martedì, Dicembre 10 2024

Dell’anno 2020 si parlerà molto sui libri di storia. E rimarrà nella memoria di tutti noi che lo abbiamo vissuto. L’anno dell’emergenza, quella del c.d. Covid-19 o Coronavirus, è l’anno che ha rivoluzionato il modo e lo stile di vita di un mondo intero; l’anno che ci ha visto costretti a rimanere chiusi in casa; ad uscire solo per situazioni di necessità; che ha portato via alcuni dei nostri cari oppure ci ha allontanato da loro e che ci ha provato sulla sanità, sull’economia, sul lavoro e nei rapporti interpersonali.

Nei discorsi motivazionali, si è soliti, parlare del concetto rappresentato dall’ideogramma giapponese, del Wēijī. Seppur sia ritenuta da alcuni una fallacia, il pensiero del Wēijī si sposa perfettamente al suddetto periodo storico che potremmo di finire “di crisi” e dal quale potremmo comunque cogliere delle “opportunità”. Vediamo insieme se anche nel caso del Coronavirus è possibile cogliere un’opportunità, un momento di crescita e di miglioramento collettivo.


Solidarietà digitale: quando la tecnologia ci aiuta a vivere meglio ai tempi del coronavirus

Il Coronavirus ha riportato in auge la potenzialità dell’innovazione tecnologica e digitale. In questi giorni di pandemia le nuove tecnologie sono state provvidenziali nell’aiutare ad affrontare questa difficile situazione e nell’attutire l’impatto psicologico di isolamento che il Covid-19 avrebbe comportato a tutte quelle persone che prima del lockdown erano abituate a vivere con un diverso stile di vita e di relazioni. In merito possiamo presentare qualche esempio:

  • l’importanza dell’intelligenza artificiale:
    l’impropriamente chiamata Artificial Intelligence, vale a dire il trattamento computerizzato di big data, si è dimostrata un’arma in più nella ricerca e nella costante lotta contro il coronavirus. Ogni giorno, i centri di ricerca di tutto il mondo se ne avvalgono nella scoperta di un possibile vaccino contro la malattia apportando contributi degni di nota, così come è stato riportato da un articolo del Toward Data Science.
  • l’abbattimento delle distanze:
    il Covid-19 ha costretto molte famiglie, affetti e persone a rimanere distanti fisicamente per salvaguardare la sicurezza e, soprattutto, la salute di tutti da un possibile, alcune volte fatale, contagio. I nuovi mezzi di comunicazione hanno contribuito ad abbattere lo spazio interpersonale avvicinando le persone tramite videochat, video call o videochiamate e aiutando molte persone a sentirsi meno sole nel periodo del lockdown.

  • la rivincita dello smart working:
    come viene affermato in un recente articolo del giornale economico Il Sole 24 ore

    “Con l’emergenza Covid-19 per la prima volta lo smart working  diventato all’improvviso una necessità e una priorità per tutelare la salute delle persone, il lavoro e i servizi. Dall’oggi al domani aziende e Pubbliche amministrazioni sono state chiamate a realizzare questa trasformazione, quando, solo fino a qualche settimana prima, il lavoro agile era parte di un processo più ampio di digitalizzazione del lavoro che procedeva a passo non così spedito”.

    Il concetto di telelavoro è entrato a far parte della cultura e del vocabolario delle imprese internazionali da più di quattro anni ormai. Nonostante ciò, con il trascorrere del tempo, questo istituto è stato poco considerato o applicato dalle aziende in questi ultimi anni, almeno sino ad oggi. In un interessante articolo, il Level OfficeLandscape analizza i numeri in percentuale delle aziende di una nazione con una difficile situazione lavorativa, l’Italia, mostrando delle percentuali veramente basse in merito alle iniziative intraprese da queste ultime nell’ultimo anno, un po’ deludenti se teniamo conto della statistica pubblicata nel 2017 da Great Place To Work che riporta l’Italia tra le ultime di Europa a confronto di altre città Europee o degli USA con un trend superiore al 37% e in continua crescita negli ultimi tre anni. Quali sono i motivi ostativi allo smart working? Ignoranza? Errata organizzazione? Mania del controllo? Paura? Qualunque sia la risposta, ad un certo punto, con l’avvento del Coronavirus, l’istituto dello smart working, meglio definito come telelavoro, è stato l’ancora di salvezza per molte aziende e molti lavoratori che sono riuscite a mantenersi a galla in un mercato economico instabile e in crisi e contestualmente alla non perdita per la risorsa del proprio posto di lavoro.
  • Ecommerce ed ebanking:
    la possibilità di acquistare ed eseguire tutte le operazioni di banca dal proprio laptop o smartphone ha di certo aiutato le persone a non creare assembramenti nei negozi, in posta, in banca o altro istituto di credito o esercizio per acquisto di beni essenziali e non. Una sorpresa e grande importanza hanno acquisito in questo periodo le consegne a domicilio e la spesa online che hanno aiutato le persone a diminuire anche gli spostamenti essenziali dalle proprie abitazioni senza rinunciare ad avere il frigo pieno o gustare un buon manicaretto preparato da un buon negozio di ristorazione.

Verso il post-Covid

“Chissà come sarà il mondo post coronavirus”. E’ uno dei pensieri che affligge un po’ tutti in questo periodo. E’ un’incognita che tra poco tempo saremo costretti a dover affrontare ma verso cui già qualcuno ha azzardato delle ipotesi. Tra i tanti articoli o materiali multimediali che possiamo trovare in rete e che discutono di ciò che avverrà, particolare e l’analisi posta in essere da eMarketer e che ipotizza un mondo che è andato avanti, completamente stravolto da ciò che ci ricordiamo; una situazione di crisi che potremmo definire buia ma con uno spiraglio di luce che sarà aperto proprio dall’uso della tecnologia. Il mondo post covid sarà un mondo completamente digitale dove inizialmente si manterranno le distanze dalle persone che verranno riunite dal mondo digitale. Secondo la ricerca eMarketer possiamo definire due macro categorie di ripartenza che vengono definite “Telehealt” e “Teleconferencing”. La prima categoria si riferisce al mondo sanitario che vede il luogo fisico dell’ospedale e il rapporto tra dottore e paziente, ove è possibile, digitalizzato e che mette in connessione gli ospedali della nazione. Il secondo, invece, è riferito al mondo lavorativo che sarà completamente rivoluzionato. Il lavoro agile sarà il primo a prendere piede nelle innovazione e si prevede un incremento di strategie di trasformazione digitale all’interno delle aziende che creeranno e applicheranno progetti e strategie di telelavoro in tutte quelle aree di azienda dove ciò è possibile.

«Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma», è con questa frase che, in fisica, Antoine-Laurent de Lavoisier ha coniato la c.d. legge della conservazione della materia nelle rezioni chimiche, e che dei precedenti filosofici in Aristotele e Democrito, ed è questa la frase che, sicuramente, sintetizza l’anno 2020. Il coronavirus ha sicuramente aperto una ferita globale e come ogni ferita ci vorrà del tempo affinchè questa si rimargini. Il mondo cambierà, noi cambieremo e per questo saremo chiamati a trasformare e trasformarsi per prepararci e creare, insieme, quello che sarà il presente e il futuro della nostra società.

Previous

La disinformazione ai tempi del coronavirus. I sei giorni fatali, secondo Associated Press

Next

QUARTER LIFE CRISIS: La “crisi di mezza età” arriva a 25 anni

Check Also