venerdì, Aprile 19 2024

In un mondo ‘senza padri’, nel quale la paternità appare sempre più
‘liquida’ e difficile da esercitare, arriva da Papa Francesco la proposta
di rivolgersi a un modello di padre di cui, oggi, la nostra società ha
veramente bisogno. Come è ben noto per molti, il Papa ha indetto l’8
dicembre del 2020 l’anno speciale di San Giuseppe che si concluderà il
prossimo 8 dicembre, perché San Giuseppe ‘non è un santino da tenere in
tasca’, ma un esempio costante di amore e dedizione, una vera e propria
fonte di ispirazione per tutti genitori.

La figura del padre al giorno d’oggi

L’immagine del padre nella società e nella famiglia è molto cambiata
rispetto al passato. Molti studiosi concordano nel pensare che diverse
difficoltà della società contemporanea sono dovute al fatto che viviamo in
un’era senza padre (con la lettera minuscola e maiuscola), nella quale il
padre non rappresenta più un modello di riferimento, e anzi spesso, anche
nei cartoni animati dei bambini, viene rappresentato come incapace, goffo,
non in grado di gestire le situazioni familiari. Insomma, abbiamo assistito
con gli anni ad un progressivo ‘disfacimento paterno’ dove il padre rimane,
al massimo, simbolo di una società patriarcale da abbattere (Recalcati). E
ci troviamo quindi a fare i conti con una costante e inesorabile
‘svalutazione’ della figura paterna che produce non pochi problemi nelle
relazioni familiari, non poche difficoltà per la crescita sana ed
equilibrata dei figli.

Gli studi e le ricerche, in questo senso, parlano chiaro. Le statistiche
mostrano l’importanza della figura paterna nella vita dei bambini e i danni
che può provocare l’assenza del padre: dalla maggiore incidenza dei
problemi penali, come dimostra lo

studio di Jerrod Brown,

fondatore del American Institute for the Advancement of Forensic Studies
(AIAFS), da difficoltà varie nell’apprendimento

(Does Living in Fatherless Household Compromise Educational Succes

?), giungendo dunque alla conclusione che, in media, i bambini il cui padre
è presente e attivamente coinvolto nella loro vita tendono ad avere meno
problemi con il rendimento scolastico, il comportamento e l’interazione
sociale, rispetto ai bambini il cui padre è assente o non presente in
maniera effettiva

(Institute for the Research on Poverty).

San Giuseppe si pone come un modello di paternità autentica, e ricorda ad
ogni papà alcune cose importantissime: innanzitutto l’importanza della
presenza, amorevole, paziente, discreta. Non il padre eroe, non il padre
padrone, ma un padre reale, un testimone credibile di amore autentico; il
padre di cui si ha realmente bisogno.


La figura di San Giuseppe: una paternità di grande attualità

«Con cuore di padre: così Giuseppe ha amato Gesù, chiamato in tutti e
quattro i Vangeli ‘il figlio di Giuseppe’». Inizia così l’esortazione
apostolica che in un certo senso attualizza la figura di san Giuseppe. La
lettera ci presenta una figura di padre moderno, ma forte di principi e
valori senza tempo. La giustizia, l’obbedienza, la perseveranza, l’umiltà,
fanno di Giuseppe un padre speciale, ma non un modello irrealizzabile, al
contrario; un ‘sognatore con i piedi per terra’, come è stato definito, che
alle mamme e ai papà fa comprendere l’importanza del compito educativo che
devono assumersi nel momento in cui ricevono lo straordinario dono della
genitorialità. Perché quando si parla di San Giuseppe e di paternità, non è
possibile farlo prescindendo dalla maternità e viceversa. Anzi, se fosse
possibile, sarebbe bello che le bellissime parole della Patris Corde risuonassero nella mente delle mamme, prima ancora
che dei papà, che ritornassero nelle riflessioni delle donne e degli uomini
del nostro tempo che ogni giorno possono fare riferimento al ‘coraggio
creativo’ di Giuseppe che lo ha aiutato a superare le difficoltà della
famiglia di Nazareth.

Giuseppe non è un super eroe, egli è padre nella tenerezza, e ci aiuta a
comprendere anche l’importanza delle nostre stesse fragilità. “Il Maligno
ci fa guardare con giudizio negativo la nostra fragilità, lo Spirito invece
la porta alla luce con tenerezza – leggiamo nella lettera -. È la tenerezza
la maniera migliore per toccare ciò che è fragile in noi. Il dito puntato e
il giudizio che usiamo nei confronti degli altri molto spesso sono segno
dell’incapacità di accogliere dentro di noi la nostra stessa debolezza, la
nostra stessa fragilità”. Ci insegna a sperare, ad avere fiducia, a
mettersi al servizio con gioia. “Essere padri significa introdurre il
figlio all’esperienza della vita, alla realtà. Non trattenerlo, non
imprigionarlo, non possederlo, ma renderlo capace di scelte, di libertà, di
partenze”. Questo ha fatto Giuseppe, più di duemila anni fa, e questo
dovremmo fare anche noi genitori, oggi, per il bene dei nostri figli, come
del resto gli studi in questo campo mettono ampiamente in evidenza.

Infine, un utilissimo consiglio: “Un padre (deve essere) consapevole di
completare la propria azione educativa e di vivere pienamente la paternità
solo quando si è reso “inutile”- dice Papa Francesco – quando vede che il
figlio diventa autonomo e cammina da solo sui sentieri della vita, quando
si pone nella situazione di Giuseppe, il quale ha sempre saputo che quel
Bambino non era suo, ma era stato semplicemente affidato alle sue cure”.

Ridare alla figura del padre il giusto ruolo che le spetta, per il bene dei
figli e della famiglia, è un compito culturale ed educativo di estrema
importanza. Una strada da seguire può essere quella indicata dal ‘modello
san Giuseppe’, un uomo comune, lontano dalla ribalta – come tante persone
che la pandemia ci ha fatto conoscere – che ogni giorno riescono con umiltà
e coraggio e con la forza dei piccoli gesti quotidiani di amore e servizio,
a infondere vera speranza.

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