi.

Quale è allora la grande differenza tra identità corporea e digitale?

E’ che sui social in fondo nessuno è davvero se stesso, perché tutti gli
elementi che contribuiscono a definire il nostro “essere virtuale” sono manipolabili a tavolino.

Se ci pensiamo bene, mai come in questo momento storico, abbiamo la
possibilità di gestire dati e informazioni su noi stessi.
Ogni foto e post che inseriamo sui social network sono il frutto di una
nostra decisione e “manipolazione”. Decido cosa scrivere, cosa omettere,
che foto postare e quale no, che lato del mio carattere mostrare, quali
frammenti di vita quotidiana rendere pubblici e cosa tenere invece per me.
Posso alterare le foto, ritoccandole, per sembrare più bello, più giovane,
più felice, più tutto. Ma forse in fondo, tutto questo non è solo una
grande inganno?

Sui social abbiamo l’

illusione di aver finalmente preso il controllo sulla nostra vita, di
poterla gestire come meglio crediamo

, di essere diventati finalmente padroni di casa, senza lasciare più il
giudizio su noi stessi alla mercè degli altri. Tutta questa

ossessione nei confronti della nostra immagine sul ciberspazio,
costruita selfie dopo selfie, post su post, non porta però a nulla di
buono

. Il percorso che porta alla definizione della nostraidentità digitale rischia di diventare una gabbia, una prigione da
cui diventa difficile uscire. Che fare allora? Di fronte abbiamo due
strade.

La prima, consiste nel

prestare certamente attenzione alla propria identità virtuale, senza
però eccedere,

ponendo cura a cosa si posta e si scrive sulla Rete. Un consiglio: proviamo
sempre a chiederci “

queste cose che sto scrivendo online possono in qualche modo creare
imbarazzo tra i miei amici o familiari, questa foto che sto pubblicando
può compromettere la mia reputazione o darmi dei problemi anche legali?

La seconda è ancora più semplice: consiste nellosgonfiare i social network, rendendolimeno centrali all’interno delle nostre vite. Non esistiamo solo in funzione dei like che riceviamo.

Il concetto di identità e definizione del proprio sé è molto complesso e
quello di identità digitale non lo è certamente di meno. I social ci hanno
illuso di avere trovato un modo più semplice per mostrare agli altri chi
siamo, ma forse non è davvero così. L’identità digitale rischia di diventare una ossessione
che ci impedisce di evolverci, di sperimentarsi, di essere sinceramente
aperti all’incontro con il prossimo, mostrando anche le nostre debolezze,
difetti e fragilità.

Perché è anche bello e umano mostrare a volte di cadere e di saper
rialzarci.

Da questa consapevolezza dobbiamo ripartire
.

Previous

Gli schermi, ci uniscono o separano? Dalla Spagna uno studio sull'impatto dei media nella vita familiare

Next

Tipi da social. Tu quale sei?

Check Also