venerdì, Marzo 29 2024

Chi di noi ormai può fare a meno di Google? Si tratta del motore di ricerca più utilizzato al mondo
il cui dominio fu registrato il 15 settembre del 1997. E’ un servizio che
si occupa di indicizzare e catalogare tutti gli elementi presenti su
Internet, come foto, video, documenti, email, news, maps, traduzioni…

Ogni qualvolta usiamo Google, trasferiamo un’ingente mole di informazioni
ai server della grande compagnia californiana; informazioni che la stessa
utilizza per studiare le nostre abitudini e, a suo dire, per offrirci un
servizio migliore. E’ il concetto della cosiddetta profilazione che abbiamo
già affrontato nell’articolo:

Come ci spiano su Internet? 5 consigli per proteggere i nostri dati sul
web

.

Quali sono i dati che vengono raccolti da Google?

Ogni volta che Google ci richiede dei dati, siamo soliti
condividerli senza porci troppe domande. Nella sezione privacy
di Google, sono elencati la tipologia di dati che vengono raccolti
suddivisi per categoria:

“Contenuti creati da te o che ci fornisci”: sono quei
dati che vengono inseriti, solitamente, per la creazione degli account, ad
esempio il nome utente, la password, il numero di telefono e, se si vuole
condividere, un metodo di pagamento. Google, inoltre, raccoglie i contenuti
che creiamo, carichiamo o riceviamo da altri quando utilizziamo i loro
servizi. Un esempio? Le email che scriviamo e riceviamo, le foto e i video
che salviamo o condividiamo, i documenti e i fogli di lavoro che elaboriamo
oppure i commenti che lasciamo sui video di YouTube etc.;

“Dati che raccogliamo quando usi i nostri servizi”: ad
esempio il tipo di browser che stai utilizzando, informazioni sul tuo
dispositivo (se è android o apple, le tue impostazione, quale è il tuo
operatore etc.), il tuo indirizzo IP, cioè il tuo protocollo di rete su cui
si basa il funzionamento di internet, quali app scarichi ed installi dal
Play Store;

“Le tue attività”: ad esempio i termini che cerchiamo, i
video che guardiamo, gli annunci che clicchiamo, le informazioni trasferite
per mezzo delle funzionalità audio e vocali del nostro dispositivo, gli
acquisti, informazioni sui contatti con le quali comunichiamo o
condividiamo contenuti, le azioni che facciamo nella giornata, i siti che
visualizziamo e, probabilmente, le informazioni presenti sui file di log
(un registro all’interno del nostro dispositivo che contiene al suo interno
informazioni);

“Informazioni sulla tua posizione”: sono le informazioni
che condividiamo utilizzando il GPS, l’indirizzo IP ed i sensori
(dispositivi in diretta interazione con il sistema utilizzato).

Quanto elencato è solo una parte dei dati che giornalmente trasferiamo ai database (archivio elettronico dei dati) di Google, i cui servizi
hanno anche la finalità di indicizzare informazioni su di noi che non
derivano direttamente da nostre azioni. Tutto ciò che terzi scrivono su di
noi è registrato nella gigantesca memoria del colosso del web.

C’è da aggiungere che Google lavora in collaborazione con loro
clienti e partner ed inserzionisti per, riportando le stesse parole,
“offrire servizi di ricerca e pubblicità per loro conto”.

Google: nulla è gratis, tutto ha un prezzo

Google offre tanti servizi utili, ma tutto ha un prezzo! Cosa muove tanta
generosità? Quante volte avete lasciato i vostri dati personali
iscrivendovi a qualche servizio o scaricando una applicazione, pensando tra
di voi “Tanto è gratis”?

Il vero business model di Google, siamo noi con i nostri dati

, le tracce che lasciamo quando navighiamo, consumiamo, visualizziamo o
clicchiamo inserzioni. Senza questi dati verrebbe meno tutto il modello
economico di Google. Ma non è questo il punto. Io posso
scegliere consapevolmente di lasciare i miei dati a qualcuno, proprio come
faccio con i miei risparmi e gli oggetti di valore. Scelgo io se tenere i
soldi sotto il materasso in casa oppure depositare tutto in banca. Il punto è un altro: siamo ignoranti, perché ancora non
abbiamo capito quanto valore abbiano davvero i nostri dati.

Google,
come Facebook e altri colossi del web lavorano in collaborazione con loro
clienti e partner ed inserzionisti per, riportando le stesse parole,
“offrire servizi di ricerca e pubblicità per loro conto”.

E quindi forse, alla fine,
ci meritiamo la mail di spam, ci meritiamo le telefonate continue dei call
center o il furto di identità. Perché se non sappiamo quanto valgono per
noi i nostri dati allora non li tuteleremo mai.

Gestione della privacy

Ma esiste la possibilità di decidere quali informazioni cedere o meno a
Google? Esiste all’interno delle opzioni di Google quella che definirei
come una console, un’apparecchiatura che consente di controllare,
correggere e comandare un qualcosa, chiamata

Controllo privacy

, che offre l’opportunità di esaminare e modificare importanti impostazioni
sulla nostra privacy.

Essa è suddivisa in:



Gestione attività

:
dove possiamo gestire le nostre informazioni in merito ad attività web ed
app, cronologia delle posizioni, informazioni del nostro dispositivo,
attività vocale ed audio, cronologie delle ricerche di Youtube e cronologie
visualizzazioni di Youtube;



Impostazioni annunci

: gestione della preferenza sugli annunci, di cui abbiamo già accennato,
che ci vengono proposti;



Informazioni personali

: dove si può decidere quali informazioni personali si vogliono rendere o
meno visibili e, dunque, pubblici;



Consigli condivisi

:
in questa sezione si ha la possibilità di decidere se far visualizzare o
meno il tuo nome accanto alle tue attività;



Informazioni condivise dall’utente

:
da questa impostazione si possono gestire le informazioni che condividiamo
sul social network di google, il famoso google+. Questa sezione verrà a
breve eliminata dato che la stessa Google ha confermato la chiusura della
piattaforma.

L’unica difesa è l’equilibrio e il buon senso

Siamo sinceri, i servizi di Google sono necessari, ormai, per qualsiasi
nostra necessità che vada dalla vita personale a quella professionale. Ma
forse il prezzo da pagare inizia ad essere salato. Non possiamo svendere a
Google la nostra vita personale in cambio di alcuni servizi al punto tale
da farci sentire come i protagonisti di un Grande Fratello o di un Truman
Show.

Che fare? Non si può certo eliminare la tecnologia dalla nostra vita.
Quello che possiamo fare però è decidere con parsimonia quali dati
personali fornire o meno, iniziando a dare un valore a tutto quello che
riguarda la nostra vita privata, dal numero di cellulare, all’indirizzo di
casa alle foto delle vacanze. Forse Google ci rimarrà un po’ male, ma la
nostra vita sarà più nelle nostre mani.

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