sabato, Dicembre 14 2024

Ignacio López-Goñi, docente di microbiologia e virologia all’Università di Navarra e affermato divulgatore scientifico, è l’autore del breve e intenso saggio “Preparados para la próxima pandemia”.

Testo in lingua spagnola, edito dalla casa editrice Destino, in cui si analizzano i motivi che hanno portato alla crisi causata dal COVID-19. Si tenta di dare delle indicazioni che ci possano preparare a un’ emergenza futura.

Secondo l’autore la pandemia ci ha dimostrato come funziona la scienza: chiediamo a essa di fornirci certezze, di sviluppare un vaccino in tempi record, ma per anni non si è investito abbastanza per la ricerca.

Inoltre è importante rispettare i tempi della scienza e saperla comunicare bene.

Davvero un virus può cambiare il mondo?

Questa è la domanda con cui inizia il libro. In effetti, sembra impossibile che un virus, diecimila volte più piccolo di un millimetro, abbia potuto causare una pandemia che ha cambiato la vita quotidiana delle persone in ogni angolo della Terra?  Milioni di vittime e un danno economico di portata epocale… E ancora non è finita!

L’autore ricorda, con alcuni esempi in parte noti che l’umanità è stata colpita da moltissime pandemie che hanno segnato lo sviluppo storico delle società nei diversi tempi.

Quindi bisognava aspettarsi che prima o poi sarebbe accaduto di nuovo; e in effetti da tempo l’OMS parlava di una malattia sconosciuta che avrebbe potuto produrre una terribile pandemia.

Diciamoci la verità: ci siamo ritrovati un po’ come nella favola di “Al lupo! Al lupo!”. Eravamo stati avvisati ma non ci abbiamo creduto.

Allora, se la storia si ripete, dovremmo essere in grado di affrontare una prossima pandemia. Ebbene, come?

La soluzione viene dalla scienza non dallo scientismo.

Mai come ora abbiamo avuto mezzi tecnologici e scientifici tanto avanzati. Al contempo dobbiamo, però, avere uno sguardo critico sulla scienza e soprattutto sulla pseudoscienza. In particolare bisogna rivedere la comunicazione della scienza. In pochissimo tempo sono stati pubblicati migliaia di articoli scientifici e sono usciti vaccini e trattamenti terapeutici per la cura del Covid-19. Questo, se da un lato è certamente positivo, dall’altro nasconde un pericolo.

Gli scienziati si sono ritrovati a dover dare risposte molto rapide mettendosi al passo con la società odierna che richiede risposte immediate, ma la scienza ha i suoi tempi!

Perché si possa affermare che un’ipotesi sia valida e si arrivi a una conclusione accettabile – e anche accettata – è necessario che i risultati siano ripetibili diverse volte in diversi luoghi, con il maggior numero di pazienti possibili.

Per non parlare delle notizie sui “risultati scientifici” che appaiono sui giornali o sulle reti sociali.


Comunicare la scienza in tempo di crisi, tra sete di risposte e infodemia

Il tentativo di soddisfare il pubblico ha portato alla pubblicazione di articoli i cui contenuti non sono ancora stati verificati tra pari, come richiede l’autentica ricerca scientifica.

Abbiamo assistito a un grave problema comunicativo e ci siamo ritrovati oltre che in piena pandemia anche in piena “infodemia”: accanto alle tante preziose informazioni è emersa tanta disinformazione, interpretazioni errate e fake news.

I media, insieme ai social networks, hanno avuto un ruolo preponderante nella diffusione di questi articoli che hanno raggiunto il
grande pubblico, creando falsi allarmi, false certezze, panico e angoscia.

L’impressione è stata quella di essersi persi dietro ai consensi e alla corsa all’approvazione da parte del grande pubblico.

La divulgazione scientifica è certamente molto importante.

È giusto che si soddisfi l’esigenza di comunicare la scienza non solo agli scienziati ma a tutto il pubblico, per rafforzare la fiducia della società nelle autorità e nella scienza.

Non bisogna però perdere la consapevolezza che il sapere scientifico non può andare al passo della notizia dei media, che richiedono molte notizie e subito.

Notizie che oggi sono in prima pagina e domani sono già superate…e forse non erano nemmeno informazione, bensì propaganda faziosa di interessi spuri, pubblicità farmaceutica spacciata sotto veste di “informazione”, ipotesi farneticanti di menti malate, e un lungo eccetera di inganni vecchi come il cucco.

Una scelta etica nel comunicare la scienza

Il libro finisce con un’interessante riflessione sul rapporto tra scienza ed etica.

In particolare sottolinea che la velocità dei progressi scientifici non devono andare contro il principio etico fondamentale di fare il bene ed evitare il male. Agendo secondo giustizia, equità e onestà, anteponendo il bene comune al proprio interesse, nel rispetto della dignità umana.

E questo riguarda anche i media, che non devono essere accecati dalla frenesia di ottenere maggiori consensi. Principalmente devono essere mossi dai valori essenziali di veridicità e trasparenza.  Importante non abusare della propria posizione di autorevolezza e nel rispetto del pubblico.

Rendersi conto che le nostre azioni hanno conseguenze globali, che facciamo parte di un tutt’uno e che dobbiamo agire prendendoci cura del bene comune, in una visione globale del pianeta.

E’ anche ora di capire che la scienza è al servizio dell’uomo e delle altre creature, perciò è essenziale investire in essa per essere preparati a future pandemie.

L’andamento della pandemia dipende dal nostro comportamento: questo deve essere un motivo di speranza!

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