venerdì, Ottobre 4 2024

È saggio mettere la televisione o i dispositivi per videogame nella stanza
dei bambini?

Cosa dicono gli esperti?

Facendo anche solo una breve indagine, si trovano più pareri contrari che
favorevoli e i motivi sono svariati… Andiamo a vedere quali sono.


Perché sarebbe meglio evitare la tv nella cameretta?

Secondo uno studio condotto dalla Iowa State University e guidato dallo
psicologo Douglas Gentile, specialista che si occupa da molto tempo di
queste analisi sui più piccoli.

La ricerca in America è andata avanti da sei mesi a due anni ed è
pubblicata su un numero della rivista Developmental Psychology.

Guardando i risultati di questa ricerca, sembrerebbe che non sia lo stesso
se la tv si trova in soggiorno o in camera da letto.

Prima di tutto, la facilità di accesso all’apparecchio
indurrebbe a guardarla di più: come conseguenza i bambini dormirebbero, leggerebbero, giocherebbero meno.

La tentazione di accendere la tv invece di dedicarsi ad altro diventa molto
più forte se essa è “sempre a portata di mano” e sfugge dal controllo dei genitori.

Ci sono poi maggiori rischi di obesità, sonno disturbato, minor resa scolastica.

Inoltre, aumenta il pericolo di dipendenza dallo schermo,
specie per i videogame.



Il libero accesso alla tv: se il figlio non sa gestire questa
responsabilità

I bambini e ragazzini che hanno la tv e altri media nella loro cameretta
sono più “autonomi” nella gestione dei programmi da vedere e secondo lo
studio, lasciati soli in questa decisione, guarderebbero programmi più
violenti, e lo stesso accadrebbe con i videogame. Diventando a loro volta
più aggressivi.

«Mettere la tv nella stanza dei bambini vuol dire concedere loro accesso
libero 24 su 24 e in certo modo privatizzarla, di modo che i genitori
controllano meno quanto e come la usano i figli», fa presente il professor
Douglas Gentile.

Da vari studi comparati, si vede che concedendo questa autonomia,

nel tempo aumenta il numero di ore che i bambini passano davanti a uno
schermo, fino a 60 ore la settimana.



Disturbi dell’apprendimento e maggior apporto calorico: due
“effetti collaterali” della tv

I dati italiani non si discostano molto da quelli americani.

In Italia, il 44 per cento dei bambini di 8 anni ha la tv in camera, quasi
la metà di loro insomma. E la media di ore passate davanti uno schermo è
maggiore a 3.

Stando ad OKkio alla salute, progetto dell’Istituto
superiore di Sanità, anche in Italia la prevalenza di sovrappeso e obesità
infantile sta assumendo dimensioni preoccupanti e questo problema viene in
qualche modo collegato alla diffusione di comportamenti alimentari errati e
di stili di vita sedentari: fra questi comportamenti, viene riportato in
letteratura proprio il tempo trascorso davanti alla televisione.

I bambini che guardano per molte ore la TV, presentano un rischio maggiore
di eccesso ponderale e, inoltre, possono sviluppare disturbi dell’apprendimento e della concentrazione.

Se la tv favorisce uno stile di vita sedentario, l’obesità
viene collegata anche ad un altro fenomeno: il periodo di inattività fisica di fronte allo schermo televisivo
porterebbe a un aumento nell’apporto calorico che interviene durante questi
momenti di inattività:

i bambini sono più portati a mangiare quando guardano la tv, perché non
operativi in qualcosa.

Per ciò che riguarda i fattori di rischio comportamentali, l’eccesso di
visione della televisione è anche in questo caso associato con la presenza
dell’apparecchio televisivo in camera del bambino.


Limitare il tempo davanti alla tv, in camera e non solo

Cattiva maestra televisione
aveva intitolato un suo saggio del 1994 il filosofo Karl Popper. Possiamo
concordare con lui se non sappiamo mettere limiti al suo utilizzo.

Oltre all’importanza di selezionare bene i programmi cui prestare
attenzione, recenti esperienze dimostrano anche che limitare i tempi di
esposizione dei bambini alla TV favorisce la riduzione del loro indice di
massa corporea e che questo si correla al diminuito apporto di calorie;
sperimentazioni condotte negli Stati Uniti evidenziano che

coinvolgendo attivamente le famiglie è possibile limitare alle due ore
raccomandate il tempo trascorso dai propri figli a guardare la
televisione.

La tv dovrebbe essere un’attività tra le altre, non la principale della giornata
.

Sarebbe bello considerare la tv come un’attività da svolgere insieme. Guardare un film o un
programma in famiglia, in salotto, magari commentarlo, può unirci; al
contrario, trovarsi da soli, in una stanza, ciascuno con la propria tv, può
diventare motivo di disunione.

Ad ogni modo, se per un motivo veramente attendibile, occorre avere la tv
in camera -per esempio un figlio malato cronico- è bene essere sempre
padroni del tempo, essere vigili su cosa guardano i figli e capire quando
gli apparecchi creano distanza o generano alcuni dei disagi sopraelencati.
Nell’equilibrio e nella misura spesso si trova la soluzione a molti
problemi.

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