giovedì, Aprile 18 2024

Oggi a fare politica e cultura spesso non sono uomini in giacca e cravatta.
Avete mai sentito parlare degli influencer? Sono cantanti,
attori, vip:

personaggi che dai loro palcoscenici e dai loro profili influenzano
masse

, sensibilizzano e “smuovono” in una precisa direzione l’opinione pubblica.

Le loro armi principali? I social Network.


Il loro pubblico prediletto? I giovani: uomini e donne di domani.
Persone in formazione.

Se in generale per lanciare un messaggio è più facile colpire alla pancia
che prendere la testa, va anche detto che più si è giovani più si è
emotivi, passionali e ci si lascia facilmente prendere dall’entusiasmo.

Negli ultimi tempi, in Occidente,

i politici hanno compreso che per fare propaganda occorre passare
attraverso gli artisti

: servirsi di volti, personaggi concreti, stimati e seguiti che facciano da
testimonial di battaglie culturali e/o ideologiche.

L’arte: veicolo di messaggi culturali

Se vuoi cambiare il mondo, devi entrare nel mondo dell’entertainment.
Sembra una novità, in realtà questo lo avevano già compreso anche civiltà
precristiane come gli antichi Greci.

Una delle questioni che sta entrando con forza nell’arte per entrare nella
vita reale è senza dubbio la teoria gender.

I film, le serie televisive, i romanzi sono mezzi senza dubbio efficaci,
messi al servizio di questa causa (pensiamo alla serie tv Modern Family, per prenderne una tra le tante).

Tuttavia,

se gli spettacoli hanno il grande potere di creare frames,
certi messaggi sono accolti ancora più volentieri se ad incarnarli e
trasmetterli sono persone concrete

, artisti amati dal pubblico che sposano la causa nella loro vita privata.


Oggi gli influencer sono quasi tutti impegnati a distruggere la
differenza tra uomo e donna e l’idea che il matrimonio e la
genitorialità si basino sull’unione complementare dei due

.

Gli esempi potrebbero essere molti. Ne farò alcuni che ho potuto vedere più
da vicino.



Le immagini e le prese di posizione dell’artista: un connubio
potente

Alcuni mesi fa ho conosciuto una ragazza liceale “innamorata” di un
cantautore britannico, Harry Styles, che ha esordito nel
mondo della musica nel 2010.

Dal palco diffonde messaggi di amore verso i poveri, si mostra sensibile
verso i bambini e prende posizione contro il bullismo.

Inoltre, si scaglia contro ciò che ritiene “stereotipi” sull’uomo e sulla
donna. Senza troppo parlare, su questo, preferisce “mostrare” ciò che
pensa. Come? Ad esempio,

cambiando lui stesso sembianze varie volte nei propri videoclip

. (Prima si veste da uomo, poi da donna, poi metà e metà, indossando
contemporaneamente camicia maschile e scarpe col tacco).

Il motivo addotto? Che bisogna ribellarsi alla “mascolinità tossica”, alla
violenza degli uomini “tutti muscoli e niente cervello”. Nel mondo delle
mille sfumature e del relativismo, sembra sfuggire che tra una mascolinità
tossica e il rifiuto assoluto della mascolinità vi è un universo: vi è, ad
esempio, una virilità sana.

Questa “sfumatura” nei suoi video, guardati da milioni di ragazzi, non è
affatto contemplata. E

il messaggio che passa è che l’uomo vada privato della sua mascolinità
diventando femminile

.


La libertà di espressione di un artista è pressoché illimitata

Altra cosa da notare se si parla di influencer è che la “licenza poetica”
sembra non avere limiti. Noto che

difficilmente l’opinione pubblica si schiera contro un artista per i
messaggi che propone.

I testi delle canzoni sembrano non meritare “analisi” o giudizio, perché in
nome della libertà di espressione si può cantare qualunque cosa (“tanto è
solo finzione”).

Accade spesso, allora, come già messo in luce sul nostro portale, che dei
cantanti con testi osceni – e politicamente scorretti – siano difesi nei
loro messaggi antisociali semplicemente perché sono artisti.

Risultato? Una profonda incoerenza, che genera confusione.


Un influencer non deve essere coerente ma persuasivo

Un influencer italiano, Fedez, ha preso posizione a favore di una legge (il
Ddl Zan) che servirebbe, a detta dei promotori, a contrastare l’omofobia.
Da un palco, in diretta nazionale, ha letto – col fine di denunciarle –
delle frasi omofobe pronunciate da esponenti politici di destra, scatenando
lo sdegno nell’opinione pubblica. Il paradosso, però, è che proprio lui
vanta un repertorio di canzoni contenenti frasi omofobe.

“Tu non sai cosa sia l’analisi del testo?”, “Le canzoni hanno questo
linguaggio duro, ma non voleva offendere nessuno”, “Il genere trap è crudo,
ma Fedez è una persona sensibile verso questi diritti”. Sono solo alcune
delle frasi che mi sono state rivolte, quando ho fatto notare l’incoerenza
del cantante a chi riportava la notizia del “coraggioso intervento” durante
il concerto.


Aiutiamo i ragazzi a decodificare i messaggi che ricevono

Ai genitori, agli educatori, agli insegnanti che mi leggono, vorrei dire
questo:

l’arte è una sorta di mondo parallelo per i vostri ragazzi e gli
artisti diventano guide spirituali, modelli educativi, idoli

. I messaggi più deleteri, oggi, passano per delle note musicali o negli
schermi di un cinema.

Se volete bene ai vostri ragazzi, vi invito a spendere tempo a

ragionare e meditare con loro sui testi che ascoltano, sui film che
vedono

. Impiegate energie nell’aiutarli a decodificare i messaggi. Aiutateli a
comprendere che una cattiveria resta tale anche se messa in rima.
Aiutateli a ragionare con la loro testa e a capire il valore della coerenza.

Mostrate i pericoli di seguire un personaggio senza porsi domande

e senza avere un proprio pensiero critico.

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