lunedì, Aprile 29 2024

Tra valanghe di email, messaggi whatsapp, scrolling forsennato e notifiche di tutti i tipi, la nostra concentrazione quotidiana è messa a dura prova. Siamo continuamente distratti e messi sotto stress dai nostri dispositivi tecnologici. Prima di perdere il controllo definitivo, è forse bene staccare un attimo la spina da tutti questi input digitali, fare un bel respiro e….recuperare un pò di quell’equilibrio che abbiamo perso.

Questa soluzione è la pratica del digital detox, ossia quel processo di disintossicazione e allontanamento consapevole e volontario dal mondo digitale.

Se le 5 regole per vivere felici e sereni lontani da smarthone e tablet che vi avevamo suggerito in passato non vi sono bastate, ecco allora 3 nuovi suggerimenti di …applicazioni (sic) che possono aiutarvi a staccarsi progressivamente da un eccesso di virtuale, per riappropriarsi della propria realtà. Sembra quasi un paradosso e forse lo è: uscire dalla tecnologia con l’aiuto della tecnologia. In realtà, gioco di parole a parte, spesso può essere una soluzione efficace, soprattutto perché in molti casi la semplice forza di volontà non basta e imporsi da soli di staccare la spina potrebbe a volte non essere sufficiente. D’altronde, non si smette di fumare da un giorno all’altro, ma gradualmente, diminuendo ad esempio il numero delle sigarette giornaliere. Ecco allora che serve un aiuto esterno, un metodo, una strategia. Abbiamo cercato e provato per voi 3 app che possono aiutarci, insieme alla nostra forza di volontà, a fare digital detox. Vediamole insieme.

Flipd

E’ una app che ci aiuta a raggiungere un equilibrio nell’utilizzo del nostro tempo online. Nella modalità Light Lock si stimola il nostro autocontrollo. Si avvia il timer e l’applicazione terrà conto del tempo in cui si è offline in maniera consapevole. Nella modalità Full Lock invece, le applicazioni selezionate vengono bloccate per un certo periodo di tempo rendendo quindi impossibile il loro utilizzo.

Flipd ha inoltre molte funzioni aggiuntive come un promemoria per ricordarci di stare disconnessi, una comunità per incoraggiare gli utenti nel loro percorso di disintossicazione, un “centro benessere” con sessioni di meditazione, respirazione e suoni rilassanti. È disponibile sia per Android sia per iOS.

Offtime

Questa app consente di monitorare l’utilizzo del proprio smartphone per evitare la dipendenza dalle applicazioni che portano più distrazioni e che quindi sono le più pericolose. Offtime presenta tre menu: MyDay, che ti mostra una panoramica di tutte le attività svolte durante la giornata; MyHighlights, dove trovi il tuo punteggio personale basato sull’utilizzo (equilibrato o meno) che fai del tuo smartphone; e TakeOfftime (“prenditi del tempo off-line”), che ti permette di creare un profilo e stabilire l’utilizzo che vuoi fare della app. In pratica, questa app ci aiuta a capire le nostre abitudini e dipendenze tecnologiche, scoprendo quanta concentrazione e produttività ci rubano le appplicazioni e i nostri contatti personali. Offime ci mette di fronte ad un dato di fatto: lo spreco che facciamo del nostro tempo utilizzando i nostri smartphone. L’intento di “risvegliare le coscienze” con questo monito a fare un uso migliore del proprio tempo è sicuramente apprezzabile.

Checky

Quante volte al giorno prendiamo in mano e controlliamo il nostro cellulare? Secondo la regista premio Oscar Eva Orner ben 150 volte, come ben documenta nel suo lavoro di qualche anno fa “iGen”. Un’enormità, ma la cosa peggiore e che non ce ne rendiamo neanche conto.

Ecco allora in soccorso l’app Checky, una sorta di contatore, che mostra agli utenti il numero di volte al giorno in cui controlliamo il nostro smartphone. La filosofia di Checky è molto semplice: mostrare alle persone quante volte prendono in mano il telefono li costringe a diventare consapevoli del loro utilizzo. Come dire, la presa di coscienza, è il primo passo verso il cambiamento.

Previous

Teen Usage of New and Old Media: Formation & Family

Next

Alcuni consigli per parlare di aborto senza essere “linciati” nel dibattito pubblico

Check Also