giovedì, Marzo 28 2024

È diventata consuetudine, ormai, negare qualsiasi differenza – biologica o
antropologica – tra l’uomo e la donna. E questo si verifica paradossalmente
proprio in una cultura dove le persone dalla “mentalità aperta” affermano
che essere diversi implica “ricchezza”, “occasione di incontro e
confronto”, “opportunità di scambio e di crescita”.

E allora perchè negare le differenze tra uomo e donna?

Ciò che si teme è che riconoscere una “diversità naturale” implichi
affermare che uno dei due conti di più o di meno dell’altro o attribuire
ruoli “troppo rigidi” all’interno della società, standardizzati,
“stereotipati”. Si tende ad affermare che uomo e donna siano “uguali” in
quanto meritano lo stesso rispetto.

Sul rispetto dovuto ad ogni persona, chiunque abbia buonsenso dovrebbe
essere d’accordo. Tuttavia, è riduttivo eliminare la differenza, per paura
di non saperla valorizzare.

La diversità non implica discriminazione

La professoressa Marta Brancatisano, docente di antropologia duale presso
la facoltà di comunicazione della Pontificia Università della Santa Croce,
sottolinea nei suoi corsi e nei suoi libri come la diversità tra uomo e
donna non implichi una differenza in termini di “dignità”: essendo entrambi
esseri umani, l’uomo e la donna hanno la medesima, inviolabile dignità; la
medesima intelligenza “umana”, la stessa vocazione all’amore, al dono di
sé.

La diversità, spiega la docente nel libro Uomo e donna. Considerazioni di antropologia duale (Edusc, 2015,
18 euro) sussiste in una differente “postura esistenziale”, data dal fatto
– evidente senza bisogno di dimostrazioni – che “l’uomo porta la vita al di
fuori di sé”, “la donna la accoglie dentro”.

Sono “strutturalmente” diversi: ciò comporta un diverso approccio al reale,
uno sguardo differente verso le cose del mondo, verso sé stessi e l’altro
(sebbene la natura sia, poi, indubbiamente condizionata dall’ambiente, dal
contesto in cui si vive).

Ammettere delle differenze non significa assegnare dei ruoli in modo
“rigido”: l’uomo fa l’ingegnere, la donna cucina (ci sono ottimi chef e
donne laureate in ingegneria). Non si sta parlando di avere più o meno
qualità, ma solo di esprimerle, manifestarle, viverle in modo “maschile” o
“femminile”.



Perché riconoscere che uomo e donna hanno due modi differenti di
porsi?

Qualcuno potrebbe pensare che, anche ammesso che esistano delle differenze,
non abbia importanza riconoscere quali esse siano. Ebbene, una risposta ce
la dà John Gray, autore del classico Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere (Tradotti in
italiano con Rizzoli, 2008).

Per il saggista statunitense si tratta di un punto di snodo fondamentale
perché i due possano armonizzarsi, conoscersi più a fondo, invece di farsi
la guerra a forza di incomprensioni.

Riconoscere le differenze tra uomini e donne (soprattutto nel modo di
comunicare!) non significa etichettare, discriminare, togliere qualcosa
all’emancipazione dell’uno o dell’altro sesso, ma favorire una maggiore
comprensione e coesione tra i due sessi.


Riconoscere la diversità è di aiuto alla relazione

Gray arriva ad affermare:

“Non solo i due sessi comunicano in modo diverso, ma pensano, sentono,
percepiscono, reagiscono, amano, provano bisogno e giudicano secondo
differenti modalità. Sembra quasi che provengano da pianeti diversi,
perché parlano lingue diverse e diverse sono le loro necessità.
L’accresciuta comprensione di queste diversità vi aiuterà a risolvere
buona parte delle frustrazioni che scaturiscono dalla convivenza con un
membro dell’altro sesso e dal cercare di capirlo. Non è difficile
dissipare o evitare gli equivoci e correggere le aspettative sbagliate.
Ricordando che il vostro partner è diverso da voi come lo sarebbe un
alieno, potrete rilassarvi e allearvi con le differenze invece di
opporvi a esse o cercare di annullarle”.

Pretendere di essere “uguali”, pretendere, cioè, che l’altro si comporti
come noi, è causa di grandi sofferenze. L’autore offre, quindi, dei
consigli per avvicinarsi al mondo dell’altro sesso.

Alcune differenze

Nei diversi capitoli, l’autore del libro stila le principali differenze che riscontra: ad esempio, dice,
uomo e donna si arrabbiano per motivi diversi, hanno priorità diverse,
parlano e smettono di parlare per motivi diversi. Se gli uomini “offrono
soluzioni e invalidano i sentimenti”, le donne “offrono consigli non
richiesti”. Mentre i marziani (gli uomini) tendono a rimuginare da soli su
ciò che li preoccupa, le venusiane (donne) avvertono l’innata necessità di
parlare dei loro problemi. La donna è portata a “parlare subito” di ciò che
la turba, dei problemi. L’uomo ha bisogno di sbollire, ragionare un po’ da
solo.

L’idea che si ha, leggendo il testo di Gray, è che occorra quasi una sorta
di

dizionario, che traduca simultaneamente i diversi comportamenti, le
diverse necessità, i differenti modi di affrontare la vita

– e in particolare la relazione – dell’uomo e della donna.

Lui parla di “relazione di coppia”, ma sono molti i contesti in cui uomini
e donne si trovano a dialogare e collaborare.

Chiunque, a nostro avviso, dovrebbe armarsi di un buon dizionario, che
traduca dal marziano al venusiano: forse non diventeremo mai dei
“madrelingua” (restiamo pur sempre marziani o venusiane), ma avremo quanto
meno i vocaboli e le conoscenze grammaticali sufficienti per entrare in
contatto con l’altro.

Il primo passo per cominciare a “studiare” la lingua dell’altro? Dircelo
senza paura: siamo simili ma anche meravigliosamente diversi!

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