sabato, Giugno 10 2023

A cura di Maria Giovanna Ruo e Maria Beatrice Toro. Adolescenza e adultescenza. Edizioni CISU, 2011, pp. 188.

Gli adultescenti? Li trovi ovunque. Nei luoghi di lavoro, in giro per le
strade, al cinema e sugli autobus. E magari anche dentro casa. Sono quegli
adulti così poco adulti per atteggiamenti e comportamenti da sembrare
ragazzini. Quei genitori troppo simili per stili di vita e interessi a quei
figli – fragili e assieme onnipotenti – non più bambini e non ancora
adulti, alle prese con una identità tutta da definire. Quei giovani adulti
che, difficoltà economiche a parte, non ne vogliono proprio sapere di
separarsi da mamma e papà. Uomini e donne, insomma, per i quali
l’adolescenza tende a prolungarsi in una terra di mezzo senza fine,
definita per l’appunto «adultescenza». Neologismo che fonde in sé i termini
adulto e adolescenza per individuare una dimensione esistenziale sospesa e
indefinita, sconosciuta ai nostri nonni, divenuta cifra distintiva della
società contemporanea.

Il libro -Al fenomeno – e in particolare ai suoi riflessi sulla vita
quotidiana e familiare – è dedicata la pubblicazione fresca di stampa Adolescenza e adultescenza, raccolta di atti prodotti in due
convegni organizzati dall’associazione Camera Minorile in CaMmiNo e dalla
FederPsi-SCINT presso il Tribunale dei Minori di Roma. Una riflessione a
tutto campo che scandaglia in dettaglio i variegati aspetti della questione
attraverso il contributo multidisciplinare di giuristi e di psicologi,
psichiatri e neuropsichiatri infantili, sociologi e antropologi.
Un’alternanza di voci e competenze che ruota attorno alla domanda delle
domande: l’adultescenza è da considerare uno stato regressivo o una “nuova
normalità”?

Lo scenario -Il quesito è tutt’altro che peregrino e guarda a una società
che invecchia a colpo d’occhio, disinteressandosi apparentemente delle
sorti presenti e future dei suoi sempre più “indignati” giovani, e a un
confine – quello tra patologia e normalità – di per sé labile, in ragione
dell’influenza esercitata dai fattori socioculturali dominanti e della
complessa unicità dell’essere umano. Più che sulle tante luci, che pure
caratterizzano questo terzo millennio, i vari contributi preferiscono
focalizzarsi naturalmente sulle ombre di un’epoca in cui pesano non poco la
crisi degli orientamenti tradizionali e le promesse mancate della
modernità. Un deserto valoriale in cui i modelli prevalenti – nell’esaltare
il primato del consumo e della tecnica – influenzano atteggiamenti e
comportamenti, veicolando un’idea de-responsabilizzata di libertà:
illimitata possibilità di risposta a istinti e desideri. Uno tsunami che
travolge argini e limiti e che sconvolge il consueto ordine dell’azione
personale e collettiva, ostacolando l’autonomo e consapevole percorso di
crescita dei giovani e rendendo fragile e ambigua la stessa identità degli
adulti.

Il fenomeno -Gli effetti di tutto ciò sono sotto i nostri occhi:
aggiramento delle piccole e grandi sfide della vita, immaturità
nell’affrontare responsabilità educative e genitoriali, difficoltà ad
assumere stabili ruoli affettivi. Fenomeni che descrivono individui e
nuclei familiari avvolti in un groviglio di incertezze e di contraddizioni,
investiti da trasformazioni che hanno complicato i rapporti tra le
generazioni, cartina di tornasole di una società che trasuda narcisismo e
che stenta a ritrovarsi in certezze che non siano individualistiche. Ad
essersi modificati in profondità sono i meccanismi di snodo – i cosiddetti
“riti di passaggio” – che da sempre ci accompagnano nel transito da una
fase esistenziale a un’altra e che oggi presentano una depotenziata
funzione di valorizzazione e promozione del “cambiamento”. Persa la loro
natura sociale e di riconoscimento, tendono a essere evitati dalle giovani
generazioni che, non riuscendo a coglierne il significato profondo,
preferiscono percorrere vie parallele meno impegnative e visibili. Un
appuntamento con la maturità dell’Io continuamente procrastinato, anche per
via della parziale azione di guida e accompagnamento di adulti sempre meno
consci del carattere educativo del proprio ruolo e sempre più eterni
adolescenti alle prese con i tic e le mode del momento, nell’ambito di una
tendenza ossessiva – ampiamente diffusa – a focalizzarsi sugli aspetti
esteriori e superficiali della vita.

Genitorialità fragile – Adulti eterni indecisi, dalla scarsa autostima e
timorosi del giudizio altrui, che rincorrono il successo e la carriera a
tutti i costi, pronti a sacrificare sull’altare dell’individualismo figli e
partner, all’insegna del ritoccato motto “due cuori e due
capanne”. Adulti che non tagliano il cordone ombelicale con la famiglia di
origine, alimentando un rapporto di dipendenza e di invadenza che genera
pericolosi attriti nel loro rapporto di coppia. Adulti che confondono
l’amore incondizionato per i propri figli con l’indulgenza e il
permissivismo, abdicando al ruolo genitoriale e autoproclamandosi loro
“amici del cuore”, in una confusione di ruoli e di responsabilità che nega
le differenze generazionali. Adulti che non si impegnano a vivere la
propria genitorialità sotto forma di autorità condivisa, esercizio
educativo collegiale, nel contempo distinto e complementare, che li chiama
in quanto padri e madri a collaborare nell’interesse dei figli. Ce n’è a
sufficienza per cogliere l’odierna crisi dell’asse genitoriale e familiare,
dominato – sul piano concettuale e degli agiti comportamentali – da unioni
libere, instabilità coniugale, famiglie allargate, all’insegna di un
mutamento profondo che lo svuota di contenuto e su cui si allunga l’ombra
inquietante di un’adolescenza non consumata. A pagare il prezzo più alto,
manco a dirlo, sono proprio loro: ragazzi e ragazze che di questa delicata
fase della vita sono legittimi protagonisti, esposti al rischio di una
incompiuta costruzione identitaria e di sviluppare condizioni disfunzionali
accompagnate da disagio, psicopatologia, devianze comportamentali. Nessuna
meraviglia, dunque, se – come nel libro in oggetto – al “capezzale del
malato” giudici e avvocati dialogano con esperti dei meandri della psiche:
gli strascichi delle vicende legate ai conflitti intrafamiliari, oltre che
traumatici e dolorosi per ciascuna delle parti coinvolte, possono essere
devastanti per l’assetto psicologico dei minori.

Vecchi e nuovi media – Adolescenza e adultescenza offre una
lettura approfondita di tutto questo ma anche di molto altro, in un viaggio
che punta al cuore del fenomeno mettendone in luce caratteristiche e
prospettive nell’ambito di una valutazione del macrocontesto a cui non
sfugge l’analisi del ruolo centrale acquisito dai media. Nell’era
dell’apparire e della virtualizzazione delle relazioni umane, ampio spazio
è dedicato all’universo digitale, croce e delizia di grandi e piccini,
contesto in cui la rincorsa dell’adulto sull’adolescente tecnologicamente
dotato si fa più evidente, nutrendosi delle stesse dinamiche fluide e
narcisistiche. Adulti catturati dalla ragnatela mondiale che, proprio come
i ragazzi, aggiornano il profilo sui social network, rincorrendo vecchie
amicizie e nuovi amori, in un gioco che annulla il confine tra pubblico e
privato. Padri che smanettano in continuazione sugli schermi touch
dei loro smartphone e tablet, facendo il verso ai figli.
Madri sedentarie o ipercompetitive impegnate in estenuanti sedute di
fitness domestico, dinanzi a console e schermi digitali, alla ricerca della
forma perduta.

Ma niente paura. Se tra PlayStation, sedute in palestra e abiti “cool”
venisse anche a voi il dubbio di aver esagerato un po’, non è detto
necessariamente che apparteniate all’inguaribile popolo degli «anti-età» o
dei «bamboccioni». In fondo, libri come questo servono anche a conoscersi
meglio e a capire cosa fare di sé stessi e della propria vita.

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