giovedì, Aprile 18 2024

Il 4 ottobre dello scorso anno, i social network Facebook, Instagram e Whatsapp hanno smesso di
funzionare per più di 6 ore. Il down ha interessato miliardi di
utenti di tutto il mondo, che sono stati offline per gran parte della
giornata. E’ stato il blackout più lungo nella storia della
comunicazione.

Va notato che Whatsapp ha attualmente 2 miliardi di utenti attivi, Facebook
2700 milioni e Instagram 1220 milioni. Questi dati sono essenziali per
comprendere la portata dell’evento.

Lo scenario è stato vissuto come l’apocalisse cibernetica: mentre
alcuni, in stato di iperventilazione, cercavano di aggiornare il proprio
telefono senza successo, pensando che fosse un problema personale, altri
cercavano su Google informazioni per sapere cosa stesse succedendo.

La nostra dipendenza dalla tecnologia è venuta alla luce

La presa della tecnologia su di noi è diventata evidente – quella
dipendenza di cui psicologi esperti parlano da tempo – perché con il
passare dei minuti l’ansia e il nervosismo aumentavano, chiari sintomi di
dipendenza digitale.

Forse vale la pena ricordare, per chi se lo fosse perso o dimenticato, che
l’evento più comico della giornata è stato quando sia Whatsapp che
Facebook, entrambi di proprietà di Mark Zuckerberg, hanno annunciato via
Twitter – la concorrenza– il problema che stava interessando tutto il
pianeta.

Documentandomi per elaborare questo articolo, sono rimasta sorpresa dal
fatto che la soluzione proposta su internet durante la caduta delle aziende
di Zuckerberg fosse quella di continuare nel mondo online, facendo uso di
altre piattaforme come Twitter, Telegram o Gmail.

La questione era riempire sì o sì quel “tempo morto” che si andava
generando con il passare dei minuti.

Avevamo due opzioni: aspettare con ansia che tutto tornasse alla normalità
o aprire la vasta gamma di possibilità analogiche e che molte volte, a
causa della tecnologia, non realizziamo.

Le reti caddero, ma non era la fine del mondo

Quel giorno di ottobre c’è stato molto fermento tra gli influencer, ed è
ovvio: il loro lavoro si svolge grazie ad Instagram. Tuttavia, voglio
immaginare che ci siano stati alcuni di loro che hanno scelto di rimanere
calmi e rendersi conto che, a parte la necessità di caricare contenuti di
qualità, è più importante connettersi con le persone che li circondano
“faccia a faccia”, lontani, per un po’, dalla possibile vanità che può
generare tanta auto-contemplazione.

Voglio pensare che molti adolescenti che si trovavano isolati nella loro
stanza navigando in rete, quel giorno hanno deciso di uscire e confrontarsi
faccia a faccia con la loro realtà, che può essere interessante come la
vita online, facendo una chiacchierata edificante con i loro genitori,
studiando o praticando un po’ di sport.

Anche quella mamma di famiglia che, quando arriva il pomeriggio, è
consumata dalle centinaia di messaggi che riceve tramite Whatsapp, quel
giorno magari ha deciso di giocare tranquillamente con i suoi figli
sdraiati sul pavimento.

O quell’amico che comunica solo tramite audio, a cui i suoi colleghi si
sono abituati a premere il pulsante x2 perché non hanno nemmeno il tempo di
ascoltarlo, ma nel giorno del crollo ha deciso di armarsi di coraggio e
affrontare una chiamata vera.

O forse è successo a te come a me, che di solito nella mia routine notturna
sono abituata a recuperare messaggi, stories e aggiornamenti
accumulati in tutto il giorno, di riuscire ad andare a letto presto… Ho
anche letto un libro che avevo abbandonato da un po’, e di conseguenza ho
dormito di più e mi sono svegliata fresca come una rosa il giorno dopo.

Penso che sia stata una grande lezione per tutti.

Ci siamo trovati davanti ad un termometro che ci ha permesso di
valutare il nostro grado di dipendenza

con la tecnologia: forse vale la pena che ognuno di noi faccia un esercizio
di introspezione e agisca di conseguenza.

Quando siamo immersi nella tecnologia subiamo una vera e propria
disconnessione con la realtà e continuiamo a vivere una vita parallela che
ci assorbe completamente. D’altra parte, quando ci riconnettiamo con la
realtà, la nostra vita si calma e si placa.

E allora vi lascio con questo quesito: se si dovesse ripetere questo
blackout totale, come investireste il vostro tempo? Mi aspetto risposte
coraggiose!

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