lunedì, Dicembre 9 2024

Che cos’è la trap music?

La trap nasce nel Sud degli Stati Uniti nei primi anni ’90.Si presenta come un sottogenere del rap.

Etimologicamente parlando, la parola “trap” è legata all’espressione “trap house” e si riferisce a vecchie case abbandonate nei ghetti di Atlanta, luogo di riferimento per il mondo dello spaccio e dove di consueto si fa uso di sostanze stupefacenti. “Trap” si rifà anche al concetto di “trappola”: infatti, molti, una volta avvicinati al mondo della droga e degli eccessi, avvertono di essere divenuti schiavi di quel pericoloso stile di vita. La musica trap inizia così: dai racconti di questi giovani abbandonati a sé stessi in queste case abbandonate, che si rifugiano nell’alcol e nelle sostanze, alla continua ricerca di un riscatto che passa attraverso un successo economico ricercato non in modo “pulito”. Il messaggio chiave è che si può avere successo con la musica.

I messaggi che passano attraverso parole e immagini

Pensare ad un brano musicale senza associare ad esso un video – che forse parla ancora prima del testo stesso – è impossibile nell’era del digitale. La musica, oggi, vende attraverso le immagini. E la trap non fa certo eccezione.

Nei videoclip di queste canzoni è comune vedere, sullo sfondo, case abbandonate; l’atmosfera è spesso cupa, mesta, e vi sono chiari riferimenti ad uno stile di vita che ruota attorno alla droga, al sesso senza limiti, ai soldi facili, ad auto o orologi di lusso, ad abiti firmati come marchi di prestigio. Spesso vi sono offese per le forze dell’ordine. Altra caratteristica immancabile di questi testi è che le donne sono dipinte come meri oggetti, la relazione con loro è priva di tenerezza e rispetto. La trap music, dunque, rappresenta un mondo che promette benessere e divertimento – schiavizzando, in realtà, la persona – e si rivolge soprattutto a quanti sognano una rivincita, dopo una vita di disagi e sofferenza. L’affermazione di sé, però, passa attraverso l’eccesso e lo sfruttamento dell’altro.

La musica trap non va ignorata: dà voce a un disagio sociale

Ogni fenomeno culturale che si verifica ha un suo perché. La trap music è nata per dare voce a un disagio sociale. Alcuni giovani, probabilmente, la seguono perché è diventata una moda, ma il fatto stesso che vada di moda deve interrogarci sulle sue ragioni profonde.

Le labbra spesso esprimono ciò che abita nell’intimo, dicono ciò che portiamo dentro. Parole aggressive, spesso, rivelano un animo ferito e, quindi, a sua volta ferente. Tempo fa abbiamo parlato del fenomeno delle baby gang. In quell’occasione dicevamo che i ragazzi hanno bisogno di essere visti e ascoltati: hanno necessità di comprensione e di essere accettati. La ricerca di attenzioni può manifestarsi anche ostentando comportamenti sbagliati, violenti e pericolosi. Un discorso simile potremmo farlo per chi si appassiona della musica trap.

Gli adolescenti – o addirittura i preadolescenti – ne sono catturati perché vedono in questo stile un modello per farsi notare, per dire “ci sono anche io”, per affermare la propria personalità, per nascondere la loro fragilità.

Il giovane, inoltre, si identifica nel trapper: vorrebbe essere come lui, perché lo vede sicuro di sé, spavaldo, appagato dall’approvazione, vincitore nella vita perché ricco.

Riflettere insieme sui contenuti dei testi

Ignorare che i giovani siano attratti da tutto questo non giova a nulla. L’adulto ha il compito di comprendere, aiutare a decodificare i messaggi che il giovane riceve. Come propone lo scrittore di Alessandro D’Avenia, è importante sedersi accanto al giovane che ascolta musica trap e interrogarsi con lui sui messaggi che il testo propone e riflettere insieme. Certamente, non sempre nella vita di un giovane che ascolta questo genere di musica ci sono disagi particolari: a volte lo fa perché lo fanno i compagni. Omologarsi al gruppo è più importante di ogni altra cosa, in alcune fasi della crescita.

Se ci si accorge che dei ragazzi canticchiano alcune canzoni con contenuti degradanti, senza dare peso alla volgarità e alla durezza delle parole, è importante che gli adulti, anziché ignorarli o giudicarli, si fermino con loro a pensare: “Condividi ciò che si dice in questo testo? Questi messaggi sono compatibili con l’educazione e i valori che hai ricevuto? La donna merita di essere trattata così? Sono davvero i soldi facili ciò che più cerchi nella vita per stare bene?”

Offrire alternative

Inoltre, è necessario proporre alternative. Educare alla storia della musica ad esempio, ascoltando in famiglia su dei vecchi giradischi gli album del passato. Album, che ormai sono diventati dei classici della musica, ma che al tempo in cui erano usciti contenevano messaggi di protesta politica e sociale, ma anche di amore e di pace. Basti pensare a tutta la produzione musicale americana al tempo della guerra del Vietnam. In fondo la musica, qualunque genere sia, ha questo magico potere: dare voce al disagio del suo tempo, trasformarlo in rivoluzione e cercare il cambiamento.

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