giovedì, Marzo 28 2024

L’evoluzione delle persone in utenti più informati e consapevoli ha
provocato una profonda trasformazione nella comunicazione dei brand che
puntano sempre più alla creazione di contenuti utili ad informare ed
intrattenere i propri consumatori. Ciò vale anche per le Case Farmaceutiche
che hanno ora l’opportunità (e la missione) di poter supportare i pazienti
a distanza anche da un punto di vista psicologico, perché ogni terapia
rappresenta un percorso nella ricerca di un equilibrio personale. Questo è
uno dei principali compiti del marketing nel campo farmaceutico, con
l’ideazione sempre maggiore di specifiche campagne d’intrattenimento
multicanale che

raccontano una storia o offrono un’esperienza d’intrattenimento per
scoprire l’utilità di un farmaco.

Le recenti produzioni video in circolazione permettono quindi di parlare di Supporto Terapeutico 2.0, una nuova sfida nel mondo della
comunicazione che, all’esigenza di contenuti più specifici e profilati da
divulgare, risponde forse anche con una maggiore e più coscienziosa etica
della comunicazione. Qual è allora la situazione attuale? Come si
bilanciano contenuti promozionali e fini educazionali? Ne parliamo con chi
si occupa di ideare e realizzare vere e proprie mini-fiction per alcune
case farmaceutiche italiane elaborando storie che rendono i pazienti
protagonisti, l’autore Dario Nuzzo.


D: Perché lo storytelling è così importante nel settore farmaceutico e
quali sono le opportunità che è in grado di offrire?

R:
Quando si parla di salute entra sempre in gioco un maggior rapporto di
fiducia tra medico, farmaco e paziente. In questo senso l’utilizzo di
storytelling permette una connessione maggiore alle emozioni delle persone
che soffrono creando empatia, oltre a un valido supporto psicologico.

D: In che modo?

R:
Ogni progetto cerca di entrare nel cuore e nella mente di chi soffre una
certa patologia, comprendendone le esigenze e problematiche di vita
quotidiana. C’è però bisogno anche di un’attenta analisi dei contenuti
proposti, perché ogni singola parola può essere veicolo di un importante
contenuto educazionale.

D: Come si traduce in un prodotto audiovisivo?

R:
In queste Medical Comedy o Medicom come vengono
definite, si mette in scena un cambiamento dei
personaggi attraverso una presa di coscienza del fatto che per stare bene
sia necessario prendersi diligentemente cura di sé. Per
questo oltre a rappresentare una testimonianza diretta con cui
identificarsi, permettono un’educazione indiretta alle buone pratiche con
consigli di benessere in più campi.

Ne è un esempio “Sulla Pelle di Susanna”, la prima web serie
sull’Orticaria Cronica Spontanea, curata proprio da Dario Nuzzo e
recentemente premiata da Mediastars, il premio tecnico della pubblicità.


D: Qual è stata la formula vincente in “Sulla pelle di Susanna?”

R:
La concezione di salute oggi è cambiata: non è più intesa soltanto come
assenza della malattia ma più in generale, la gestione della stessa
coincide con la ricerca di un benessere tanto fisico quanto psicologico.
Ciascun episodio è pertanto affiancato da specifici tutoriali di supporto
ad opera di medici specialisti per permettere un approfondimento di quelle
tematiche correlate alla patologia come alimentazione, psicologia, stile di
vita che coincidono con il reale interesse del paziente.

D: Si può parlare di una nuova forma di tele-assistenza?

R:
In un certo senso si. In Italia tra medici e pazienti crescono gli
utilizzatori di servizi online, anche alla luce di quanto successo con il
Covid-19. E’ quindi ancor di più il momento per utilizzare i video come
strumento di prevenzione e supporto terapeutico facendo ricorso anche
all’intrattenimento per rendere “piacevole” il trattamento di temi non
sempre leggeri. Uno degli ultimi progetti a cui ho lavorato è “Impazienti Cronici” una breve serie di storie per
sensibilizzare all’aderenza terapeutica: è la prima volta che una casa
farmaceutica produce una serie tv comica dedicata interamente al concetto
di prevenzione.

D:


Insomma, se fatta bene anche la pubblicità può insegnarci qualcosa?

R:
Senza dubbio. La cosa più importante a mio avviso è non fare mai
riferimento a specifici prodotti. Si lavora per avvicinarsi quanto più
possibile alla condizione psicologica del paziente cercando di offrirgli
tutti gli strumenti di cui ha bisogno per la corretta gestione della sua
patologia.

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