martedì, Marzo 19 2024

Quanto sono ancora credibili i media? Ma soprattutto, è più affidabile il
web oppure la televisione e tutto il resto dei media tradizionali? Una
recente ricerca americana condotta dalla Edelman, ha scoperto una
sostanziale parità tra i due mondi: il

66% delle persone intervistate infatti ripone piena fiducia nelle
informazioni che provengono dai media tradizionali

, come televisione, radio o stampa. Il

63% invece ritiene attendibili le informazioni che provengono dai
motori di ricerca,

come Google. Questa fiducia sul web scende, se la fonte delle informazioni
sono i social media. Appena il 41% le ritieni attendibili,
forse a causa del fenomeno delle fake news che negli ultimi anni ha ridotto
sensibilmente la credibilità dei social network nel loro ruolo di
distributori di informazioni, dati e notizie.

Siamo diventati tutti editori

Al di là dei dati, una cosa è certa. Le nuove tecnologie hanno aperto i
confini delle enciclopedie. Ormai è facile reperire ogni tipo di
informazione ma cadere nei tranelli, nelle cosiddette “bufale” è un rischio
concreto e si fa sempre più fatica a capire quanto di vero c’è nelle
notizie che si leggono.

Ma non solo. Le regole che sono alla base del giornalismo sono saltate e
anche il confine tra “professionisti” e creatori di contenuti mediatici
sono stati ridisegnati. Chiunque può condividere la propria versione dei
fatti, dandone una visione propria, postarla sul proprio profilo social o
sul proprio spazio web. Ognuno è diventato un editore per una platea più o
meno ampia. Chiunque può raccontare attraverso un media potente, che
innesca il passaparola, la propria verità o inventarne una verosimile o del
tutto assurda, senza che nessuno se ne preoccupi più di tanto.

Ed è così che i blog, inizialmente presidiati da persone “competenti” che
mettevano a disposizione il proprio sapere in cambio di qualche spiccio
dato dalla pubblicità, cominciavano a cedere il passo a quanti per emergere
ed avere notorietà hanno inventato di sana pianta storie, fatti e misfatti
e ne hanno fatto un mercato.


Media tradizionali e social. I dati delle ultime ricerche: il caso
italiano

I dati della ricerca della Edelman sulla credibilità delle informazioni sui
media tradizionali e digitali, sono confermati anche da


una recente ricerca italiana, intitolata “Come si informano le
nuove generazioni italiane”


condotto dall’istituto Demopolis per conto dell’Ordine dei giornalisti
italiani. Secondo questa indagine,

gli under 30 in Italia utilizzano come strumento di informazione la
stampa on line (75%), ma anche la televisione (66%).

Rispetto ai dati della Edelman però, gli under 30 italiani ripongono
maggiore fiducia ai social network. Ben il 63% infatti utilizza Facebook o
Youtube per tenersi informato. Tuttavia, non è una fiducia cieca. Ben il
56% di loro infatti attinge alle notizie dai social con spirito critico,
dubitando spesso sulla credibilità reale di tale notizie. La fiducia
sull’attendibilità delle notizie sale, se invece ci si affida ai media
tradizionali. Solo il 34% infatti dichiara di dubitare spesso della
credibilità della televisione o stampa cartacea, contro un 51% infatti che
dichiara di dubitare solo qualche volta.


Passiamo più tempo sui media digitali che su quelli tradizionali

Nonostante la credibilità dei social in termini di distributori di
informazioni sia molto più bassa rispetto a televisione, radio o stampa, è
certo che passiamo molto più tempo su Facebook o Youtube rispetto che
davanti a un programma televisivo.

Questo dato è confermato da un’indagine Global Digital 2018, condotta da We Are Social in
collaborazione con Hootsuite, la piattaforma di social media management più
utilizzata a livello mondiale, è chiaro che gli utenti spendono la maggior
parte del loro tempo online, sulle piattaforme social:

mediamente gli utenti passano il doppio del tempo sulle piattaforme
digitali (6 ore al giorno, di cui 2 dedicate ai social media) contro le
3 ore dedicate ai media tradizionali come la tv

. Va sottolineato che si giunge a 3 ore anche grazie al tempo dedicato alla
visione dello streaming on demand.

Va da sè che l’idea sul mondo, l’informazione e la creazione del proprio
punto di vista passa anche attraverso le piattaforme.

La credibilità dei media: quali sono le cause della crisi?

E allora, se torniamo alla domanda iniziale, quale credibilità hanno i
media, forse la risposta non è poi così difficile: i media, sia
tradizionali sia digitali, stanno soffrendo di una pesante crisi, che li ha
fatti entrati in un tunnel di difficile uscita. Molte sono le cause di
questa perdità di credibilità. Come ha giustamente osservato qualche anno
fa Michael Haller, Direttore del Research Department della Hamburg Media
School (Hms), in un articolo sulla credibilità dei media europei, i motivi
principali di questa crisi sono:



il declino della capacità di ricerca da parte dei giornalisti:

molti operatori dei media preferiscono attenersi alle versioni ufficiali,
senza andare oltre. Cercare fonti su Google, cliccare sui primi cinque
risultati non è fare ricerca. La reale verifica delle fonti, la ricerca
attiva di informatori, o l’attività investigativa sono diventate una rara
eccezione.

mancanza di professionalità: molte redazioni pubblicano
qualsiasi cosa provenga dalle agenzie di marketing o dagli spin doctor
aziendali o politici. Non si rendono nemmeno conto che in questo modo
stanno facendo pubbliche relazioni invece che giornalismo.

troppe opinioni non contrastate e pochi fatti: spesso le
informazioni sono filtrate e adulterate dai commenti degli influencer e
degli opinion leader. Il risultato è che in questo modo si perde di vista,
il fatto, quel che è accaduto nella sua essenzialità.

poca diversità nel mainstream: Troppo spesso, i maggiori
organi di stampa pubblicano interpretazioni più o meno identiche su cosa
sia politicamente, economicamente e culturalmente desiderabile. Di
conseguenza, i gruppi minoritari della società percepiscono il punto di
vista dei media mainstream come arrogante, in particolare coloro che si
vedono come vittime del processo di cambiamento sociale. Ormai la frattura
tra l’ipocrisia mainstream e i gruppi ai margini della società si è fatta
ampia e profonda: per molti i media mainstream sono diventati soltanto dei
portavoce del “sistema” .

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