lunedì, Dicembre 2 2024

Quanto è importante per i giovani tenersi aggiornati su ciò che accade nel mondo? Molto, con uno su due che dichiara di essere molto interessato a ricevere notizie sui temi che gli interessano. E quanto è importante la famiglia nell’esperienza informativa di un adolescente? Grande, con il 63% che dichiara di ascoltare e affidarsi alle conversazioni degli adulti a casa per tenersi aggiornati.

È quanto emerge dall’ultima ricerca del Common Sense Institute, che ha studiato la domanda di informazione dei giovani americani, analizzando la loro percezione, l’uso e la selezione delle informazioni e dei media.

La conclusione è che siamo molto lontani dalla figura stereotipata del giovane chiuso nella sua stanza ipnotizzato davanti a una console di videogiochi, disinteressato e ignaro di ciò che accade nel mondo. Certo, è difficile vedere un adolescente che si sintonizza sul telegiornale o che compra un giornale, a meno che non sia un giornale sportivo. Ma si tratta di dati incoraggianti, che dimostrano il desiderio dei giovani di guardare al mondo e di prenderne coscienza.

I risultati della ricerca

Ecco i principali risultati dello studio:

  • Ai ragazzi piace essere informati. Circa il 50% degli intervistati dichiara di seguire con costanza le notizie che li interessano e più di 2/3 affermano che essere informati li fa sentire soddisfatti e preparati su ciò che accade nel mondo.
  • I giovani sono sconcertati da alcuni tipi di informazioni. Alcuni contenuti, come la guerra, la violenza e la cronaca, possono far sentire i ragazzi turbati, ansiosi e persino depressi. Le informazioni negative sono destabilizzanti e non piacciono;
  • I giovani sono spesso fuorviati dalle fake news. Poco meno della metà degli intervistati dichiara di non saper distinguere tra notizie vere e false. La questione delle cosiddette “fake
    fake news” è molto dibattuta tra loro. Non avendo l’esperienza, il senso critico e l’analisi degli adulti, è molto difficile per loro riconoscere quando una notizia è una bufala o meno, rischiando così di contribuire in prima persona, soprattutto sui social media, alla diffusione di fake news.
  • I bambini si affidano alla famiglia per avere notizie affidabili, ma preferiscono i social media come fonte. Il 66% degli intervistati dichiara di credere alle notizie che ascolta nelle conversazioni con gli adulti, ma per informarsi usa i social media come fonte principale;
  • I giovani vedono pregiudizi razziali nel panorama generale delle notizie. Il 50% pensa che quando si parla di criminalità, violenza, droga o altre questioni simili, le persone di colore, gli afroamericani e i latinos vengono quasi sempre citati;
  • Si sentono esclusi e non rappresentati nel flusso di notizie. Quasi 3/4 degli intervistati sostiene che i media parlano raramente di loro. I ragazzi si sentono esclusi dai media e pensano che si dovrebbe dare più spazio alle notizie che li riguardano.

Metodologia di ricerca: luci e ombre

La ricerca è stata condotta con questionari nel gennaio di quest’anno su un campione di 853 ragazzi americani tra i 10 e i 18 anni. Tuttavia, è opportuno sottolineare alcuni punti critici di questo studio, che possono servire da stimolo ai ricercatori per migliorare il proprio lavoro:

  • Il campione di studio: c’è un’enorme differenza tra un bambino di 10 anni, uno di 15 e uno di 18. Il primo è ancora un bambino, il secondo un adolescente, il terzo un giovane adulto. Tre fasce d’età completamente diverse, da qualsiasi punto di vista, che non rendono il campione rappresentativo omogeneo. In generale, non si possono porre le stesse domande a un bambino e a un giovane, né tantomeno sottoporli a un questionario sui loro bisogni informativi. Era necessario distinguere almeno tra bambini e adolescenti ponendo loro domande diverse.
  • Il questionario: alcune domande del questionario hanno poco senso per un bambino e sono più appropriate per un adulto. Ad esempio, chiedere a un adolescente, o peggio ancora a un bambino, se legge i giornali o guarda i telegiornali, è una domanda troppo forzata. Lo stesso vale per le domande sui social media. Se è vero che gli adolescenti sono i principali utilizzatori, ci risulta difficile credere che un bambino di 10 anni abbia un cellulare con un account personale (è vietato dalla legge), senza alcun controllo e senza limitazioni da parte dei genitori.

Nonostante queste due lacune, lo studio merita menzione e attenzione, almeno per la sua originalità. Nel panorama scientifico odierno è raro trovare ricerche su un tema particolarmente importante come la domanda di informazione dei ragazzi. L’analisi del tema delle “fake news” tra gli adolescenti è la chiave di questa ricerca, il tema caldo del momento. È recente la notizia del lancio da parte di Facebook di una crociata contro le bufale informative, vere e proprie mele marce che contaminano tutti i social media, mettendone a rischio l’immagine, la reputazione e la credibilità. È proprio su questo tema che Mark Zuckerberg e i suoi soci si stanno giocando il futuro.

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