sabato, Giugno 10 2023


Nicholas Carr: The Shallows. What the Internet Is Doing to Our Brains

, Norton, New York 2010.

In inglese il termine shallows si usa per denominare le acque
poco profonde, zone di sabbia vicine alla costa. Applicato a
determinate attività, come l’uso di Internet, oggetti o persone,
implica un senso di “superficialità”, “carenza di profondità”,
“inconsistenza”. Carr, l’autore del libro, intende affrontare un
problema che si pone sempre con maggiore frequenza, in contemporanea
con la diffusione di Internet, seguendo un’idea di McLuhan: “Gli
effetti della tecnologia non si producono a livello di opinioni o
concetti” ma alterano “stabilmente e senza nessuna resistenza i
processi di percezione” (p.3).

Se la logica del web implica una multifunzionalità non lineare, più
consona ad operazioni di magazzino e distribuzione di ingenti quantità
di informazione che ad aspetti di valutazione ed analisi, se
l’accessibilità e la connessione potenziale con un crescente numero di
persone si converte in un valore assoluto, se il tempo che passiamo
on-line incomincia ad occupare parti consistenti della nostra giornata,
se la connessione permanente on-line porta ad una coltivazione
unidirezionale della nostra intelligenza..Il risultato finale è forse
un duro colpo alle nostre capacità intellettuali?

Carr non è un professore universitario, ma un esperto nelle
implicazioni sociali ed economiche di Internet, in precedenza editore
della Harvard Business Review e consulente della Mercer Management Consulting, oltre ad essere autore di altri
due libri sull’influenza di Internet. In dieci capitoli analizza il
problema da un’ampia prospettiva, tenendo conto di prospettive di
ricerca molto vari, dalla neurologia fino all’ingegneria informatica o
la psicologia.

Nei primi quattro capitoli (

Hal e Io, I percorsi vitali, Gli elementi delle mente, La pagina
profonda

), l’autore tenta di spiegare che, in accordo con importanti studi
medici, la mente umana non è statica ma si evolve continuamente
assorbendo nuove abitudini intellettuali, cambiando i modi di ragionare
o impoverendosi. Allo stesso tempo, dal punto di vista biologico, la
mente umana si trova nelle condizioni di creare nuove connessioni
neuronali, arrivando ad usare, in funzione del lavoro o dell’attività
vitali, determinate parti o potenzialità del cervello, e lasciando in
disparte le altre.

Nel passato, la scoperta e la diffusione di nuovi mezzi di
comunicazione non ha significato solo l’arrivo di un nuovo strumento di
conoscenza, ma questo stesso strumento ha originatcambiamenti decisivi.
L’invenzione della stampa e la conseguente diffusione del libro,
sostiene l’autore, ha arricchito l’umanità, ha generato una maggiore
capacità di concentrazione, di analisi logica, una maggiore diffusione
della scienza, la cultura, il divertimento e, soprattutto, un nuovo
modo di pensare, di affrontare il mondo, di fare avanzare la scienza,
di utilizzare la memoria.

L’arrivo di nuovi mezzi di comunicazione, come il giornale, la radio o
la televisione, non hanno sostituito il libro, ma hanno avuto
un’influenza anche sul modo di analizzare il mondo, nell’organizzazione
della vita e del divertimento delle persone, perfino nel lavoro. Ogni
nuovo strumento di comunicazione ha generato delle aspettative e ha
stabilito nuove relazioni con i mezzi esistenti, dando vita ad un tipo
di sinergia creativa ed innovatrice. Una volta entrati a pieno titolo
nella società, questi mezzi hanno generato abitudini intellettuali e
stili di vita differenti.

Dopo una prima parte centrata sull’impatto sociale che storicamente
hanno generato alcune rivoluzioni tecnologiche, Carr dedica i quattro
capitoli successivi all’esplorazione di un nuovo mezzo, Internet, che
non è solo un mezzo, bensì un motore di cambiamento sociale e
culturale. L’autore constata che lo sviluppo tecnologico e la
diffusione dell’uso di Internet, per la sua estrema convenienza
pratica, ha creato cambiamenti decisivi nelle vite delle persone, nel
modo di realizzare il lavoro, di relazionarsi e di condividere
conoscenza.

L’eccessivo entusiasmo esistente intorno alle nuove scoperte
tecnologiche, tuttavia, può impedire una lettura oggettiva sulla sua
reale utilità. Accanto a incredibili nuove potenzialità che estendono
le capacità di azione delle persone, si sta incominciando a osservare
che le nuove generazioni educate alla rete hanno una minore capacità di
concentrazione, si sentono meglio preparate per attività
multi-funzionali che esigono azioni puntuali rapide ed analisi
superficiali, sviluppano una logica molto simile a quella degli schemi
digitali ed alla capacità permanente di fare un continuo rimando ad
altri riferimenti o fonti di informazione.

Questo modo di ragionare on-line, è differente dal modo tradizionale di
pensare, dove il peso dell’argomentazione e gli sviluppi logici lineari
favorivano la creazione di schemi mentali. Il ragionamento on-line
sembra che eserciti la memoria a breve termine e sviluppi un tipo di
pensiero non lineare, perché si basa su un sistema di input/output
finalizzato a completare e contrastare quello che si legge, si vede o
si ascolta.

Tutto ciò provoca una distrazione frequente e interruzioni nella logica
di un pensiero che però è visto di buon occhio da alcune imprese che
ottengono i loro benefici in funzione di queste “digressioni”. Inoltre
è preoccupante il fatto che alcune imprese informatiche pensino che le
macchine in un prossimo futuro renderanno inservibili i libri ed
arriveranno ad essere un complemento irrinunciabile della mente umana.

La logica dei motori di ricerca su Internet ed alcuni aspetti della
relazione uomo-macchina, sono i temi analizzati nei tre ultimi
capitoli. Carr sostiene che il sistema creato da Google lascia da parte
aspetti umani che sono molto importanti per il lavoro intellettuale. La
qualità di un determinato link del web, difende Carr, non può essere
stimato per algoritmi matematici. Per questo motivo, non condivide la
tendenza assolutista di alcuni autori che pensano che lo sviluppo dei
sistemi di software provocherà la sostituzione delle persone da parte
delle macchine in una gran parte dei compiti umani e che la logica dei
motori di ricerca come Google arriverà ad essere il sistema dominante
in quasi tutte le aree della vita sociale.

In fondo, pensa Carr, un sistema tanto aggressivo finirebbe per
automatizzare le attività intellettuali ed impoverirebbe la riflessione
e la creatività perché il mezzo influisce decisivamente sul messaggio,
non solo nella sua forma, bensì nel suo contenuto, come mostra il
successo ottenuto da alcuni romanzi in Giappone che sono stati scritti
col linguaggio degli sms. Il mezzo non è solo uno strumento, ma
determina la forma e il contenuto del messaggio e contemporaneamente
sviluppa determinate capacità intellettuali. Così si esprimeva Walter
J. Ong: “Le tecnologie non sono meri aiuti esterni ma anche
trasformazioni della coscienza interna, specialmente quando hanno a che
vedere con la parola” (p. 51).

L’autore difende la particolarità della memoria umana che non può
essere ridotta a categorie quantitative o di spazio fisico per
trattenere una determinata quantità di informazione. La memoria umana è
molto più complessa di quella dei computer non solo per il suo
funzionamento dal punto di vista biologico, per il tipo di informazione
o per la quantità, bensì perché è legata all’esistenza di persone e
alle esperienze di vita. L’accesso alla rete risparmierebbe alla
memoria un esercizio di tipo meccanico, molto utile per determinati
compiti, ma risulta incapace di sostituire esperienze personali passate
che aiutano ad elaborare giudizi di valore e punti di vista sulla
propria esistenza e sulle decisioni vitali.

Nel suo ultimo capitolo l’autore spiega che parte dell’attrattiva dei
computer è data dal fatto che riflettono una certa dimensione umana,
quella delle persone che li hanno progettati, con tutte le loro
emozioni ed intendimenti. Carr non è certo contrario ad Internet o alle
rivoluzioni tecnologiche che hanno facilitato la comunicazione, creando
occasioni per incrementare e condividere la conoscenza, semplificare
attività o contattare persone. Egli stesso si dichiara dipendente da
tutto ciò ed afferma che non è possibile ritornare dietro, ma
contemporaneamente mette in guardia sugli effetti che generano a lungo
termine l’eccesso di tale attività e la mancanza di riflessione o il
poco uso di alcune capacità mentali. Condivide il giudizio di
Weizenbaum, che sostiene che la chiave per incorporare i nuovi mezzi
senza perdere capacità è non confidare alle macchine “compiti che
richiedono saggezza” (p.224), malgrado apparentemente questo possa
risparmiare degli sforzi. Una volta delegate alle macchine questi
compiti, è molto difficile ritornare indietro.

Tra i limiti del libro segnaliamo che, per difendere la propria
posizione, vengono citati molti autori, professori universitari o
direttori di progetti di ricerca, blogs, studi, dirigenti di impresa,
riviste di informazione generale o specializzate generandosi a volte
una certa confusione nel ragionamento, specialmente perché si tiene
l’impressione che tutte quelle fonti, essendo molto eterogenee, vengono
trattate dallo stesso modo. D’altra parte, ci sono tanti riferimenti
particolari ad episodi storici e letterari concreti o studi scientifici
che alcune importanti idee di fondo rimangono come relegate ad un
secondo posto, benché l’autore li ripeta durante il libro da distinte
prospettive. In questo senso, la prima parte, più storica,
proporzionalmente è eccessivamente lunga per l’apporto che realizza.

A dire il vero, Carr non realizza nessuna scoperta innovativa. Il
valore del suo saggio risiede nella profusione e forza di argomenti che
provano come gli effetti di Internet sono molto più profondi di quello
che apparentemente si pensa. È un autore che ha la prodezza di andare
controcorrente e, a partire dagli effetti che incominciano a
constatarsi a livello educativo, affermare che una certa concezione
della tecnologia attuale, assolutista ed aggressiva, può impoverire il
genere umano.

Il libro è molto interessante per tutti quelli che studiano temi
relativi alla famiglia ed all’educazione in riferimento ad Internet
perché i concetti trovano argomentazione nelle dimensioni biologiche e
neuronali del cervello umano. Carr raccoglie alcuni idee molto
interessanti di autori letterari e professori di comunicazione, come
studi importanti di centri di ricerca universitari che descrivono
quella dualità materiale-spirituale della persona benché non la nomini
esplicitamente. In fondo l’autore è cosciente che le rivoluzioni
tecnologiche comportano un prezzo e si domanda quale si quello che
stiamo pagando per Internet. Se deleghiamo alla tecnologia le attività
proprie dell’uomo, il prezzo prima o poi sarà troppo alto e la
conseguenza finale sarà un forte impoverimento intellettuale e sociale.

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