venerdì, Marzo 29 2024

Devo ammetterlo: non mi sarei mai aspettata di imparare qualcosa
sull’educazione da un cartone animato. E invece, con mia grande sorpresa,
durante il periodo di isolamento causato dal Covid, è accaduto anche
questo.

Sto parlando di Bing, il cartone del momento, uno dei più in voga
ed amati nella fascia di età sotto ai sei anni. Bing è una serie animata
inglese prodotta dagli studi di Acamar Films, Brown Bag Films, Tandem Films
e Digitales Studios, creata da Ted Dewan e messa in onda per la prima volta
nel 2014 nel Regno Unito. In Italia è andata in onda per la prima volta su
Rai Yoyo nel 2018.

Se i problemi dei bambini sono presi sul serio

Il protagonista è un coniglietto in età prescolare, che si trova ad
affrontare la vita quotidiana tipica di un bambino: momenti di gioco, nuove
scoperte, ostacoli, difficoltà, paure, delusioni, liti con i compagni.

Le situazioni che Bing si trova a fronteggiare agli occhi di un adulto
possono sembrare di poco conto (come la perdita del suo peluche preferito o
la lotta per l’altalena), invece scandiscono e segnano la vita dei più
piccoli. E il modo in cui l’adulto fa da mediatore condiziona lo sviluppo
di un bambino.

In questo cartone, non solo gli avvenimenti sono assolutamente realistici e
vicini alle esperienze dei giovanissimi telespettatori (quale bimbo non ha
mai subito una prepotenza al parco giochi?), ma è interessante anche
l’atteggiamento propositivo di Flop, un animaletto di pezza che aiuta Bing
nelle sue piccole grandi avventure.

L’adulto come guida saggia

Chi ha un ruolo educativo (papà, mamma, nonno, insegnante, tutore, baby
sitter) può identificarsi in Flop, una figura che accompagna il
protagonista: aiutandolo a vincere le sue paure (come quando Bing non trova
il coraggio di scendere da uno scivolo troppo alto o prova imbarazzo a
dover cantare davanti a un pubblico), correggendolo e incoraggiandolo a
dire la verità o chiedere scusa (come quando Bing rompe un cellulare
facendolo cadere e poi lo getta nel cestino o come quando prende una
caramella senza pagarla).

Flop ha un temperamento calmo, è chiaro e fermo, ma non autoritario, non
spaventa Bing, né impone senza spiegare: avverte il piccolo dei pericoli,
lo consiglia con amore e gli fa notare i suoi errori, perché possa crescere
nel rispetto di sé stesso e del prossimo. Gli pone dei limiti ma, quando è
possibile, lo lascia sperimentare, perché capisca lui stesso che si sta
meglio quando si condivide quello che si ha, che si è più in pace quando si
è liberi dalle bugie, che si può sempre rimediare dopo essersi comportati
male.

Flop è molto presente, ma non opprimente: passa del tempo di qualità con
Bing, giocando con ciò che al piccolo piace, leggendogli storie, portandolo
al parco o nel bosco, ma favorisce anche la socialità con i coetanei o i
cuginetti, organizzando spesso momenti di incontro con Sula (una dolce
elefantina), Pando (un esuberante panda), Coco, Charlie (due simpatici
coniglietti).


Empatia e incoraggiamento: un binomio importante per educare

Molto interessante è il fatto che Flop condivide le tristezze di Bing. Non
è superiore né distratto: è empatico. Al contempo, però, lo aiuta a
guardare il lato positivo, pure nei momenti per lui più duri: come quando
gli fa notare che il pic-nic si può fare in casa, se fuori piove, o che il
trenino rotto somiglia, ora, a una navicella spaziale.

Flop insegna a Bing ad accettare che le cose non vadano sempre nella
direzione che vorremmo, che non si può cambiare tutto ciò che non ci piace,
che il passato non è modificabile, ma che si può apprezzare più quello che
si ha o si è avuto, invece che rimpiangere ciò che non c’è più, come quando
muore la piccola farfalla che Bing avrebbe voluto tenere con sé.

Se i bambini imparano attraverso il gioco

Questo cartone, nella sua semplicità, ci ricorda che si può essere buoni
educatori senza urlare e al tempo stesso senza cedere ai capricci; che si
può accompagnare nella crescita con responsabilità, sensibilità,
attenzione. Senza denigrare, facendo capire gli errori, ma evitando di
scoraggiare.

Va detto che non mancano polemiche legate al fatto che il cartone non
“spieghi” chi sia Flop e perché non compaiono i genitori di Bing. Tuttavia,
vi sono delle interpretazioni pedagogiche sul fatto che questo peluche
parlante diventi importante per l’educazione del piccolo: i bambini non
usano i giocattoli “solo per giocare”, perché essi sono strumenti di grande
valore nella scoperta del mondo. Non di rado gli psicologi usano dei
pupazzi per spiegare ai bambini cose difficili da capire. Non sembra un
caso, allora, che gli autori usino proprio un peluche per far passare dei
messaggi buoni a dei bambini davvero molto piccoli…

Ogni educatore è in continua formazione

Qualcuno dice che ci vorrebbe la patente per fare il genitore, qualcun
altro sostiene che il papà e la mamma sono i “mestieri” più difficili al
mondo. Eppure, non esistono corsi, non esistono scuole da frequentare prima
di avere un figlio.

Certo è, però, che ci si può “formare”, che si può affinare l’arte di educare.

Se si hanno dei bambini piccoli, può essere utile il confronto con coppie
più grandi ed esperte; ci si può rivolgere alle proprie famiglie di origine
o a persone esperte nell’ambito dell’educazione. Si possono seguire
incontri con psicologi o pedagogisti; leggere articoli, libri.

Eppure, è stato bello per me vedere che anche grazie a un cartone animato,
seguito dai bambini di molte nazioni, un genitore, un nonno, uno zio
possono riflettere e migliorare il loro approccio con il mondo
dell’infanzia.

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